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Recensione: 'Il volo di Michelangelo' - Teatro dei Conciatori - 20 Giugno/5Luglio

Recensione: 'Il volo di Michelangelo' - Teatro dei Conciatori - 20 Giugno/5Luglio
Autore: Susanna Schivardi - Redazione Cultura
Data: 30/06/2015

Roma d’estate vive e pulsa di iniziative. Tra tutte, l’attività teatrale, come quella che vede al Teatro dei Conciatori a Roma, un fiorire di spettacoli appassionanti e intensi, con la rassegna CONTE – next step in the evolution of the theatre, dal 20 giugno al 5 Luglio, partendo dalla commedia C’è poco da ridere, per terminare con Dicono di Lei. Un modo per rilanciare il teatro, l’innovazione soprattutto che quest’arte propone sempre e incessantemente. Il 27 Giugno è andato in scena il Volo di Michelangelo, scritto e diretto da Nicola Zavagli con la Compagnia Teatri d’Imbarco, interpretato da Beatrice Visibelli e Marco Natalucci.

Il racconto della vita del grande maestro italiano, con l’accompagnamento della violoncellista Ginevra Pruneti, ha inondato la scena con semplicità e immediatezza. Il testo, rigoroso e ben scritto, ha snodato all’improvviso una carica di energia piena di attese e curiosità. Michelangelo prende vita tra le parole e le battute che i due attori si alternano in una perfetta dicotomia di genio e sregolatezza, la mascolinità dell’uomo e la poesia della donna si fondono in una narrazione avvincente e mai noiosa.

Per più di un’ora l’esistenza travagliata di Michelangelo esplora le intimità dell’animo umano, simbolo e metafora della grandezza, del delirio di onnipotenza e della caduta improvvisa, della resurrezione e   della gloria imperitura che ancora oggi in tutto il mondo esclama e reclama. La via del teatro per insegnare, per divulgare quello che nella fretta nessuno si ricorda più, di come è nata la Cappella Sistina, come hanno preso corpo il Mosè, il David, lo Schiavo morente e lo Schiavo ribelle. Per non tacere le tombe dei santi Papi, dei vanesi uomini di Chiesa, che tanto si occupavano di terra e molto poco di cielo. Il tutto dolcemente coadiuvato dal suono del violoncello che si insinua come onda leggera sulla riva del mare, mentre i flutti al largo in tempesta si infuocano di nuovi aneddoti.

E così la narrazione si mescola alla recitazione in un crescendo di pathos che incolla lo spettatore alla sedia e non lo molla un attimo, finché la scena non si abbassa e ci si accorge che con la morte del nostro, termina anche lo spettacolo. Eppure le parole, una volta usciti dal piccolo teatro nel cuore di una Roma vivace e luminosa, non smettono di riecheggiare in una memoria che d’ora in avanti terrà stretta il racconto, le gesta, le passioni, le delusioni e le sconfitte di un grandissimo dell’arte mondiale. Il Michelangelo inviso agli studenti, perché all’intelletto l’imparare a memoria è molesto, grazie a questa rappresentazione non abbandona più la mente, e prende forma, oltre che come artista, anche come uomo, come comune mortale, come amante appassionato e cedevole. La scena è scarna, appena un panno rosso, come l’abito della violoncellista, le luci calde, soffuse, accoglienti, per la realizzazione di Nicolò Ghio. Il 30 Giugno è di scena Oltremare e poi la rassegna terminerà con Dicolo di Lei, su come la nostra identità appaia distorta agli occhi degli altri, in attesa della stagione ricchissima 2015-2016.




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