Ammutinamento in un carcere del Messico dopo un tentativo di fuga andato male. Il carcere è quello di "Topo Chico" di Monterrey, dove il bilancio, per adesso, è di 52 morti. Ad annunciarlo il governatore dello Stato di Nuevo Leon, Jaime Rodriguez.

Nella lista delle persone rimaste uccise ci sono carcerieri, guardie e funzionari del carcere. Nella ricostruzione della vicenda si è parlato di un tentativo di fuga da parte di un gruppo di detenuti la notte prima, che ha dato avvio alla rivolta. I familiari dei detenuti, accorsi alla notizia e rimasti all'esterno del carcere, assistono impotenti, mentre cercano notizie dei propri familiari.

Dall'esterno si vedono alzarsi nuvole di fumo provenienti dalla prigione. Secondo le ricostruzioni un gruppo di detenuti avrebbe preso il controllo di un'area del carcere provocando un incendio, mentre all'esterno si sentivano delle esplosioni.

Il governatore Rodriguez ha anche aggiunto che ci sono dodici feriti negli scontri tra le due fazioni presenti all'interno del carcere. Una di queste era guidata da un membro del cartello della droga Zetas.

La notizia arriva a soli sei giorni dalla programmata visita di papa Francesco in un altro carcere messicano, quello di Ciudad Juarez, che si trova al confine con il Nuovo Mexico, nello stato di Chihuahua. Per adesso la situazione è ancora grave e non si conoscono ancora gli eventuali provvedimenti che il governo e le autorità prenderanno nei confronti della prevista visita papale.

L'ammutinamento del carcere messicano non è nuovo nel paese. Nel 2012, durante una rivolta nella prigione di Apodaca, morirono 44 detenuti. La Commisione nazionale per i diritti umani, invece, ha pubblicato un rapporto nel 2013, sulle 101 carceri più affollate del paese, dove si sottolineava che di queste, 65 erano gestite direttamente dai carcerati e non dalle autorità competenti.