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Tanzania: MSF, campi rifugiati vicini al collasso. Urge maggiore assistenza

Tanzania: MSF, campi rifugiati vicini al collasso. Urge maggiore assistenza
Autore: Redazione Esteri
Data: 22/11/2016

 

In Tanzania, centinaia di migliaia di rifugiati vivono in condizioni critiche perché i campi che li accolgono hanno ormai raggiunto la capacità massima. Negli ultimi quattro mesi la percentuale di persone in fuga dalla crisi in Burundi è quasi quintuplicata. Ora quasi duecentocinquantamila rifugiati burundesi e congolesi sono stipati in tre campi sovraffollati, mentre è in stallo il dibattito sull’apertura di un quarto campo.

“Si prevede che entro la fine dell’anno il numero complessivo dei rifugiati nei tre campi superi le 280.000 persone in quella che si  sta trasformando in una delle più grandi crisi di rifugiati in Africa”, dichiara David Nash, capo missione di Medici Senza Frontiere (MSF).

Tuttavia, nonostante i ripetuti avvertimenti di MSF, poco è stato fatto per aumentare l'assistenza. Il campo di Nduta, dove sono inviati i rifugiati appena arrivati, è ora pieno. Ogni mese, in Tanzania arrivano quasi 10.000 rifugiati dal Burundi e nel mese di ottobre ne sono arrivati altri 850 dalla Repubblica Democratica del Congo.

Negli ultimi mesi, a causa della mancanza di fondi, sono stati minacciati tagli alla distribuzione di generi alimentari. Nel mese di ottobre, il Programma Alimentare Mondiale ha aveva annunciato ufficialmente un taglio delle razioni alimentari di circa il 60% dell'apporto nutrizionale giornaliero raccomandato, un intervento evitato solo grazie a una donazione dell'ultimo minuto. Dato che il numero di rifugiati è in aumento, il rischio di ulteriori tagli nel prossimo futuro è una preoccupazione incombente.

Anche la malaria, endemica nella Tanzania occidentale, è un rischio per i rifugiati. Tra gennaio e agosto 2016, le équipe di MSF a Nyarugusu e Nduta hanno trattato 72.644 casi di malaria, gran parte dei quali con complicazioni: “Con la stagione delle piogge in arrivo, ci aspettiamo un altro picco della malattia tra i rifugiati”, prosegue David Nash. “Le condizioni di sovraffollamento e di igiene precarie accrescono il problema. Indeboliti dal viaggio, le donne incinte e i bambini sono poi particolarmente vulnerabili”.

“L'attuale risposta umanitaria, soprattutto in termini di ripari, acqua e igiene, non è in grado di tenere il passo con il numero enorme di persone in arrivo”, conclude David Nash. “I disordini in Burundi non sembra cesseranno a breve,per cui è fondamentale intensificare rapidamente l'impegno internazionale per l’assistenza umanitaria. Il governo della Tanzania, che ha tenuto aperti i confini per rispondere a questa crisi, non avrebbe dovuto assumersene la responsabilità da solo”.Il primo afflusso di rifugiati burundesi in Tanzania è iniziato nel mese di maggio 2015. Si sono stabiliti nel campo di Nyarugusu, che già ospitava circa 60.000 rifugiati congolesi. A causa del rapido sovraffollamento di Nyarugusu, sono stati aperti altri due campi: Nduta nel mese di ottobre 2015 e Mtendeli a gennaio 2016. Un quarto centro non è ancora stato identificato.

 

 




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