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Aborto farmacologico in ambulatorio. 'Serve tagliando a Legge IVG'

Aborto farmacologico in ambulatorio. 'Serve tagliando a Legge IVG'
Autore: Fabio Miceli - Redazione Battaglie Sociali
Data: 23/09/2017

Petizione presentata al Ministro Lorenzin: 

IVG farmacologica anche in regime ambulatoriale 
Sono già oltre 4000 i firmatari che sostengono questa richiesta ufficiale di Associazione Luca Coscioni, AMICA e AIED, in occasione della giornata mondiale contro le morti per aborto clandestino 

Emma Bonino: “La legge sull’interruzione di gravidanza necessità tagliando”


L’interruzione volontaria di gravidanza deve poter essere fatta anche in regime ambulatoriale, per semplificare un momento già molto delicato della vita della paziente e per poter velocizzare una pratica che, come noto, ha dei tempi molto rigidi che implicano la necessità di esecuzione in tempi brevi. 

Per questo oggi viene richiesto al Ministro Lorenzin di prendere a cuore questo tema. 
Il tutto per evitare sempre più la possibilità di “scorciatoie”. 

Al mondo ogni anno ci sono circa 22milioni di aborti condotti in condizioni di insicurezza (dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), causa di circa 7milioni di complicazioni e di ben 30 decessi ogni 100.000 pratiche nei paesi sviluppati, valore che sale a 220 in quelli in via di sviluppo per toccare la cifra sconvolgente di 520 nell’Africa sub-sahariana. 

Sono questi i numeri che devono riecheggiare in occasione del 28 settembre, giornata mondiale per la depenalizzazione dell’aborto, contro le morti per aborto clandestino (
www.safeabortionwomensright.org/international-safe-abortion-day-2017). 

L’impossibilità di rimuovere o espellere tutto il tessuto legato alla gravidanza dall'utero, emorragia (sanguinamento pesanti), infezioni, perforazione uterina, danni al tratto genitale e a organi interni causati dall’inserimento di oggetti pericolosi quali bastoni, ferri da maglia o vetro rotto nella vagina o nell'ano: sono solo alcune delle possibili complicazioni degli aborti clandestini. 

Si tratta di condizioni estreme, che devono far riflettere in modo importante perché, a esserne i principali responsabili, sono leggi troppo restrittive, scarsità dei servizi, richieste non indispensabili come test medici non necessari, periodi di attesa e counselling obbligatori. 

A vegliare sulla situazione italiana devono essere le istituzioni. 

Queste però talvolta necessitano di “incoraggiamenti” e opere di sensibilizzazione. 
Questo l’obiettivo della petizione promossa da Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto), AIED (Associazione Italiana Educazione Demografica), con AGITE, SMIC, Vitadidonna onlus, Libere tutte- Firenze, Coordinamento difesa 194-Toscana, Laboratorio per la laicità – Firenze, Il Giardino dei ciliegi – Firenze, Coro Lemusiquorum Coro Mnemosine, LAIGA, Consulta di Bioetica e UAAR. 

La richiesta, alla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin, sostenuta in poche ore da oltre 4000 persone, sottolinea che sia disposto come atto ufficiale la possibilità di effettuare l’aborto medico (o farmacologico) anche in regime ambulatoriale. 

“La legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) ha bisogno di un tagliando, poichè molto è cambiato anche dal punto di vista scientifico dal 1978 - E' la posizione espressa da Emma Bonino, prima firmataria della petizione -. C’è la necessita' di combattere per lo meno i peggioramenti della legge, causati dai pregiudizi".

L’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico nelle prime sette settimane” ricorda Anna Pompili, ginecologa per Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto viene praticata in regime ambulatoriale in tutti i paesi del mondo, ad eccezione dell’Italia”

Tuttavia “Nel nostro paese, con l’eccezione di tre regioni nelle quali è stato adottato il regime di day hospital- Emilia Romagna, Toscana e Lazio, le donne devono essere ricoverate fino al completamento dell’aborto, che in genere richiede tre giorni, con l’occupazione inutile di posti letto e con notevole spreco di risorse” continua Mario Puiatti, ginecologo, Associazione Italiana Educazione Demografica

Tutto ciò entra in conflitto con il concetto di “appropriatezza” delle prestazioni sanitarie, fortemente sostenuto dalla stessa ministra della salute Lorenzin, e rende difficile l’accesso ad una metodica semplice e sicura, per la quale esiste ormai una esperienza trentennale. 

E’ ora che anche il nostro paese si allinei alle buone pratiche mediche del resto del mondo” conclude Mirella Parachini, ginecologa, membro di direzione dell’Associazione Luca Coscioni “rendendo accessibile l’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico in regime ambulatoriale, nei consultori, nei poliambulatori e negli ambulatori ospedalieri, come previsto dall’articolo 8 della legge 194 o, quando necessario, in regime di Day Hospital e non, come avviene oggi nella quasi totalità dei casi, in regime di ricovero ordinario”. 

La petizione è stata sottoscritta da numerose personalità della scienza e della cultura, nonché da parlamentari e associazioni (primi firmatari: Emma Bonino, Carlo Flamigni, Ivan Cavicchi, Maurizio Mori). 

Il contenuto della petizione in allegato ed è visionabile con possibilità di sottoscrivere al link 
https://www.associazionelucacoscioni.it/appello-aborto 




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