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Genova: autogol di Grillo, che va contro i principi del Movimento

Genova: autogol di Grillo, che va contro i principi del Movimento
Autore: Lucio Giordano - Redazione Politica
Data: 20/03/2017

Quello di Genova rischia di essere il più clamoroso autogol di Beppe Grillo. Forse addirittura una autorete decisiva per il futuro del Movimento stesso. Senza mezzi termini, infatti,  nel capoluogo ligure il leader dei 5 stelle si è portato via il pallone. 

Qualche giorno fa aveva vinto Marika Cassimatis, alle primarie on line. Sconfitto il candidato  voluto dal deus ex machina del Movimento genovese Alice Salvatore, l’ex calciatore con un presente nella musica Luca Pirondini. E cosa fa Grillo? Invalida il risultato e fa tornare al voto gli iscritti.

Uno scivolone. Sì, poco democraticamente Beppe cambia le carte in tavola, perchè non gli piace come è andata a finire la partita. Spesso lo fanno anche i ragazzini dell’oratorio. Ma qui non siamo tra i campetti di terra polverosa delle chiesette italiane. ” Fidatevi di me, anche se non capite”, scrive ora il leader dei 5 stelle sul suo blog. No, caro Beppe, proprio perchè non capiamo ci devi spiegare cosa succede nel Movimento.

La vicenda è oscura, troppo oscura per farla passare liscia. A meno che i 5 stelle non abbiano dimenticato il proprio passato: l’uno vale uno, la democrazia dal basso.

Perchè se la Cassimatis ha vinto, il risultato lo si deve accettare senza polemiche e pastette. Altrimenti, meglio lasciar perdere le primarie on line e paracadutare i candidati dall’alto, ben sapendo a quel punto che i 5 stelle non si discosterebbero da altri partiti come Forza Italia, Lega Nord o il Pd renziano.

Qualcuno penserà: è il solito attacco dei giornalisti contro il Movimento.

Non è così.  Stavolta il guaio combinato da Grillo  è davvero grosso, perchè inficia i principi stessi del movimento.

La realtà è che è venuto al pettine il nodo principale: il M5s sta perdendo la natura di politica fatta dal basso, di cittadini attivi che condividono le idee di uguaglianza e  partecipazione, per lasciare spazio a correnti che pensano solo al potere e alla poltrona.

Non a caso, dal movimento se ne stanno andando via tutti gli esponenti di una sinistra delusa dal Pd, che anni fa  era approdata sulle sponde di Grillo. A Genova, ad esempio, l’ex capogruppo comunale Paolo Putti ha lasciato per fondare una lista civica, Effetto Genova, che persegue proprio quegli ideali che avevano fatto grande il Movimento.

E in effetti, il nuovo organigramma verticistico non può piacere a chi chiede ancora democrazia diretta e lotte civili , ad esempio contro la Tav. E come se insomma, nel M5s stesse prendendo il sopravvento l’anima nera, di destra che, oltre ad occupare poltrone, andrà ad intasare uno spazio, quello di destra appunto,  già prenotato da Renzi , Salvini, Berlusconi, Alfano, Meloni, Verdini.

La questione non è dunque  più rinviabile. Grillo deve dire cosa vuol fare del Movimento. E cosa il movimento vuole essere: un partito di destra o di sinistra? Inutile girarci intorno, o prenderci in giro con la novella che destra e sinistra non esistono più, perchè esistono.

E come se esistono. Il problema  dei grillini è infatti anche e soprattutto la loro collocazione politica. Un nodo da sciogliere il prima possibile. Altrimenti bisognerà dar ragione  a chi considera i 5 stelle espressione di personaggi come Enrico Sassoon, socio della Casaleggio associati, imparentato con i Rotschild e membro dell’Aspen Institute, che volevano un Movimento che convogliasse le proteste e le frustrazioni degli italiani per poi farle planare morbidamente e a loro piacimento .

Fare chiarezza subito, dunque. Perchè abbiamo buttato nel cesso un’intera legislatura appresso alle schizofreniche riforme renziane. Nei quindici anni precedenti abbiamo subito il drammatico potere di Berlusconi e dei suoi sodali di An e Lega nord.

L’unica cosa positiva di questo ventennio da dimenticare era stata la nascita di un movimento popolare, dal basso: quello dei 5 stelle, appunto. Gli italiani invece stanno assistendo ora alla sua probabile disintegrazione. Ed è come se in fondo in fondo  Grillo non volesse governare per davvero il Paese, nonostante l’aiuto fornitogli non più tardi di due giorni fa da Renziani e destra tutta, con il ‘voto di scambio’ Lotti- Minzolini.

Ma se così fosse, Beppe lo dicesse chiaro e tondo. Tanto prima o poi lo scopriremmo da soli.

Lucio Giordano




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