Simone Camilli, il fotoreporter rimasto vittima dell’attentato a Gaza, secondo i risultati dell’autopsia dell’istituto di medicina legale della Sapienza, sarebbe morto a causa delle ferite riportate dallo scoppio dell’ordigno che gli artificieri palestinesi stavano cercando di disinnescare.

Ieri si è celebrato il funerale, l’ultimo saluto a questo ragazzo pieno di talento e che era speciale a detta di tutti coloro che lo conoscevano. Tanti i semplici cittadini che si sono voluti stringere al dolore del papà Pier Luigi Camilli, sindaco di Pitigliano, e alla moglie. La funzione è stata celebrata dal vescovo Guglielmo Borghetti e trasmessa sul sito dell’Associated Press, che è l’agenzia americana per la quale lavorava Camilli.

Il signor Pier Luigi ha parlato al funerale, raccontando di quanta gente si sia riunita intorno a lui in questo momento; tutte persone che con Simone ci hanno parlato e ne conservano un ricordo bellissimo. Aveva provato a far fare il concorso in Rai al figlio ma Simone ha sempre risposto che fare il giornalista non vuol dire stare seduto dietro ad una scrivania, ma è andare lì dove le cose succedono e raccontarle.

“La perdita di un figlio non ha eguali” spiega il padre nella commozione. Ma la perdita è anche di un professionista che nella sua giovane carriera ha ricevuto tanti riconoscimenti profondi.

Il raggiungimento di un sogno è pieno di ostacoli, pieno di paure, e Simone questo lo sapeva bene. Ma forse era proprio la sua voglia di raccontare a spingerlo avanti e fino alla fine ha avuto il coraggio di mantenere fede alla promessa fatta con la sua più grande vocazione.