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Gabriele del Grande non è un giornalista. Eppure, dichiara ovunque di esserlo: sul suo blog, nelle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti – quelli veri – accorsi al suo ritorno in patria, dopo due settimane di fermo in Turchia. E’ importantissimo sottolineare il fatto che Del Grande si autoproclami giornalista senza esserlo, perché alla base di ciò che è accaduto, il suo prolungato fermo durato 14 giorni (ma è il periodo che in Turchia è necessario per espletare gli eventuali controlli, e poi vieni semmai rilasciato) vi è proprio il fatto che, quando in Turchia è stato fermato, non essendo giornalista e quindi senza alcun tipo di accreditamento Stampa necessario per approdare in una nazione come la Turchia, senza rischiare tutto ciò che poi è effettivamente accaduto, lui ha dovuto fare scena muta. No accreditamento Stampa? No lavoro giornalistico in Turchia. Punto. Cosa era andato a fare Gabriele Del Grande in Turchia? Raccogliere informazioni e notizie relative ai migranti e alla situazione turca. Per un documentario sembra, o meglio, dice. Ma era invece un semplice e comune cittadino italiano, che girava con la fotocamera attaccata al collo, a riprendere squarci di realtà turca quotidiana, ed è per questo che è stato fermato: la Turchia, lo ricordo a coloro che mi hanno aggredita sui social non appena ho sollevato il fatto che Del Grande non è un giornalista, non è esattamente una nazione in cui vige la totale libertà individuale e un governo altamente democratico. Se decidi di andare in uno di questi territori, devi sapere che, il minimo che possa capitarti, è di finire in stato di fermo. Se sei fortunato, esci dopo due settimane – tempo limite in Turchia per i controlli di rito– se sei meno fortunato, potrebbe accaderti di non tornare più in patria, o di tornarci con un vestito di legno… Cosa sarebbe cambiato se Del Grande fosse stato un vero giornalista? (con regolare iscrizione presso l’Ordine Nazionale) Avrebbe potuto dimostrare di trovarsi in Turchia con un regolare permesso di ripresa cine fotografica, e persino di poter intervistare la popolazione, per ragioni professionali. E’ così che funziona, in tutto il mondo e – soprattutto – nelle zone calde del pianeta. Ora: da un lato, abbiamo questo giovanotto che si proclama “giornalista indipendente” senza esserlo e senza osservare anche gli oneri che noi giornalisti siamo chiamati a onorare – il reato di usurpazione di titolo in Italia è penale – ma che crea un ennesimo “caso di eroe nazionale”, sostenuto dal Ministro Alfano che, nei giorni del fermo di Del Grande, sparava dichiarazioni manco stesse liberando l’intero popolo italiano da un attacco nucleare da parte della Corea del Nord. Dall’altro lato, per l’ennesima volta, si impegna la Farnesina in febbrili trattative per la liberazione del giovanotto usurpatore di titolo, spazi televisivi e social, impestati in quei giorni da slogan alla “Je suis Charlie”. Fermatevi: l’Italia non ha alcuna necessità di questi “eroi nazionali”. Costoro creano solo una sorta di siparietto, nella noia mortale di tutto ciò che non cambia mai nel nostro paese. E crea anche, una mezz’ora di lavoro per Alfano – attualmente Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – impegnato a rilasciare dichiarazioni su come, con sprezzo di pericoli di cui non conosciamo la natura, sia riuscito in appena due settimane, a liberare un giovane “giornalista indipendente” che ha rischiato di diventare il vessillo della libertà di stampa in pericolo sul pianeta terra. Conclusioni Gabriele Del Grande, non essendo giornalista, non doveva rischiare ciò che è accaduto, impegnando per 14 giorni la Farnesina, invadendo le reti nazionali e producendo la pubblicazione di migliaia di post inutili tra gli abitanti dei social, sempre pronti a battersi per le cause sbagliate. Le due settimane di fermo, come ho già scritto, sono l’iter comunemente messo in atto in Turchia se non sei in grado di dare spiegazioni esaurienti sui motivi per cui ti ritrovi nel paese armato di fotocamera professionale e taccuino. Alfano non deve essersi sforzato granché, per ottenere ciò che Del Grande avrebbe ottenuto da solo dopo 14 giorni di fermo: un calcio in culo e tornare subito a casa. Dal Grande ha continuato a dichiarare, dopo esser stato liberato: “non so il motivo per cui mi abbiano fermato” (qualcuno gli legga la parte iniziale di questo articolo) A coloro che pensano che dietro a Dal Grande vi sia Soros, il miliardario ungherese che riuscì a far crollare la banca d’Inghilterra e anche a svalutare fortemente la lira, dico: se il giovanotto fosse sostenuto da cotanto protettore, vi pare che sarebbe finito in stato di fermo in Turchia, come un qualunque stupidino convinto di poter fare ciò che vuole in terra turca?... In ultimo, una nota: quanto ci è costata la “liberazione” di Dal Grande? Nessuno lo sa. Sarebbe interessante infatti, scoprire le vere somme che la popolazione è costretta a pagare, attraverso il mantenimento del Ministero degli Affari Esteri ogni qualvolta qualche italiano in odore di santificazione umanitaria, voli oltre confine, a mettersi in un mare di guai. Ve le ricordate le due Simona? Ai tempi del loro rapimento, avvenuto in Iraq nel 2004, sembra che lo Stato italiano abbia versato un riscatto pari a 2 milioni di euro, un milione a testa. Fa riflettere una cosa: IlSole24 ore, si è speso in elogi per Gabriele Del Grande, appellandolo - senza se e senza ma - come "giornalista indipendente" e spendendosi in lodi sperticate sul suo lavoro di "documentarista" e "attivista a favore dei migranti". La realtà? Del Grande ha messo su un blog nel 2006 "Fortress Europe" che aveva originariamente l'intento di tenere traccia a conto dei migranti morti nel Mediterraneo. Le ultime notizie, risalgono al 2016. Al di la di riscatti eventualmente pagati in altre situazioni del passato, già il solo fatto di impegnare la nostra intelligence – che tanto intelligente non sembra mai essere, visto che non sanno mai cosa diamine accada dei nostri connazionali una volta che prendono il volo verso mete di sicuro rischio per chi vi approdi senza motivi degni di interesse e nota – significa spendere denaro pubblico. Basta, per carità. Basta con questi finti eroi nazionali, con questo urlare alla negata libertà di stampa da parte di chi non fa parte della stampa nazionale. Basta con questi eroi per caso, creati ad arte per dare una smossa alle acque stagnanti di questa nazione. Che le risorse economiche vengano impegnate per altro, e che l’attenzione del popolo, una parte del quale sembra non vedere l’ora di prendere le parti dell’eroe nazionale di turno, battendosi come fiere incazzate nere contro chiunque tenti di farli ragionare, non venga depressa da questi atti di vero teatro. L’Italia non ha bisogno di eroi nazionali, o meglio: non di questo tipo di eroi… ©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 02:12:38 |
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