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'Dancing with Maria' la danza espressione della diversita' umana

'Dancing with Maria' la danza espressione della diversita' umana
Autore: Teresa.Corrado
Data: 01/03/2015

Al Nuovo Cinema Aquila di Roma è arrivato il documentario scritto e diretto da Ivan Gergolet "Dancing with Maria" sulla danzatrice argentina, ormai novantatreenne Maria Fux. La donna, nata nel 1922 è conosciuta in tutto il mondo per il suo personale rapporto con la musica e quindi con la danza.

Con lei nel documentario, anche Macarena Battista, Maria Garrido, Diana Martinez, Marcos Ruiz, Martina Serban, Maria José Vexenat.

Il documentario girato in Argentina dove Maria Fux vive e continua a lavorare con i suoi allievi, mostra una donna che nonostante l'età, le vicissitudini personali e artistiche, continua a voler donare agli altri ciò che la musica e la danza le ha donato in tutti questi anni di carriera. La sua esperienza di figlia di immigrati russi, fuggiti dal paese d'origine, oltre alla storia della madre, alla quale esportarono la rotula, la pone in una posizione particolare con la musica e la danza. La sua passione condivisa con la madre e nascosta al padre, la portò a lottare fin da subito per la realizzazione del proprio sogno, fino ad ottenere l'approvazione paterna.

Influenzata dal suo vissuto personale, dall'amore per la musica e quindi per la danza e da una particolare sensibilità verso le persone con difficoltà non solo motorie, ma anche psichiche, Maria Fux ha la consapevolezza che la musica e la danza, attraverso la Danzaterapia può arrivare a chiunque. Nei suoi seminari che elargisce a persone di qualsiasi estrazione sociale e con qualsiasi tipo di difficoltà, riuscendo a portare i suoi seminaristi a prendere coscienza della propria capacità. "Ciò che danziamo è la vita. E nel silenzio c'è vita", dice la stessa Maria Fux. Tutti attraverso la danza, possono esprimersi.

Il suo metodo oggi viene utilizzato da operatori, medici, psicologi e applicato nel trattamento di persone affette da sindrome di Down, o con problemi sensoriali, o disagio psicologico, ma anche a scopo riabilitativo e terapeutico.

Nei suoi insegnamenti ci sono la maturità degli anni, la sensibilità di una donna che non solo ha visto, ma ha toccato le varie diversità del suo paese, la coscienza di poter aiutare senza dover conoscere motivazioni, la bellezza di ritrovarsi circondata da persone che hanno il desiderio di apprendere. "Ci sono due modi di vedere la vita: ciò che gli altri pensano di te o ciò che tu sei", spiega la donna. Il regista, infatti, fa parlare anche gli allievi le cui storie e vicissitudini sono molto forti e toccanti.

Il tono del documentario non è autobiografico, ma racconta delle lezioni di una donna che cerca di infondere ai suoi allievi, non importa età, sesso o altra diversità fisica e mentale, ma la consapevolezza del proprio essere diversi, che è possibile esprimere attraverso la musica, partendo da semplici elementi, che siano pioggia, rumori, aria, dove il ritmo è il fondamento della danza. Ma anche la presenza dell'ultima allieva di Maria Fux, che è lei stessa, intenta a conoscere a riorganizzare il suo corpo, così tanto diverso da quello che ha potuto gestire in tutti gli anni della sua vita.

Il regista goriziano Ivan Gergolet che ha conosciuto personalmente nel 2010 la danzatrice argentina, deve la sua scelta del personaggio alla moglie che partiva per Buenos Aires per partecipare ad uno dei suoi seminari. Da quel primo viaggio, ce ne sono stati altri, attraverso i quali si è instaurata un'amicizia tra i due, tanto che è la prima persona a cui è stato permesso di girare mentre Maria svolgeva dei seminari. Toccante la scena finale dello stesso documentario dove, sotto il palazzo di Maria Fux, che affaccia su una delle strade di Buenos Aires, si vedono gli allievi della donna, nella loro diversità, ballare al ritmo di una musica che li unisce e li terrà così per sempre.

Il documentario, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, ha avuto un'ottima accoglienza da parte del pubblico e della critica, che ripaga i tre anni di lavoro di Ivan Gergolet, vincendo il premio Civitas Vitae, dove era stato selezionato per la Settimana Internazionale della Critica. È prodotto da Transmedia e distribuito da Exit Media è stato co-prodotto con l'Argentina.

 




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