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Con “Enigma Poste “, i piccoli e grandi risparmiatori in possesso di azioni del colosso postale, indicano le incertezze e il cono d’ombra nel quale è caduto Poste Italiane, da quando, defenestrato Francesco Caio dal governo Renzi, è sopraggiunto - nell’Aprile c.a. - il dott. Matteo del Fante, reduce da Terna. La mancata riconferma dell’AD, sebbene auspicata dal mercato per gli importanti progetti in fase di attuazione ,fu dovuta al diniego di Caio di impegnarsi pesantemente in MPS, e al mancato rilancio per conquistare Pioneer sottraendola ai francesi di Amundi. Come è andata per MPS tutti lo sanno, anche se a quel tempo, l’ex presidente del consiglio affermava pubblicamente che la banca era un ottimo affare per l’acquirente . Per Pioneer, l’impegno delle poste, doveva essere all’incirca di 4 miliardi di euro cash, e non era poco. Caio espose un progetto molto apprezzato dal mercato, ovvero la creazione di un grande polo italiano di asset management raggruppando Anima Holding-Banca Aletti-Poste Vita etc . col supporto di Poste e Cassa Depositi e Prestiti. C’era una prateria da percorrere, e tutti hanno inizialmete creduto che il nuovo AD non avesse nulla in contrario, anche perchè il progetto era in corso e degli impegni assunti. Tutti credevano che un piano industriale non si sarebbe fatto attendere e che alcune linee guida sarebbero state indicate come di prassi in questi casi. Il nuovo AD ci informò che il piano sarebbe stato pronto per il prossimo anno, e nelle rare interviste comunicò il suo interesse per i pacchi, il molto tempo che gli occorreva per “sistemare le prime linee”, e che per l’asset management c’erano dei problemi, ovvero le varie realtà “avevano pesi diversi”,considerazione quest’ultima da primo premio al festival dell’ovvio. Anche per la società che si occupa dei pagamenti e nella quale Poste ha una partecipazione non sa se : a) incrementare la partecipazione b) fonderla in poste dopo l’incremento c) incrementare senza fonderla d)lasciarla così com’e. Gli investitori sono in leggero stato confusionale anche se alcuni passi sono stati fatti : 1)le famose prime linee sono state infittite di molti dirigenti esterni strappati alla concorrenz 2)sono stati assunti 250 promotori con funzioni non ben identificate ( i dipendenti sono circa 140.000- della serie più siamo meglio stiamo-) 3) è stato firmato il contratto per il 2016-18 e secondo gli esperti la società ha dato molto e avuto poco, addirittura per qualcuno nemmeno la Camusso al posto dell’AD avrebbe potuto fare meglio. L’audizione parlamentare dell’AD tenuta alcuni giorni orsono è stato un aperitivo fra vecchi sodali, nessuna domanda ficcante, nessun tentativo di saperne di più. Le volpi politiche hanno annusato l’enorme pollaio dove sguazzare, il postificio deve sistemare parenti,amici e vecchi politici fuori corso. Lupus in fabula, pochi giorni dopo, in data 29/11 c.a. alle 11,27 tramite una nota della MKI l’enigma è stato svelato : “ Il cardine del nuovo piano industriale delle Poste italiane saràincentrato sul rilancio del business postale tradizionale”. E noi che credevamo nell’immobilismo mentre si stavano portando indietro di quarant’anni almeno le lancette dell’orologio della storia. Le pecore sono nell’ovile, chiamate i tosatori, anche se il maggior tosato sarà lo stato cosa volete che sia qualche miliardo in più sul nostro debito pubblico. Ad maiora |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 18:39:51 |
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