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Recensione: I 39 scalini - Al Teattro Trastevere fino al 27 Marzo 2016

Recensione: I 39 scalini - Al Teattro Trastevere fino al 27 Marzo 2016
Autore: Recensione della nostra inviata Susanna Schivardi
Data: 16/03/2016

Le Cattive Compagnie presenta al teatro Trastevere dall’ 8 al 27 Marzo la commedia I 39 Scalini, opera cinematografica del 1935 di Alfred Hitchcock dal testo di John Buchan e riadattato dal geniale Patrick Barlow, che ne ha fatto uno spettacolo teatrale comico e geniale, ripresentato spesso negli ultimi anni. Per la regia di Leonardo Buttaroni e la scenografia molto curata e minuziosa di Paolo Carbone, come da copione i 39 personaggi della commedia sono interpretati da soltanto 4 attori, Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed e Marco Zordan.

Il testo è costruito sull’abilità degli attori che all’occorrenza si devono travestire apertamente, sdoganare l’illusione scenica e rendere evidente qualsiasi cambio di scena o subentro di sketch. L’unico che interpreta un solo personaggio è Marco Zordan, nei panni del protagonista Richard Hanney, coinvolto fin dall’inizio in uno strano caso di spionaggio internazionale. Con una scenografia ricca ma sempre uguale – non ci sono cambi di arredo o disposizione di oggetti -  gli attori devono improvvisarsi uomini, donne, o anche cose inanimate. Quindi si simulerà un aereo, un treno in corsa, un’automobile, una serie di porte che si aprono e si chiudono ma in realtà la porta è sempre una. Con un ritmo serrato di risate e comicità, battute lanciate come dardi, rocambolesche scene di ilare umorismo, i 4 attori si succedono e si ritrovano insieme senza sbagliare un colpo e mantenendo tesa sempre l’attenzione.

La storia è basata su un intreccio da giallo dove la vena noir di Hitchcock lascia spazio alla commedia inglese contemporanea. L’illusione è dichiarata e i travestimenti si svolgono a vista, lo spettatore viene coinvolto continuamente ad ammiccare alla capacità di adattamento degli interpreti.  Le invenzioni sul palcoscenico sono effervescenti, esilaranti, indipendenti dal testo, a volte sembrano espedienti distaccati dall’evoluzione della storia e messe lì a bella posta per far divertire.

Due ore serratissime in cui la trama si svolge con disinvoltura per giungere chiaramente ad un lieto fine. Il guizzo tipicamente inglese della battuta sottile e la velata ironia delle pubbliche virtù e dei vizi privati fanno di questo spettacolo un evento assolutamente perfetto nelle sue intenzioni, con la complicità ovviamente di una compagnia di attori pronti a tutto. Non è da sottovalutare lo sforzo fisico degli interpreti, che per più di due ore si dimenano sul palco, saltano, corrono, si vestono e si svestono, si rincorrono, spostano oggetti, cambiano posizione, assumono travestimenti di ogni genere. Un vero successo di istrionismo teatrale. 




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