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Il reato di tortura ne ammette la pratica

Il reato di tortura ne ammette la pratica
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 09/04/2015

L’art. 13 della nostra Costituzione recita: "E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà" Non è menzionata la parola “tortura” anche se a essa l’articolo 13 si riferisce ma solo nel caso di persone sottoposte a “restrizione della libertà”. Come se quelle non toccate dalla carcerazione ma ugualmente sottoposte a tortura non fossero la stessa cosa. Nel nostro paese da molti anni si pensa di legiferare contro il reato di tortura ma a quanto pare è un tema troppo spinoso da trattare.

Riflettendo, se venisse introdotto il reato di tortura, automaticamente si ammetterebbe l’esistenza della sua pratica. Non legiferando contro questo reato, è come se si escludesse di fatto ogni possibilità che essa avvenga. E’ una negazione aberrante, poiché i casi di tortura esistono, ma non sono punibili perché non esistono normative che possano di conseguenza generare sentenze di colpa contro chi si macchi di questo orribile atto contro gli esseri umani. Ma attenzione a come si legifera.

La recente condanna giunta dalla Corte di Strasburgo contro i fatti avvenuti il 21 Luglio del 2001 presso l’Istituto scolastico Diaz, riaccende la discussione. La Corte europea dei diritti umani si è pronunciata in merito ai fatti accaduti, a fronte di un ricorso presentato da Arnaldo Cestaro, una delle vittime della perquisizione che la Polizia realizzò presso l’istituto scolastico. Cestaro, che all’epoca ei fatti aveva 62 anni, ha affermato che quella notte fu barbaramente picchiato da componenti delle Forze dell’Ordine e che dovette subire un’operazione. Attualmente, a suo dire, subisce ancora le conseguenze di quel pestaggio. Cestaro nel suo ricorso, ha considerato quei pestaggi al pari della tortura e condanna lo Stato Italiano perché a oggi, le persone colpevoli delle percosse subite non sono state adeguatamente condannate.

Fin qui, nulla di male. Se si è vittime di percosse immotivate, ammesso che le percosse possano essere mai motivate, è ovvio che la vittima dell’abuso pretenda giustizia e che i colpevoli siano adeguatamente condannati.

Il problema è che se da un lato è legittimo che le vittime di qualsiasi reato contro la persona siano sostenute dalla Legge che deve produrre la condanna contro i colpevoli, dall’altro lato legiferare sul reato di tortura apre scenari completamente diversi. Introdurre questo reato nel nostro paese, significa ammettere che la pratica della tortura possa esistere e che, al limite, chi se ne macchia sarà giudicato ed eventualmente condannato. Eventualmente, poiché come si sa, durante un iter giudiziario il fulcro è capire se una persona è colpevole e di cosa.

Tracciare nettamente i confini fra tortura, maltrattamento e percosse a mio parere non sarà cosa facile. Anche perché si potrebbero ripresentare alla ribalta molti casi di cronaca rimasti senza colpevoli e che a tutti gli effetti fanno dubitare che certi “trattamenti” siano stati aderenti alla pratica della tortura. Pensiamo al caso Cucchi o a quello di Francesco Mastrogiovanni e a molti altri rimasti senza giustizia.

A parte ciò, è singolare che giunga proprio ora una richiesta così impellente da parte della Corte di Strasburgo, di legiferare in tal senso. Con L’Isis, le guerre religiose varie ed eventuali, le minacce di attacchi terroristici e il criterio di razzismo che nel nostro paese è da tempo ampiamente sostenuto da una parte della politica nazionale, è difficile non pensare che l’introduzione di questo reato possa divenire lo strumento per rendere possibile questa pratica in nome della “sicurezza nazionale”.

D’altronde USA docet. La realizzazione della prigione di Guantanamo è la prova lampante di come si possa creare un’aberrazione in nome della propaganda di Stato.

Il carcere di Guantanamo rappresenta la più alta rappresentazione di negazione dei diritti umani che mai sia stata realizzata. Creato allo scopo di detenere prigionieri Afghani ritenuti appartenenti a organizzazioni terroristiche, divenne in breve tempo la fossa dei serpenti di qualsiasi vittima sacrificale designata dagli USA senza però tracciare nettamente un criterio di condanna. I prigionieri di Guantanamo non sono mai stati classificati “prigionieri di guerra” né “imputati di reati ordinari” per il semplice fatto che così facendo, essi non sono stati messi nella condizione di avvalersi delle Leggi ordinarie o dei trattati per i diritti dell’Uomo. La massima espressione di come un sistema possa creare vittime da torturare.

Tornando al reato di tortura, sarà difficile per i legislatori tracciare delle linee nette su cosa sia e non sia la tortura. Esistono migliaia di casi di tortura inflitta fra le mura di casa, che spesso precedono addirittura un omicidio. Altri casi di tortura si riferiscono al trattamento che molti lavoratori, in special modo immigrati, subiscono sui campi di lavoro agricolo. Che dire delle tante giovani che approdano nel nostro paese con la speranza di un lavoro e che giungono a subire vere e proprie torture atte a spingerle a prostituirsi? Quanti casi di tortura potrà far emergere questa normativa? E a quanti reati oggettivi sarebbe poi in grado di dare giustizia?

Come sempre, sarà necessario stare molto attenti a come tutto questo sarà composto. Per non trovarci un giorno tutti vittime di un sistema che ammette la tortura, tanto c’è una Legge che tratta il reato. Ma se questa Legge come sempre trova poliedriche forme d’interpretazione, potremmo ritrovarci tutti potenziali vittime di maltrattamenti senza avere il diritto di trovare giustizia, avallato tutto ciò dal fatto che il nostro ordinamento giuridico comprende una norma in tal senso. Ma l’introduzione di una norma non rappresenta la soluzione del problema.

Sarebbe più opportuno aumentare notevolmente le pene contro chi minaccia la dignità e la vita dell’Uomo. Basterebbe mettere in atto pedissequamente i trattati internazionali. Invece no. S’introduce un nuovo reato e attraverso esso, la possibilità che esso possa essere commesso. Attenzione a cosa sarà realizzato e come, perché parliamo di Leggi in vigore nella nostra nazione e tutti noi possiamo divenirne vittima. Prima di creare una nuova possibilità, cerchiamo di utilizzare le alternative che già esistono. E non sottomettiamoci al diktat del criterio di “sicurezza” perché è proprio nel suo nome che troppo spesso si commettono misfatti contro gli esseri umani.




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