Sono scesi in piazza in centinaia di migliaia a Instanbul per concludere la "marcia per la giustizia", iniziata lo scorso 15 Giugno ad Ankara, contro il regime del presidente Erdogan e su iniziativa del Partito repubblicano del popolo (Chp).

La protesta è partita a causa della condanna a 25 anni di reclusione contro Enis Berberoglu, un deputato che fa parte del Chp. La condanna è stata inflitta perchè, secondo il governo turco, Berberoglu avrebbe fornito informazioni riservate al quotidiano Cumhurriet, giornale di opposizione al governo.

Kemal Kilicdaroglu, leader del partito di opposizione, ha guidato il corteo di protesta e ha esortato i manifestanti: "Che nessuno pensi che questa sarà l'ultima marcia: il 9 luglio segna il giorno della rinascita. Abbiamo marciato per la giustizia, per i diritti degli oppressi, per i deputati e per i giornalisti in carcere, per i professori universitari licenziati, abbiamo marciato per denunciare che il potere giudiziario e sotto il monopolio dell'esecutivo. Romperemo i muri della paura". E la folla l'ha più volte interrotto al grido di "Diritti, legalità, giustizia".

La grande manifestazione, che si è articolata su un percorso di circa 450 chilometri e ha attraversato tutta la Turchia, è poi giunta non lontano dal carcere in cui è detenuto Berberoglu.

Dopo il fallito golpe di circa un anno fa, il partito di opposizione denuncia l'aumento di un sistema autoritario nel paese. Dopo che Erdogan ha vinto il referendum che si è tenuto lo scorso Aprile, circa 50.000 persone sono state arrestate e oltre 100.000 licenziate dai posti di lavoro.

Gli ultimi arresti in ordine di tempo, sono stati effettuati lo scorso Mercoledì 5 Luglio: tra gli otto tratti in arresto, anche la direttrice di Amnesty International Turchia.