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Firme false M5S: la Di Vita si avvale della facolta di non rispondere

Firme false M5S: la Di Vita si avvale della facolta di non rispondere
Autore: Anna Lisa Minutillo - Redazione Politica
Data: 05/12/2016

La deputata che è già stata sospesa dal Movimento, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere e si è rifiutata di sottoporsi alla prova del saggio grafico. Poi attraverso l’utilizzo dei social network si lascia andare sfogandosi con le sue affermazioni in cui parla di “veleni” mettendo sotto accusa chi ha deciso invece di parlare. Anche il collega Nuti si difende online :”Accetto in silenzio (presto se ne capirà il motivo) e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane”

Giulia Di Vita (deputata M5S) si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai pm che stanno indagando sulle firme depositate dal Movimento 5 stelle alle amministrative palermitane del 2012. Si è trattato di un interrogatorio lampo per la parlamentare grillina, che si è fermata nella stanza del procuratore aggiunto Dino Petralia appena 12 minuti, insieme al suo legale l’avvocato Antonina Pipitone. Il colloquio è stato identico a quello dei colleghi deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino, anche loro indagati nell’inchiesta sulle firme false.

Subito dopo la deputata anche l’attivista Riccardo Ricciardi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ricciardi è il marito della deputata Loredana Lupo (non indagata ma interrogata solo come persona informata sui fatti): nel 2012 aveva materialmente depositato le firme a sostegno della lista del M5s, raccolte in alcuni moduli che contenevano un errore nel luogo di nascita di un indagato al consiglio comunale. Sono tre oltre con la Di Vita i parlamentari grillini che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sia Nuti, che Mannino e Di Vita hanno inoltre rifiutato di sottoporsi alla prova del “saggio grafico”.

Gli inquirenti, stanno chiedendo agli indagati di scrivere su un foglio bianco una frase di fantasia: in modo che in seguito i periti potranno stabilire se esistono somiglianze con la grafia delle firme depositate in municipio dal M5s. Una strategia difensiva che ha implicitamente provocato la sospensione dei tre dal M5s.Lo scorso Lunedì , il neo eletto collegio dei probiviri composto dai parlamentari Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro , ha decretato il momentaneo allontanamento dei deputati indagati dal gruppo pentastellato.

Una sospensione che è scattata anche per l’attivista Samantha Busalacchi, ( la prima ad avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai pm ) che aveva acconsentito a rilasciare un campione della sua calligrafia ai magistrati. Nuti, Mannino e Busalacchi sono stati segnalati come aventi comportamenti che non risultano essere in linea con i principi del MoVimento l’avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte ai Pm e il rifiuto di procurare una prova grafica hanno decretato la loro sospensione . Fino a quel momento, infatti, Di Vita era stata interrogata soltanto come persona informata sui fatti. Tre giorni dopo la sospensione si è ritrovata ad essere indagata al secondo piano del palazzo di giustizia di Palermo.

“Non ho niente da dire”, è stata l’identica risposta rilasciata a tutte le domande dei cronisti che stavano attendendo nei corridoi della procura. “Giustificarmi con i miei elettori? Lo farò quando voglio e come voglio: Chi vivrà, vedrà”, ha detto la Di Vita.

Dopo il silenzio davanti a magistrati e ai giornalisti, la parlamentare si è servita dei social per esprimersi. Attraverso un post su Facebook molto lungo ha dato conferma di essersi avvalsa della facoltà di non rispondere. Il motivo? “Da oltre 2 mesi, ormai, siamo sotto attacco mediatico e additati, più o meno esplicitamente, come dei delinquenti di terz’ordine, la feccia della politica, il disonore del Movimento 5 Stelle”, scrive Di Vita, ed aggiunge : “Noi siamo innocenti. È stato sempre chiaro e lampante, fin dall’inizio, l’attacco pretestuoso nei nostri confronti, e quando abbiamo capito che la presunta ricopiatura delle firme non era un’accusa campata totalmente in aria ma cominciava ad apparire verosimile siamo stati i primi a preoccuparci e, diciamolo pure, a incazzarci, sia per il presunto errore/tremenda stupidaggine compiuta ma soprattutto per essere stati, addirittura, additati come i fautori della stessa"!

Da lì è cominciato, infatti, tutto un susseguirsi di colpi di scena (almeno per noi, per altri è invece un disegno già ben definito) che ci ha lasciati sgomenti, non per ultimo dal punto di vista umano, dato che gli inopinati protagonisti sono persone con le quali, per anni e prima che i rapporti si incrinassero a causa di sostanziali, e forse fisiologiche (?), divergenze politiche, abbiamo condiviso numerose battaglie e vere e proprie esperienze di vita. Essendo questo lo scenario ci ritroviamo davanti a unuovo di Pasqua, ogni giorno ci svegliamo con una nuova sorpresa, una nuova coltellata, una nuova accusa”.

Promette poi di sottoporsi in futuro “con molto piacere e determinazione, ai dovuti interrogatori, e tutto ciò che si riterrà necessario, quando tutti i giochi sottobanco saranno definitivamente messi sul tavolo e tutti i veleni saranno finalmente venuti a galla (e ci siamo quasi). Abbiamo sempre detto di essere a disposizione della magistratura, ed io infatti sono stata già sentita dai pm, quando sono stata convocata in qualità di persona informata dei fatti, per un’ora e mezza, rispondendo a tutte le domande e dando le informazioni che cercavano e di cui sono a conoscenza”. Quindi ecco quello che sembra una sorta di attacco ai parlamentari regionali e agli attivisti che hanno collaborato con i pm, autosospendendosi dal Movimento.

“Mi è veramente difficile - scrive Di Vita - valutare il fatto che alcuni dei coinvolti si siano decisi a parlare, e così attendo di sapere cosa è realmente successo e con quali escamotage siano state tirate in ballo anche le persone ignare, non solo parlamentari che fa più notizia e scalpore (guarda caso) ma anche attivisti ed ex attivisti che la causa del M5S l’hanno ormai abbandonata da tempo per ragioni personali".

La deputata termina il suo post auspicando le dimissioni dei colleghi consiglieri regionali che si sono autoaccusati, ribadendo ancora una volta la sua innocenza e quella dei due parlamentari nazionali che invece sono stati sospesi de imperio dal Movimento. “Chi si è autosospeso – prosegue – a quanto pare, è chi si è autoaccusato o ha confermato le accuse. Mi sembra un passaggio sacrosanto a cui fare seguire quanto prima le dovute dimissioni, proprio per questo l’autosospensione di chi è stato accusato ingiustamente non sta né in cielo né in terra, questo ovviamente è il mio personale pensiero e il motivo per cui non ho proceduto ad autosospendermi nonostante i tanti distinguo del fuoco amico. La sospensione,

incredibilmente, pare essere considerata la soluzione alla vicenda”.
Una situazione che offrirà ancora colpi di scena e resta in attesa delle risposte alle domande che ancora non ne possiedono.

 




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