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Quando oltre trent’anni fa Enrico Berlinguer intavolò la discussione relativamente la questione morale, non si riferiva tanto a quella metodica attraverso la quale politici e imprenditori traggono beneficio dalla loro posizione di potere, bensì – era ed è ancor oggi questo il punto – intendeva sollevare il coperchio su un andamento già storico all’epoca, del tutto riprovevole su come la politica si fosse tramutata in qualcosa di diverso rispetto alla vera motivazione della sua stessa esistenza.
Già ai tempi di Berlinguer infatti, si notava l’avvenuta trasformazione: i partiti non erano più portavoce dei cittadini/elettori nei confronti delle istituzioni, trait d’union fra la popolazione e lo Stato, bensì facenti parte lo Stato, in un continuo espandersi all’interno della struttura sistemica istituzionale, per sfociare nell’attuale situazione di caos in cui è davvero difficile tracciare nettamente i confini fra Partiti politici e istituzione statale. Ciò non ha quindi nulla a che vedere con i livelli di corruzione che ogni partito politico ha palesato con azioni di diverso tipo e diversi gradi di gravità e non solo nella nostra nazione, quanto con la mutazione del concetto stesso di democrazia, dal momento che il cittadino medio si è ritrovato da un lato a convincersi di esercitare un diritto attraverso l’azione del voto che come si sa però non viene più garantito con le attuali leggi elettorali e dall’altro ritrovandosi senza una reale componente rappresentativa che giovi a risolvere le questioni della vita. Divenendo Stato, i partiti non hanno alcun interesse ad operare per il bene dei cittadini bensì per il bene proprio, e lo Stato è divenuto solo una rappresentazione immaginifica dal momento che ha subito una vera e propria invasione da parte dei partiti. Di fatto, da decenni non esiste più il concetto di Democrazia semplicemente perché nessuno si è accorto che l’elemento di contatto fra Stato e cittadinanza – i partiti politici – si sono tramutati in Istituzione. Comandano e impongono regole, non risolvono le istanze della cittadinanza. Al pari dello Stato che deve prima di ogni cosa badare ai conti pubblici e poi al cittadino. Fra la questione morale e l’etica pubblica c’è poi una differenza. Se, come appena chiarito, la questione morale poneva l’indice sulla trasformazione dei partiti in Istituzione, l’etica pubblica è quel criterio per cui partiti e Stato devono mostrarsi loro per primi corretti nei confronti della cittadinanza e se questo non avviene, come ormai siamo stati costretti ad abituarci, ecco che oltre l’inganno della negata democrazia avviene il misfatto dell’imposizione di un Regime anarchico (Stato e partiti) contro la cittadinanza costretta a subire azioni che travalicano i limiti della legalità. Oggi come oggi, occorrerebbe riformare gli statuti dei partiti politici, rimetterli nella condizione di operare secondo la struttura originaria: non dall’interno dello Stato ma attraverso lo Stato rendersi parte integrante del sistema democratico che chiama i partiti a fare da tramite e mai da elemento fulcro istituzionale. I cittadini sono rimasti orfani di rappresentanti da tempo, inoltre non è più possibile nemmeno scegliersi i rappresentanti attraverso un sistema elettorale degno di questo appellativo. La questione etica pubblica sovrasta quindi la questione morale, in quanto parte di un sistema già corrotto e divenuto elemento di contrasto estremo a qualsiasi sviluppo di una vera democrazia. Finché i partiti faranno le veci dello Stato e lo sovrasteranno anzi a livello legislativo, la popolazione resterà vittima di un doppio caso di mancanza di etica: quella che toglie qualsiasi tipo di possibile democrazia e quella che rende inutile la dinamica elettorale, derubando ancora una volta i cittadini di un diritto. Quello di scegliere
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 02:24:47 |
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