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Uragani: chi sceglie i nomi?

Uragani: chi sceglie i nomi?
Autore: Camille Gevaudan - Redazione Scientifica
Data: 16/09/2017

Mentre l’uragano Harvey stava colpendo il Texas con una violenza inedita per gli Usa dal 2005, le Antille erano sull’allerta per la sua piccola sorellina Irma, che attraversa l’oceano Atlantico da est ad ovest diventando sempre piu’ grande in modo preoccupante -dei venti a 185 Kmh in media con punte di 220. 

Quando vengono dati i nomi alle tempeste?

Harvey con una H. Irma con una I… L’ordine alfabetico non e’ una coincidenza: Irma e’ a buona ragione il suo diretto successore, la prima tempesta atlantica cosi’ potente dopo Harvey si’ da poter ricevere il nome di ciclone tropicale. C'e’ una progressione precisa dell’assegnare i nomi.

Quando i venti cominciano solo ad agitarsi nei mari caldi del Globo -i movimenti convenzionali sono favoriti dall’umidita’ e la temperatura elevata sulla superficie dell’acqua-, si parla di una semplice perturbazione tropicale. Si aspetta che i venti si mettano a girare chiaramente in circolo chiuso per evocare una depressione tropicale. Se si rafforzano fino a raggiungere i 17 metri al secondo (62 Km/h), si puo’ ufficialmente dire che e’ una questione di tempesta tropicale. A partire dai 118 Km/h, l’allerta passa al rosso e la tempesta diventa ciclone tropicale (di un livello da 1 a 5 in base alla velocita’ del vento), che viene chiamato anche uragano o tifone secondo i continenti.

E’ a livello di tempesta o di ciclone tropicale che gli viene dato un nome, per distinguerla dalle altre depressioni che fanno parte dell’atmosfera, per facilitare gli scambi tra scienziati, navigatori ed autorita’, e meglio captare l’attenzione delle persone che devono prepararsi alla catastrofe.

“L’esperienza mostra che l’uso dei nomi corti e distintivi permette di andare piu’ veloci nelle comunicazioni orali e scritte e di evitare errori -spiega il centro nazionale degli uragani, che sorveglia e studia le tempeste tropicali in Florida-. Il beneficio e’ particolarmente importante per scambiare delle informazioni dettagliate tra centinaia di stazioni di osservazione, basi costiere e navi in mare. L’uso di nomi facili da ricordare riduce molto il rischio di confusione quando due cicloni tropicali arrivano nel medesimo periodo”.

Chi sceglie i nomi?

Nel XIX, e all’inizio del XX secolo, si dava ai cicloni il nome del santo la cui ricorrenza cadeva nello stesso giorno della catastrofe. Oggi, delle liste ufficiali di nomi sono preparate in anticipo perche’ le tempeste possano avere dei nomi per cui diventano cicloni tropicali, e quindi preoccupanti. L’organismo incaricato di stabilire queste liste annuali dipende dall’oceano e dal bacino in cui si forma ll’uragano. Ne esistono cinque:
- Il Comitato dei cicloni tropicali per il sud-ovest dell’oceano Indiano, verso il Madagascar;
- Il Pannello dei cicloni tropicali per i ciloni vicini alle coste indiane;
- Il Comitato dei tifoni per il Pacifico nord-ovest e il mare della Cina meridionale, che gestisce una trentina di cicloni all’anno (cioe’ il 38% del totale mondiale):
- Il Comitato degli uragani per le tempeste atlantiche e pacifiche che toccano il continente americano:
- Il Comitato dei cicloni tropicali per il Pacifico e l’oceano Indiano, lato Australia.
Questi organismi, capitani da organi dell’ONU come l’Organizzazione meteorologica Mondiale, hanno dei rappresentanti in ogni Paese in cui c’e’ il rischio di uragani e si riuniscono una/due volte all’anno.

Come sono scelti i nomi?

Ogni organismo regionale si organizza come vuole, ma le regole sono molto vicine da una regione all’altra.

Per gli uragani dell’oceano Atlantico, per esempio, il Comitato degli urgani stabilisce una lista di nomi per sei anni con una progressione alfabetica (escludendo le lettere Q, U, X, Y e Z, troppo rare), ed una alternanza maschile-femminile. Quando il pericolo riguarda le coste dei Caraibi, degli Usa e dell’America centrale, questi sono dei nomi orecchiabili per le persone americane -nel senso continentale.

Per cui, l’urgano che verra’ dopo Irma si chiamera’ José. In seguito, nell’anno, se ci saranno piu’ cicloni tropicali, si chiameranno Maria, Sean o Vince.

In sei anni, nel 2023, si ritornera’ all’inizio del ciclo e si riutilizzeranno gli stessi nomi per i nuovi urgani nati, scartando ovviamente quelli che hanno fatto dei reali danni e che resteranno associati ad un evento unico nella Storia.. e ai suoi traumi. Il centro nazionale degli uragani a Miami pubblica la lista dei nomi ritirati dalla circolazione dal 1954: Camilla, Gilbert, Isidoro, Gianna… E gli indimenticabili Ugo (1989), Andrea (1992), Katrina (2005)… non c’e’ quindi nessuna possibilita’ di rivedere un giorno ricomparire Harvey.

Per i cicloni del Pacifico nord-ovest, ognuno dei 14 Paesi rappresentati nel Comitato dei tifoni propone dieci nomi, e questi sono messi in ordine alfabetico rispetto al Pese proponente -dalla Cambogia al Vietnam- da quando una depressione raggiunge il livello di tempesta tropicale: Toraji, Man-yi. Usagi, Pabuk, Wutip… Quando la lista dei 140 nomi e’ esaurita, se ne inaugura una nuova, ed esiste anche un cimitero dei nomi banditi per motivi di catastrofi storiche.

E se…

E se piu’ di 21 uragani nascono in un anno nell’oceano Atlantico? Una volta passato Whitney nel 2017, non si avra’ piu’ la possibilita’ di preparare la lista per l’anno siccessivo con un nuovo nome che cominci per A. Gli uragani in piu’ dovranno utilizzare una lettera greca. Nell’ordine: Alfa, Beta, Gamma, Delta…

E se un ciclone tropicale attraversa due regioni del mondo? E’ gia’ accaduto nel 1996: l’urgano Cesar ha attraversato il mare dei Caraibi dal 24 al 28 luglio, prima di attraversare l’America centrale e continuare la sua corsa nell’oceano Pacifico il 29 luglio. Ha quindi preso un nuovo nome, che era in cima alla lista del suo bacino d’adozione: Douglas. Oggi viene ricordato come l’urgano Cesar-Douglas.

E per le tempeste che toccano il territorio europeo?
Non si ttratta di cicloni tropicali: i loro nomi non sono quindi scelti dai cinque organismi che abbiamo ricordato. E’ l’Istituto tedesco di meteorologia, che dipende dall’Universita’ di Berlino, che da’ i nomi agli anticicloni e alle depressioni europee. Ognuno puo’ loro proporre un nome attraverso il programma “Adotta un vortice”, basta che rispetti alcune semplici regole, e pagando una somma da 200 a 300 euro (gli anticicloni sono piu’ costosi perche’ durano piu’ tempo) che aiuti a finanziare le ricerche dell’Istituto. E’ cosi’ che le tempeste di fine dicembre 1999 sono state chiamate Lothar e Martin, che quella del 2010 e’ stata chiamata Xynthia, e che, in linea generale, le depressioni europee hanno spesso un nome di tipo tedesco. Quello che tocca in questo momento il nord dell’Italia, per esempio, si chiama Otfried.

(articolo di Camille Gévaudan, pubblicato sul quotidiano Libération del 02/09/2017)




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