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Politica, capitalismo e delirio di onnipotenza: verso la distruzione del pianeta Terra

Politica, capitalismo e delirio di onnipotenza: verso la distruzione del pianeta Terra
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 05/03/2016

 

L’11 Dicembre 1997 nella città giapponese di Kioto, durante la Conferenza delle Parti "COP3", 180 nazioni redassero il Protocollo di Kioto. Il documento, è praticamente un accordo internazionale che fissa le linee guida generali, per abbattere le emissioni di CO2 responsabili del surriscaldamento globale.

Come si sa, all’origine del dissesto ambientale – di cui tutti ormai possiamo concretamente valutare gli effetti – c’è l’insensato sviluppo dell’industrializzazione, con conseguenti emissioni di gas quali Metano, idrocarburi, Ossido di Azoto, Idrofluorocarbuti e altre sostanze.

Aver aderito al protocollo di Kioto, non corrisponde ad averne assimilato il contenuto al fine di mettere in pratica le procedure atte ad abbattere le emissioni di gas serra. Per far ciò, era necessario che – almeno 55 dei paesi aderenti – ratificasse il protocollo.

Dal 1997, anno della creazione del protocollo di Kioto, si è dovuto attendere il 2004 per concretizzare la condizione minima per avviare il processo di abbattimento delle emissioni: la Russia infatti, ha aderito formalmente solo dopo 7 anni.

Considerando i ritardi nella realizzazione effettiva delle linee guida generali, e anche il fatto che – ad esempio – gli USA, responsabili di circa il 40% delle emissioni globali di Biossido di Carbonio , non hanno mai aderito all’accordo, non c’è da stupirsi se oggi, la situazione relativa al surriscaldamento globale sia giunta a un tale livello di gravità, da non poter più essere celato agli occhi dell’Opinione pubblica internazionale.

Questo preambolo, serve a giungere a una considerazione: il delirio di onnipotenza che alberga in coloro che siedono ai posti di comando del pianeta Terra.

Pur di alimentare - con una sorta di patologia bulimica - il proprio potere, attraverso uno sviluppo incontrollato dell’industria e dei danni conseguenti che impattano negativamente sull’ambiente a livello globale, molte nazioni hanno preferito non ratificare un trattato che, oltretutto, per garantire la salvaguardia del pianeta, avrebbe dovuto esser messo in atto, in tutte le sue parti e attraverso i metodi proposti,  entro il 2015.

A cosa porta questa decisione è sotto gli occhi di tutti: siamo talmente in ritardo con l’attuazione delle strategie atte ad abbattere l’emissione di gas serra, da non esistere più alcuna speranza che questo pianeta possa essere salvaguardato. Con esso, i suoi abitanti e – incredibilmente – gli stessi autori di questa distruzione sistematica dell’ambiente e del clima, dal momento che vivono anch’essi sulla Terra.

A meno che, lo sparuto gruppo di veri potenti mondiali, non abbia già pronto un piano B, che consideri – ad esempio – la possibilità di lasciare la Terra e trasferirsi altrove, armi, bagagli e familiari stretti,  su Marte magari o sulla stazione orbitante, altrimenti davvero non si spiega.

Questa perdita della percezione della realtà, che porta a distaccarsi dagli eventi e dalle situazioni, sta trascinando l’intera popolazione mondiale verso il baratro, e ciò che salta agli occhi, è l’assoluta mancanza di resistenza degli esseri umani a questo vero e proprio suicidio collettivo.

Arrestare la corsa verso la distruzione di massa, sarebbe stato possibile – fino a qualche anno fa – solo se i popoli avessero opposto - con tutte le forze, e in maniera coesa – un “NO” alla totale mancanza di interesse per la garanzia della salute del sistema climatico e ambientale. Ma è un’ideale irraggiungibile, visto che a ogni latitudine, si tende semmai a frammentare le popolazioni, obbligandole a guardare al massimo al proprio territorio e mai a intendere il pianeta come territorio comune. Questa è follia.

Non si può tornare indietro e non si può andare avanti seguendo lo schema politico e industriale utilizzato fin'ora. Poiché però, non si nota una presa di coscienza da parte di chi gestisce le economie e la politica mondiale, e non vi sono tracce – almeno iniziali – di un’inversione della tendenza allo sfruttamento delle risorse naturali e allo sviluppo industriale che viene  spinto alla massima produzione, ecco che possiamo confermare con certezza, come questo pianeta e i suoi abitanti siano destinati all’estinzione, e in tempi medi.

La patologia che affligge chi muove i fili della politica e dell’economia mondiale è talmente grave, da non aver permesso un dietro front strategico, internazionale, compatto, che potesse porre fine a quello che a tutti gli effetti appare avere le stesse caratteristiche di un virus: l’umanità e la sua bramosia di potere e denaro.

Non so quanto tempo abbiamo ancora a disposizione. Spero sono di non essere più in vita al momento in cui si dovrà assistere a eventi tali da procurare orrore collettivo incontrollato. Oggi sembra la trama di un film di fantascienza, eppure, è a questo che andiamo incontro.

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