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La rivoluzione dei terremotati che hanno perso fiducia nello Stato

La rivoluzione dei terremotati che hanno perso fiducia nello Stato
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 11/09/2016

Ci risiamo. A 18 giorni dal terribile terremoto che ha scosso e distrutto interi territori del Centro Italia, eccoci alle immagini che sono simili alle immagini di altri terremoti, più o meno recenti.

Tendopoli, container, sms solidali – la cifra raggiunta sfiora ora i 20 milioni di euro – promesse istituzionali, bagni chimici che scarseggiano nelle tendopoli, freddo dentro le tende, freddo dentro al cuore.

A raccontarci che stavolta la gente si fida poco delle istituzioni, sono gli stessi sfollati, che non ci pensano affatto di essere trasportati come pacchetti nelle strutture alberghiere, chissà dove, a tempo indeterminato.

Preferiscono restare, non solo per controllare che i soliti vili sciacalli calino come una disgrazia tra le macerie dei ricordi di tante vite, ma anche e soprattutto, per lanciare un chiaro messaggio: QUI, dovete ricostruire. Non più in là, non dove non si sa dove né quando, come avete sempre fatto.

La gente resta attaccata a ciò che resta di tanti errori e omissioni, ed è l’inizio di una rivoluzione pacifica che potrebbe accendere la miccia alla rivoluzione contro il sistema di cui si parla troppo, da tempo, ma che non accenna ad avviarsi.

L’Italia dei terremotati abbandonati a se stessi, può essere l’avvio di un processo di cambiamento. Ma solo nel caso in cui, queste ennesime vittime della mala gestione del territorio, non abbasseranno la testa, costretti dalla necessità di essere – ancora una volta – condotti – o, meglio, comandati – verso una soluzione decisa da altri, che delle loro vite non conoscono nulla, se non la parte attuale, quella che parla di ipotetiche ricostruzioni.

La condotta dei precedenti sfollati, non ha sortito alcun tipo di cambiamento. Sono stati investiti dalle luci della ribalta per qualche tempo, come da copione propagandistico, per poi esser calati nuovamente nel buio del sistema di chi non conta niente.

C’è da dire una cosa, però: se non è la gente a ribellarsi, come sperare che il sistema cambi e si rinnovi?

Chiudete gli occhi, e riportate alla mente le scene del terremoto del 2009 in Abruzzo. Tendopoli immerse nel fango, e a qualche centinaio di metri, l’area in cui fu realizzata la meravigliosa base palcoscenico del G8, con tanto di campo da baseball in onore del presidente Obama. All’epoca, il presidente Berlusconi disse che la decisione di spostare proprio lì la riunione, era dettata dalla volontà di non abbandonare i terremotati e sensibilizzare i governi mondiali.

Nulla di più falso: vi ricordo che per spostare il G8 in Abruzzo, molte imprese sarde – prime tra tutte le grandi strutture alberghiere – finirono per fallire, considerando che avevano investito parecchio denaro, prestato dalle banche, per rinnovare le strutture in vista del G8 che doveva tenersi a La Maddalena.

Tutto ciò che viene propagandato come realizzato per il bene della gente, è di fatto una grande infamia: si sfruttano le criticità della società civile, al solo scopo di alimentare potere e visibilità per le istituzioni. E’ un giochetto facile facile, che ha sempre funzionato.

Stavolta, potrebbe invece essere la volta buona, affinché le cose inizino davvero a cambiare. Ma il freddo, la pioggia, le esigenze degli anziani, dei più piccoli e di tutti coloro che hanno perduto tuto in una manciata di secondi, produrrà sicuramente le stesse reazioni e conseguenze: stretti nella morsa delle priorità umane, si tornerà a rispettare gli ordini che arrivano "dall’alto", e come soldatini di piombo, si calerà la testa e tutti in fila a marciare.

Però, davvero, lasciatemi sperare. Sperare che, per una volta almeno, il tentativo di ribellione sovrasti la necessità di ripararsi sotto un tetto più solido della plastica di una tenda.

D’altronde solo il tempo ci dirà se anche questo post terremoto, sarà da annoverare a quelli passati, con tutto il corollario che conosciamo, appalti truccati e scandali in testa.

Nel frattempo, invio a tutti i terremotati attuali e passati, il mio abbraccio di speranza. Siete la forza che può scatenare il cambiamento: mettetecela tutta.

Al link seguente, troverete molti miei articoli che furono pubblicati dopo il terremoto del 2009 in Abruzzo: per non dimenticare. Terremoto in Abruzzo

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