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L 'immorale disuguaglianza economica che nega la democrazia

L 'immorale disuguaglianza economica che nega la democrazia
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 18/05/2015

I soldi possono comprare tutto. E’ un antico detto ed è assolutamente reale. Nella nostra società, questa affermazione prende connotati ambigui su cui è bene riflettere. La diseguaglianza economica è il criterio che non permette la realizzazione di un vero regime democratico.

Quell’1% di popolazione che detiene la ricchezza globale, ha in mano non solo enormi ricchezze ma anche, l’assoluta possibilità di scegliere anche per gli altri.

Avere potere economico non determina solamente la possibilità di condurre una vita agiata. Comprare le cose migliori non è il solo elemento che troviamo all’interno del criterio di potere economico. Il denaro permette di acquisire diritti fondamentali che sono negati alla popolazione comune.

Istruzione, salute, sicurezza. Ma anche mille piccoli e grandi agi che solo il denaro può dare. In una società che ha messo il mercato economico davanti a tutto il resto, chi ha maggiore capacità economica può permettersi di vivere ottenendo tutto ciò che è fondamentale per l’esistenza e molto ancora.

Molti pensano che esistano diversi livelli sociali e che ogni livello abbia a sua volta una modalità di accesso alle stesse necessità fondamentali. Non è così.

Provate a pensare alla disuguaglianza che un diverso status economico crea nel momento in cui si è nella condizione di doversi curare. Al comune cittadino, è posta la stessa questione proposta al cittadino ricco: se vuoi cautelare la tua salute devi pagare, privatamente. E’ noto a tutti come l’accesso alle prestazioni sanitarie sia ormai una chimera, considerando i lunghissimi tempi di attesa per accedervi. Chi è ricco nemmeno ci pensa al Sistema Sanitario Nazionale. Chi non può permettersi esose visite mediche specialistiche e conseguenti cure farmacologiche, sempre più spesso anch’esse a pagamento, è costretto a soccombere.

Possiamo parlare di Istruzione. Negli ultimi decenni, i governi nazionali hanno pensato bene di trasbordare enormi finanziamenti dal comparto della scuola pubblica a quella paritaria. Ogni governo ha addotto questo tipo di motivazione alla privazione di risorse al comparto pubblico: una maggiore scelta dell’offerta formativa per le famiglie. Peccato che, milioni di famiglie non possano accedere a certi istituti privati proprio a causa degli altissimi costi delle rette mensili.

E’ indubbio che dietro tutto questo, vi sia una evidente volontà di prostrare la classe media favorendo costantemente le classi abbienti. Ciò provoca una costante negazione dei diritti di uguaglianza oltre ad abbattere il criterio di democrazia all’interno del quale la diseguaglianza non può albergare.

Salute, Istruzione, sicurezza. Ma anche maggiori possibilità di ottenere, pagando, una serie infinita di comodità smisurate che cozzano col criterio di uguaglianza. Sapete ad esempio che molte compagnie aeree, dietro pagamento di una certa somma, concedono ai passeggeri di saltare la fila al check in e in alcuni casi persino i controlli di sicurezza? E vi sono anche opportunità per chi la fila non vuole farla in ogni luogo si appresti ad andare: dal ristorante al parco giochi passando per qualsiasi altra fila possa venirvi in mente: pagando si è sempre i primi della fila.

Oltre questi esempi, che ad alcuni possono apparire anche futili ma a ben pensarci non lo sono, il maggior potere economico traccia una linea di confine ben definita fra il criterio di democrazia e la sua negazione.

Maggiore sarà la differenza – forbice si dice – fra i ricchi e i cittadini comuni, massima sarà la negazione del criterio di democrazia, negata proprio da ciò che il maggior potere economico può consentire. Chi non ha possibilità economiche non può nemmeno essere libero.

Il fatto che i governi degli ultimi anni sostengano a spada tratta i ricchi, a discapito della gente comune, deve far riflettere su come proprio la politica non abbia alcuna intenzione di realizzare quella chimera chiamata “democrazia”.

Del resto, guardando le cose con gli occhi di chi dirige la nazione, i ricchi sono una fonte continua di consenso politico, di possibilità di arricchimento e di radicalizzazione del potere. La gente comune invece, rappresenta solo un costo. Che nessuno vuole sostenere. E’ uno dei motivi per cui, paradossalmente, si parla di crisi economica ma sempre addossata concretamente sulle spalle dei cittadini comuni, mai dei ricchi.

La politica sosterrà sempre e solo chi ha maggiore potere economico, traendone benefici di ogni sorta. Al comune cittadino va l’onere di contribuire costantemente al maggiore arricchimento dei ricchi parallelamente  all’abbattimento dei propri diritti. In barba a qualsiasi criterio democratico, di cui è rimasto solo un vago ideale senza contenuti. 

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