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La morte della speranza

La morte della speranza
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 05/07/2017

La speranza è l’ultima a morire”, chi non conosce questa frase? Deriva dalla mitologia greca, e tratta la storia del vaso di Pandora, all’interno del quale si trovavano tutti i mali del mondo – pazzia, malattia, vecchiaia, gelosia e vizio -  e Pandora non avrebbe mai dovuto aprirlo, per non riversarli sul pianeta Terra.

Come animo umano insegna, Pandora non riuscì a non guardare al suo interno, e contro l’ordine di Zeus, lo apri, riversando sul mondo ogni peggior male. Però, sul fondo del vaso, rimase un criterio: la speranza, che non riuscì ad uscire dal vaso prima che esso fosse nuovamente chiuso.

Al di là della citazione mitologica, l’essere umano – per sua natura – tende a coltivare la speranza. Lo fa in ogni ambito dell’esistenza, e può essere un bene, se questo sentimento serve ad animare gli individui verso la costruzione di un futuro migliore, per se stessi e per la collettività.

La speranza però, si nutre di fiducia, e se gli individui perdono la fiducia, ecco che la speranza muore, inderogabilmente.

E’ questo ciò che sta accadendo agli esseri umani, o a buona parte di essi. Sconfitto il criterio di fiducia, abbattuto da comportamenti che non ne alimentano la crescita, ecco che – di conseguenza – anche la speranza va a farsi benedire, producendo a cascata, pericolosi comportamenti di massa, che vanno dalla rabbia popolare allo svilimento delle prospettive di vita, che necessitano fortemente di progettualità basata su elementi concreti.

Come può però oggi, un individuo coltivare la speranza, se la fiducia riposta in un sistema globale non fa che realizzare elementi di sconfitta su se stesso?

Guardiamo a ciò che sta accadendo intorno a noi. La politica è ormai avvezza solo all’accaparramento di maggiori poteri e maggior impunità, anche di fronte a reati che altrove verrebbero duramente condannati.

A livello sociale, stiamo vivendo il periodo peggiore degli ultimi decenni, un ritorno indietro su diritti acquisiti e sviluppo inteso come l’applicazione delle nuove scoperte in ogni ambito.

Dovremmo vivere oggi, nel periodo storico più intensamente positivo per l’umanità, e invece stiamo subendo l’affronto di non poter sfruttare a pieno ciò che la modernità poteva offrirci.

L’avvento del web su larga scala, invece di apportare conoscenza, è divenuto un bieco contenitore di rabbia e mala informazione. La ricerca scientifica non serve a farci evolvere, se dall’altro lato ci viene negato un sistema sanitario universale che ci permetta di usufruire delle più recenti scoperte e applicazioni in campo medico.

Sul piano del lavoro, complici riforme discutibili, abbiamo lasciato alle spalle diritti acquisiti in secoli di lotte. E che dire dei tanto decantati “diritti umani”, stracciati costantemente da norme e riforme che limano costantemente le fondamenta dei regimi democratici e dei sistemi sviluppati e moderni?

La speranza sta morendo collettivamente. Il livello di corruzione in ambito politico, che non conosce freno, ha distrutto per sempre la prospettiva futura di un sistema vivibile. La distruzione metodica di tutto ciò che è coerente, avalla una sorta di progetto che mira ad abbattere da un lato la speranza collettiva, dall’altro la capacità critica che servirebbe a comprendere gli avvenimenti, discuterli e decidere collettivamente ciò che è bene per l’intera popolazione.

Al grido di “Fate come vi pare, tanto siete tutti uguali”, l’umanità porge su un piatto d’argento l’ultimo grammo di consapevolezza, e di contorno pone l’ultimo straccio di energia valida a porre un freno a tutto questo.

Ci sono riusciti. Il sistema, politico ed economico, è riuscito a sotterrare per sempre l’unico criterio che non avrebbe mai dovuto morire: la speranza. E morendo la speranza, muore la capacità di progredire.

Vittime quasi senzienti di un sistema che spegne qualsiasi intelletto che non si azzarda ad andare un poco oltre, ecco che l’esistenza umana viene calata nelle tenebre dell’ineluttabile realtà: la fine di ogni possibile ripresa di coscienza.

Guardatevi intorno, chiedetevi come mai chi delinque la fa sempre franca. Oltre ad essere la nazione col livello più alto di corruzione, siamo anche il paese che insegna fin da piccoli, come chi si macchia di reati condannabili in forma collettiva, non passa mai tra le trame di un sistema giuridico che ormai palesemente minaccia e penalizza esclusivamente il piccolo impostore, il cittadino che non paga una multa per scarsa capacità economica.

Lo Stato ha fatto una scelta, ed è una scelta contro la collettività

La speranza è morta e sepolta, e fa paura. Perché perdendola si perde il propulsore necessario al cambiamento. Sforziamoci di trovare la forza di non permettere a nessuno di abbattere il senso di speranza, o saremo condannati a vivere morendo ogni giorno. E lasciando ai nostri eredi, una montagna di problemi insolubili, oltre a trasferir loro un DNA privo di speranza.

L’abuso di potere è ormai l’unico regime vigente, e non consente alcun tipo di replica popolare. Ma attenzione: un sistema del genere, si fonda sull'incrollabile speranza collettiva, Sanno che, fino a che avremo un filo di speranza, ci sarà chi vorrà credere ancora che le troppe parole si trasformeranno in fatti. Non cascateci. E coltivate semmai, un tipo di speranza diversa: quella che serve a credere ancora alla coerenza collettiva, unica arma necessaria ad abbattere sistemi autoritari camuffati da regimi democratici. 

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