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Equitalia: la gravita' di un sistema di sterminio di massa

Equitalia: la gravita' di un sistema di sterminio di massa
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 25/02/2016

Da dieci anni circa, un’aberrazione nazionale si abbatte con cadenza quotidiana sulla vita di milioni di cittadini italiani. Un’aberrazione che altro non è che lo Stato, che si tramuta nel mostro Equitalia s.p.a. per esigere – con le maniere forti – quanto dovuto dai contribuenti al sistema fiscale e amministrativo della nazione.

Se fossimo in un periodo di vacche grasse, si potrebbe evincere che sì, Equitalia ha un senso, perché evidentemente coloro che non pagano tasse, imposte e multe di vario genere, stanno unicamente mettendo in atto una frode. Logico quindi che lo Stato crei un ente che esiga senza se e sena ma, il non percepito regolarmente, con tanto di sanzioni.

Dovremmo anche trovarci però, in un paese di onesti, di politica non avvezza all’inciucio e alla corruzione, tanto da realizzare – attraverso Equitalia s.p.a. – un meccanismo davvero aberrante, spesso illegale, in ogni caso vessatorio nelle pratiche che mette in atto contro i cittadini.

Non siamo in un periodo di vacche grasse, e anzi da anni, subiamo la crisi più pesante e violenta che si ricordi da tempo immemore.

Chi non paga tasse, imposte e multe, spesso vorrebbe poter onorare quelle cifre. Ma non può. Semplicemente perché, questa crisi economica infame, che ricade solo sui cittadini, voluta da tutti i governi occidentali per sopprimere diritti e imporre doveri, non permette a molti di poter assolvere i propri doveri.

Doveri peraltro, già più volte contestati, quando si parla di oneri fiscali, persino dalla Commissione Europea: siamo la nazione con la percentuale più alta di pressione fiscale. Chi lavora poi, e ha la fortuna di avere uno straccio di contratto regolare, opera ormai per oltre sei mesi l’anno – oltre sei mesi l’anno! – solamente per versare l’obolo nelle casse del Tesoro.

Casse che vengono costantemente depredate da politici che largheggiano con le spese, personali sempre più spesso. O con governi che giocano coi soldi dei contribuenti.

Tornando al tema Equitalia: molti dei crediti che lo Stato esige attraverso l’azione di recupero di Equitalia, sono crediti inesigibili. Molti altri, sono debiti contratti dai cittadini che da anni soffocano aggrediti dalle maglie di questo nuovo sistema di dittatura che, al grido: “C’è la crisi economica mondiale” sta fottendo un po’ tutte le popolazioni mondiali.

Insomma: c’è di che scrivere un romanzo. A tinte fosche.

La “crisi”? non passerà mai più. Si capisce da molti fattori. Comprese quelle inique percentuali di “crescita” che anche l’attuale governo sbandiera come fosse un trionfo. Se di trionfo possiamo parlare, è certamente dalla parte di chi sta approfittando abbondantemente della pazienza e dell’esistenza di un’intera popolazione. Che non si ribella più, ormai tramortita, privata delle forze, della volontà di fare qualcosa, in un sistema così complicato e intricato, da non permettere più a nessuno di liberarsi dalle corde strette intorno al collo.

Già dieci anni fa, quando condussi una lunga inchiesta su Equitalia, era chiaro come tutto fosse assolutamente poco chiaro. I comuni di tutta Italia, per anni e anni, e lo fanno tutt’ora, hanno generato milioni e milioni di finte multe, per batter cassa, attraverso il recupero dei crediti garantito da Equitalia.

Sono stati sottratti appartamenti, vetture, terreni, attività commerciali. Sono stati boccati conti correnti. Si sequestrano autovetture, persino quando queste sono di proprietà di invalidi, come nel caso della signora sarda, che è stata costretta a chiudere la propria attività commerciale “A causa della crisi” e si è vista recapitare una cartella da Equitalia, per una somma pari a 10.000 euro.

La signora concorda un piano di rientro. Inizia a pagare le rate, regolarmente. Ma non va bene. Non basta. Oltre alla vita sociale e professionale, lo Stato – travestito da Equitalia – bussa anche alla sua porta. Pretende il suo sangue e pure quello della figlia disabile. Non sazio delle rate regolarmente pagate e non trovando altro da pignorare, toglie la cosa più preziosa che un disabile costretto su una sedia a rotelle possa vedersi sottrarre: l’autovettura su cui spicca un regolare contrassegno disabili.

E’ accaduto in questi giorni in Sardegna, ecco la notizia.

Siamo in Italia. Si straparla ancora di nazione civile e democratica, mentre si continuano a compiere azioni da regime dittatoriale del peggior calibro.

Tutto questo deve cessare. E può cesare solo con il coinvolgimento di tutti i cittadini. Nessun partito politico – ormai da anni – ha a cuore il bene dei cittadini. E’ tutto troppo compromesso, mischiato con l’illegalità e le cosche malavitose. I governi sono al servizio del malaffare, un gioco che a quanto sembra piace a tutti coloro che siedono su qualche poltrona.

Il denaro esce a fiumi dalle tasche degli italiani, va a depositarsi all’interno delle tasche peggiori che si possano immaginare, poi, arriva pure l’esattore di Stato che ti guarda con freddezza e se ne fotte se la macchina che sta per sequestrarti non è una Ferrari e nemmeno una Porsche ultimo modello, ma un’utilitaria che è l’unico mezzo di trasporto per quella figlia che hai generato e ha avuto una doppia sfiga: non solo dover vivere su una sedia a rotelle nella nazione meno accogliente per un disabile, ma anche, nel paese in cui chi fa parte a vario titolo delle istituzioni, ha a cuore solo la propria sorte.

Hanno già tolto tutto. Dignità, pace, benessere, futuro, diritto alla salute. Oltre a tutto questo, restano solo le vite di ogni singolo contribuente. Quando capiranno che non c’è altro da spremere cosa faranno? Assolderanno un gruppo di terroristi e ci stermineranno tutti con la fiamma ossidrica?

O forse, aspettano che ci leviamo dai coglioni da soli, scegliendo di darci la morte uno dopo l’altro?

Basta, per carità. Serve un risveglio delle coscienze, un rigurgito di amore per se stessi, un ritorno alla ragione. Nessuno arriverà mai a salvarci. Siamo noi la soluzione. Siamo noi a dover chiedere che questo sistema si fermi. Siamo noi a dover fare la differenza.

Come? Semplicemente, scegliendo – onestamente e coerentemente – di non dare più linfa vitale a questo sistema. Che invece si continua a foraggiare, e che è diventato bulimico di denaro, potere, cinismo e richieste sempre più pressanti. Al pari di un mostro con le fauci sempre spalancate, in attesa di cibo.

Si può se si vuole, e non lo dico sterilmente. Almeno provarci. Almeno tentare. Per il bene di tutti. Persino di coloro che oggi, assurti a un illogico livello di potere sulla massa, sono convinti persino di fare il bene della nazione. Usciamo da questo tunnel. O non ci sarà nemmeno più un tunnel da percorrere.

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