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Nemmeno l’assurda regola di assegnare punteggi doppi al gran premio di Abu Dhabi, ultima tappa del mondiale 2014 di formula1, ha fermato la corsa al titolo di Lewis Hamilton. Il pilota inglese vince la sua undicesima gara stagionale delle 19 in programma confermando la superiorità della Mercedes – con le 5 di Rosberg sono 16 su 19, solo le briciole per la Red Bull che con Ricciardo ha portato a casa il primo posto in Canada, Ungheria e Belgio – e di se stesso sul compagno di scuderia, punti alla mano la classifica dice 384 a 317. Si tratta del secondo campionato vinto dall’anglo-caraibico, dopo il successo nel 2008 con la McLaren, al termine di una corsa in Brasile tanto bagnata quanto incredibile per l’altalena di emozioni – Massa era praticamente già iridato fino agli ultimi metri, quando con il sorpasso a Glock Hamilton artigliò l’ultima posizione utile per laurearsi campione. Stavolta percorso netto, titolo e trionfo indiscutibili e senza appello. Rosberg resiste finchè può, poi un problema all’Ers (Energy Recovery System) lo relega in quattordicesima posizione, addirittura doppiato. E pensare che la stagione di Lewis non era iniziata sotto i migliori auspici, ritirato in Australia mentre Nico faceva bottino pieno. Poi il filotto Malesia – Bahrein - Cina – Spagna ha ribaltato la situazione, la risposta di Rosberg a Montecarlo fece capire che il duello sarebbe stato fratricida e senza spazio per terzi incomodi. Già, perché la Red Bull non è mai riuscita a tenere il passo. Il ritiro di Vettel al debutto di Melbourne con la contemporanea squalifica di Ricciardo, “sottopeso” ai controlli post gara, non faceva presagire una gran stagione. Il campione in carica ha risposto con un podio in Malesia, poi anonimato fino alla settima gara in Canada, terzo mentre il compagno di squadra vinceva stravolgendo le gerarchie interne. Ricciardo è stato l’unico a interrompere il dominio Mercedes altrimenti incontrastato, ma vale più per la gloria personale perché la Red Bull non ha mai dato l’impressione di poter essere competitiva in maniera costante. Vera sorpresa è stata la Williams, scuderia partita in sordina e con un team piloti che lasciava perplessi: il quasi esordiente Bottas e il quasi “pensionato” Massa. Invece i due hanno riportato la Williams sul podio come ai bei tempi di Montoya e Schumacher Jr. Bottas ha collezionato quattro terzi e due secondi posti, chiudendo quarto in classifica generale davanti a Vettel. Il brasiliano “solo” due terzi ed un secondo posto, ma quando valeva doppio: più che onorevole il settimo posto finale, tra Alonso e Button. E poi c’è il capitolo Ferrari, deludente come non si vedeva da anni. Alonso è sesto in classifica finale, con poco più della metà dei punti di un Rosberg che non ha nemmeno sfruttato il bonus del raddoppio di Abu Dhabi. Pochissimi gli acuti dello spagnolo, terzo in Cina e secondo in Ungheria, punto più basso il ritiro nel gran premio “di casa” a Monza, costato una rivoluzione a Maranello con l’avvicendamento Montezemolo-Marchionne. Non pervenuto Raikkonen, “Ice Man” non ha mai scaldato i tifosi con risultati molto scarsi. Il finlandese ha navigato costantemente ai margini della top ten, il quarto posto di Spa il piazzamento migliore. Alla fine è dodicesimo, con gli stessi punti dell’esordiente McLaren Magnussen. Nel 2015 Alonso lascerà il sedile a Vettel, sostituzione che proverà a dare ulteriori scosse all’ambiente. Il nuovo binomio dovrà lavorare molto per rinverdire i fasti di squadra e personali. Dopo quattro mondiali di fila Vettel non ha avuto le stesse motivazioni, al di là di una macchina inferiore alle attese: Ricciardo ha comunque vinto qualche gara, impresa non riuscita all’ex iridato, che però potrà trarre nuova linfa dal cambiamento e l’approdo alla sua scuderia preferita. E se dalle parti di Maranello si sente parlare tedesco non possono che riaffiorare alla mente grandi ricordi.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 04:11:19 |
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