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Strage di Charlie Hebdo: alcuni punti poco chiari e un appello contro la guerra

Strage di Charlie Hebdo: alcuni punti poco chiari e un appello contro la guerra
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 08/01/2015

Nella strage realizzata nella sede del settimanale parigino Charlie Hebdo c’è qualcosa che non mi convince. Tre elementi che da subito mi sono saltati alla mente. Il primo elemento: i tre terroristi sbagliano indirizzo. Notevole per un commando che era lì per uccidere senza pietà in nome di Hallah. I tre bussano alla porta sbagliata, passamontagna ben calzati sul viso e Kalashnicov imbracciati. Sembra che chi ha aperto la porta gli abbia “gentilmente” detto che no, non era quella la sede del settimanale, indicando l’esatta ubicazione. Credo che nemmeno nella peggiore sceneggiatura di un film d’azione americano si possa scadere in qualcosa del genere.

Secondo punto: i tre rubano la Clio nera con la quale fuggono dopo la strage. Al proprietario della vettura, tengono a precisare di essere Yemeniti. Come a voler confermare in maniera assoluta la loro provenienza islamica. Era necessario?

Terzo punto: i documenti lasciati incautamente sull’auto rubata. I Media hanno diffuso notizie poi ritirate. In prima battuta i documenti ritrovati in auto erano tre. C’è già da riflettere sul motivo per cui, tre terroristi che hanno appena ucciso dodici persone a sangue freddo, sentissero l’esigenza – mentre fuggivano - di cacciar fuori le carte d’identità per poi mollarle in auto. Dopo le prime dichiarazioni però, con tanto d’immagini dei tre documenti di riconoscimento diffuse in televisione, è stato confermato il ritrovamento di una sola carta d’identità.

Altre cose in ordine sparso: ieri sera sono state diffuse le immagini di “teste di cuoio” in assetto di guerra, immobili, con i mitra spianati contro una palazzina parigina. In tv hanno detto che erano appostati “di fronte all’abitazione del più giovane dei tre terroristi”. In uno scenario del genere, dalle riprese video si vedono alcune persone attraversare tranquillamente la strada passando davanti ai militari con le armi spianate. Ma non doveva essere una zona pericolosissima dove si sarebbe potuto scatenare l’inferno da un momento all’altro? Al link seguente potrete rivedere il filmato in questione: http://youtu.be/bZdj0RfLQwg

Ieri sera inoltre, non si riusciva a capire più cosa stesse succedendo. La notizia dell’arresto dei tre terroristi è stata comunicata più volte in televisione e più volte è stata ritirata. Poi è stato detto che il più giovane dei tre del commando stragista si sarebbe consegnato spontaneamente alla polizia in una questura quasi al confine col Belgio.

In tutto questo bailamme, oltre l’orrore della strage, i morti ammazzati a sangue freddo, i feriti, gli altri attacchi avvenuti a mezzanotte e poi stamane – ma che gli inquirenti si sono affrettati a dichiarare di non essere associati alla strage di ieri – rimangono molti dubbi di non facile soluzione. Le poste in gioco sono troppo alte, ma esaminare gli elementi concreti può sollecitare la riflessione su quanto accaduto.

Marine Le Pen ne ha approfittato per ricacciare fuori una vecchia proposta del suo partito: un bel referendum per reintrodurre la pena di morte in Francia. In Italia si parla di “massima allerta sugli obiettivi sensibili” come sedi di testate giornalistiche stazioni. L’Europa è un obiettivo attaccabile dagli estremisti islamici, bisogna fare in modo che le nazioni siano rese sicure e quindi, attendiamoci presidi stabili dell’Esercito su tutti i territori europei.

Tutto questo a me sa di guerra già in atto. Ci svegliamo una mattina e ci ritroviamo in un mare di guai, la guerra vera, coi carri armati, i caccia bombardieri e tutto l’armamentario. Credo che sia giunto il momento di non dare spazio alle repliche estremiste ma di mettere in moto la diplomazia internazionale, affinché si smorzino i toni e gli atti estremi che anche nel nostro paese possono facilmente debordare in qualcosa di molto più grande e grave dei razzismi biechi utilizzati da qualche esponente politico a soli fini elettorali. In queste ore in Italia c’è già chi parla di sospendere l’accordo Shengen, e si punta ancora il dito contro l’immigrazione clandestina che è uno dei leitmotiv della Lega ma non solo.

Non facciamo confusione per carità. Islam non è automaticamente sinonimo di terrorismo. Non mettiamoci nella condizione di trovarci davvero coinvolti in una guerra che non ci appartiene. Sarebbe l’ennesimo errore di cui ci pentiremmo, com’è già accaduto. Aumentare le pene per chi si macchia di atti di terrorismo va bene, alimentare il concetto di islamismo abbinato matematicamente a terrorismo no, non si deve fare. E’ concettualmente sbagliato e non possiamo usare con tanta leggerezza la rabbia popolare per attivare soluzioni che ci porterebbero solo tra le braccia di un mostruoso conflitto internazionale. Pensiamoci in tempo.

 




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Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
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