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Ok, c’è la crisi. Un tormento che dura ormai da oltre 5 anni. Una crisi, a livello internazionale, che nel 2008 fu realizzata a causa della diffusione dei famosi “subprime” statunitensi. Per chi non lo sapesse, i subprime sono prestiti che vengono concessi a persone che non danno alcun tipo di garanzia per ottenerli. Generalmente quindi, sono prestiti ad alto rischio concessi a persone che al 99% non li restituiranno.
Gli USA pensavano che, aprendo ai mutui subprime in larga diffusione, l’economia sarebbe schizzata in alto e si sarebbe quindi data una sferzata globale a tutto il comparto economico, quello edilizio in primis. Peccato però, che proprio a causa dell’alto rischio dovuto alla concessione di denaro a persone che non avevano nulla come controparte di garanzia per la restituzione dei mutui ottenuti, si è verificato esattamente ciò che si può immaginare: in molti non hanno potuto restituire i soldi e questo ha fatto saltare in aria grandi gruppi bancari e agenzie finanziarie. A causa poi della globalizzazione che ci vede ormai strettamente collegati come nazioni, alle altre, il cosiddetto effetto domino ha fatto si che la crisi statunitense giungesse fino a noi. Non è tutto però. Se fosse solo questo, forse dalla crisi finanziaria saremmo usciti già da tempo. Si sarebbe trovato un modo a livello centrale per far si che le nazioni – specialmente quelle non direttamente coinvolte dalla catastrofe dei subprime – potessero uscirne quasi indenni. Ciò che è accaduto invece, è molto grave. Prendiamo il nostro paese. Con la scusa della crisi, che nella realtà dei fatti non ha mai davvero intaccato le nostre banche, dato che l’Italia non si è mai troppo esposta economicamente verso l’estero, i governi nazionali hanno messo in atto un processo attraverso il quale mantenere costantemente in crisi la popolazione e non solo attraverso i canali bancari – vedi l’assoluta ormai chiusura al credito per persone e imprese – ma anche e soprattutto, alimentando costantemente la pressione fiscale e stracciando in mille pezzi il settore del lavoro. Tutto, dal 2008, accade “a causa della crisi”. Tutto viene imposto in nome della crisi. Nulla viene fatto per uscirne, dalla crisi. Parliamoci chiaro: indicatemi un solo governo che non abbia operato grandi tagli ai servizi o aumento delle tasse e delle imposte senza invece mettere in atto progetti utili davvero alla ripresa economica? Nel frattempo però, in questi anni, sappiamo che il mondo della politica ha sguazzato e continua a sguazzare nei forzieri delle casse del denaro pubblico. Guarda caso, per fare un esempio, abbiamo scoperto loschi traffici di appropriazione indebita di denaro pubblico proprio a cavallo della “crisi economica”. Una crisi che tocca solo i cittadini comuni quindi. Mai chi per pura propaganda governativa, si dice fermamente convinto di voler salvare il paese. Oltretutto, nel clima di disperazione generale, è stato facile ai dirigenti della nazione far passare in secondo piano molte cose che diversamente si sarebbero notate: la negazione dei diritti civili, operata sia a livello elettorale – vedi “non” legge elettorale ancora in vigore – piuttosto che il tritacarne nazionale denominato Equitalia che anzi è stato spinto al massimo proprio in corrispondenza di questi anni di “crisi”. La verità è che si è voluto uccidere uno status, quello della classe media, esattamente come è accaduto negli USA e come accade anche in Germania p Francia, in barba alle dichiarazioni che fanno pensare che altrove le cose vadano diversamente. Schiavizzare le popolazioni col tormentone della crisi economica: è questo ciò che accade da circa sei anni. Le popolazioni sono state convinte che i governi non avevano più risorse per le necessità fondamentali della popolazione e hanno spinto l’acceleratore al massimo per spillare denaro a tutto spiano. Conseguenze: le imprese chiudono a mazzi ogni giorno. I cittadini perdono il lavoro costantemente. I giovani non hanno alcuna fiducia nel futuro. I servizi non esistono quasi più ma paghiamo le tasse più alte d’Europa. In tutto ciò, i proclami governativi reggono al massimo qualche giorno. L’ultima stangata ai danni degli statali: anche per il 2015 il blocco dei salari, contrariamente a quanto veniva sparato fino a poco tempo fa per mantener buoni i cittadini in ferie. Alla luce di tutto questo, attendiamoci la peggior Legge di stabilità – ex Legge finanziaria – dal momento che il premier Renzi continua a spergiurare che non ce ne sarà bisogno. Oggi come oggi nel nostro paese ma non solo, per sapere la verità basta mettere al contrario ciò che viene detto a livello governativo. Non dimentichiamo poi una cosa: se tutti, ma proprio tutti a cominciare da chi governa il paese, subissimo la stessa sorte economica, allora ci sarebbe del buono persino nel dramma economico. La condivisione del male darebbe almeno un segno tangibile della sua concretezza. Ma quando sono solo i cittadini comuni ad esser perseguitati e privati dei fondamentali diritti civili, allora è chiaro che “qualcosa” non torna. Si chiama regime dittatoriale, ma continua a essere chiamato con un solo appellativo: democrazia. La cosa peggiore? Molti cittadini sono ancora convinti di vivere in un regime democratico. Basta la parola a quanto pare…
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 02:30:21 |
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