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Recensione: 'Come ne venimmo fuori' - di Sabina Guzzanti - Teatro Vittoria

Recensione: 'Come ne venimmo fuori' - di Sabina Guzzanti - Teatro Vittoria
Autore: Recensione del Direttore: Emilia Urso Anfuso
Data: 19/12/2016

 

Dire in faccia alla gente quel che pensate di loro, dei loro comportamenti, dei loro errori, e in cambio, ricevere applausi. Ecco, è ciò che accade durante lo spettacolo: “Come ne venimmo fuori” di e con Sabina Guzzanti.

E’, in realtà, un doppio spettacolo: uno, quello che si anima sul palco, attraverso il lungo monologo – due ore – di una Sabina Guzzanti che, ammetto, ho apprezzato forse per la prima volta.

Non amavo la sua satira, che ho sempre ritenuto priva di verve. Eppure stavolta, è riuscita a prendere il mio interesse, forse perché in due ore, ha sintetizzato il mio lavoro giornalistico dell’ultima manciata di anni, dichiarando in faccia agli italiani, due terribili realtà: la prima, quella relativa al sistema che ha fagocitato tutto e tutti, la seconda, quella di popolazioni che si sono allegramente fatte fagocitare.

Un campione di costoro, erano il pubblico – non tutto in realtà – che batteva le mani e rideva. Senza capire forse - o mi auguro fingendo di non capire – che la Guzzanti di loro stava parlando, quella schiera di popolazione che non ha voluto capire cosa gli stesse accadendo intorno, divenendo vittime di se stessi, esattamente come applaudivano a quelle che ritenevano “battute di spirito” di una Guzzanti che stavolta, davvero, ha svuotato il sacco fino in fondo.

Come ne venimmo fuori”, è il ritratto impietoso dei nostri tempi e della gente di questi tempi. Talmente impietoso da essere magistralmente reale.

Nel secolo di merda - quello in cui viviamo - nel paese abitato dai merdolani, accade di tutto perché di tutto si concede. A un potere tanto grande da farsi beffe di tutti. A cominciare da un pubblico, pagante, che si fa dire in faccia l’analisi meticolosa di ogni stortura umana, di ogni errore, di ogni omissione, di ogni tic.

Ma, nello spettacolo, la Guzzanti ne parla al passato. Come se, appunto, fossimo lontani da tempi così...Merdosi.

La cosa meravigliosa, è stato guardare quella parte di pubblico che si sganasciava – letteralmente – dalle risa. Forse nel tentativo estremo, di non riconoscere se stessi, nelle parole di una Sabina Guzzanti che stavolta davvero, ha spiattellato in faccia alla gente, tutto. Ma proprio tutto ciò che sono e che fanno. Peccato non abbia spiegato, come ne venimmo fuori...Limitandosi a tracciare un resoconto di ciò che è l'amara realtà.

Risvegliatevi: non ne venimmo fuori. Ne siamo immersi fino al collo. Brava Sabina. Però, ti svelo una cosa: non ho riso e non ho battuto le mani per tutto lo spettacolo. Non ho trovato nulla da ridere in ciò che dici e nulla per cui battere le mani. A buon intenditor...

Al Teatro Vittoria di Roma, fino al 18 Dicembre.

 




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