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Riflessioni sulla morte Emanuele Morganti

Riflessioni sulla morte Emanuele Morganti
Autore: Editoriale di Padre Maurizio Patriciello
Data: 29/03/2017

Emanuele è morto. Nostro figlio è morto. Piangiamo questo giovane bello, innocente, innamorato. Emanuele è stato ucciso. Nostro figlio è stato ucciso. Senza motivo, o per un motivo talmente futile che a riportarlo il coraggio viene meno.

Emanuele era uscito per divertirsi. Come migliaia di coetanei quella sera aveva varcato la soglia di un locale dove si parla, si balla, si beve, si sta in compagnia.

È bello stare insieme, siamo nati per stare insieme. La solitudine quando non è cercata per riposare, studiare, riflettere, pregare fa paura. Qualcuno ha rivolto alla sua ragazza un “complimento” inopportuno. Putroppo accade. Accade che quando si beve troppo la mente si offusca e la lingua va per conto proprio. Pericolosamente.

Dalle offese verbali alle mani il passo è breve. Che fare in casi come questi? Meglio lasciar perdere, andare via, evitare le occasioni. No, non fa brutta figura chi evita la lite ma chi stupidamente la provoca.

Non è vigliacco chi, maturo e responsabile, gira le spalle, saluta e va via ma colui che a tutti i costi vuole attaccare briga. Gli indagati, tra italiani e albanesi, sono nove. Nove giovani pieni di vita e di bellezza. Nove contro uno. Una grande vigliaccata. Nostro figlio viene massacrato. Muore dopo due giorni di agonia.

La vita di Emanuele, come quella di Irina, la ragazza assassinata nel giorno di san Giuseppe, da Mihail, il giovane che amava e dal quale aspettava un figlio, distrutte in un baleno. Un fulmine a ciel sereno.

Emanuele non c’è più e chi lo ha messo al mondo ha imboccato la notte buia del dolore e dell’ angoscia. Siamo con voi fratelli, sentiteci vicino, permetteteci di condividere la vostra agonia. Quinta stazione: Gesù è aiutato dal Cireneo. Anche il Signore ebbe bisogno dell’ aiuto di questo uomo buono. Si chiamava Simone. Anche noi vogliamo chiamarci Simone. Simone ed Emanuele. Simone e Irina.

Ragazzi che vi accade?

Per favore aiutateci a capire. Aiutateci ad aiutarvi. Anche agli aggressori di Emanuele e di Irina va la nostra compassione, unita a tanta rabbia e altrettanto sbigottimento. Anche per loro stiamo soffrendo. Anche loro sono figli nostri. Ragazzi, uscite di casa dicendo: « Vado a divertirmi, non chiamate, state tranquilli … ». Avete mille occasioni per passare il tempo in letizia senza fare male a voi stessi e agli altri. Senza distruggere noi.

Potete correre e cantare, giocare e ballare, sognare e suonare. Siete giovani, amati, in buona salute. La vita vi sorride. Divertitevi, ragazzi, ma non peccate. Divertitevi senza fare i gradassi, senza misurare le vostre forze, senza sentire il bisogno di essere superiori. Ognuno vale per quello che è non per quello che appare. IL Vangelo dice che Gesù cresceva in età, sapienza e grazia. Cercate di imitarlo. Siate uomini maturi in senno.

Semplici come le colombe e prudenti come i serpenti. E abbiate a cuore che nessuno – ma proprio nessuno – abbia a soffrire e morire per colpa vostra. Sappiate che nelle ore in cui siete fuori di notte noi riposiamo poco e male. Il pensiero che qualcosa di grave vi possa accadere rende le nostri notti agitate e insonni. Perché voi siete il nostro cuore. Solo quando all’ alba sentiamo girare la chiave nella toppa, riprendiamo a vivere.

Allora, per non dispiacervi, fingiamo di dormire. Divertitevi, ragazzi. Godetevi la gioia che si sprigiona dalla vostra giovinezza. Non cedete alle ingannevoli, bugiarde lusinghe dell’ alcool, delle droghe, del fare a botte. Iene dannate coccolate come se fossero amiche.

Divertitevi e permettete agli altri di farlo, ne hanno diritto come voi. E se proprio ci tenete ad apparire forti e invulnerabili, mettetevi dalla parte del più debole. Del povero e dell’ indifeso. Delle donne e dei bambini. Prendeteli sotto la vostra protezione. Rispettateli. Custoditeli. Godetevi questo tempo prezioso e bello.

È l’ unico che abbiamo, la rivincita non ci sarà data.




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