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Riformare le riforme

Riformare le riforme
Autore: Il DIrettore: Emilia Urso Anfuso
Data: 03/07/2014

In Italia da decenni, una delle attività primarie del mondo politico è quello di riformare le riforme.

Sono passati governi su governi fin dai primi anni della costituzione della Repubblica Italiana, che non hanno fatto che riformare la Legge elettorale, rendendola di fatto man mano, una “non legge elettorale” dal momento che, di riforma in riforma, siamo giunti al tanto chiacchierato “Porcellum” che nessun Governo però ha realmente intenzione di cancellare in favore di una dinamica elettorale che renda giustizia al criterio di democrazia proprio in seno all’elemento principe del criterio democratico: la libera scelta della classe dirigente da parte dei cittadini.

Le cose non migliorano affatto se approcciamo temi diversi: il sistema fiscale viene peggiorato di governo in governo ai danni dei cittadini. Le cosiddette “riforme del lavoro” altro non sono se non un deprecabile mezzo per togliere altri diritti alla cittadinanza, così come le “riforme dell’istruzione” non servono ad altro che a togliere linfa vitale all’intero comparto nazionale, danneggiando non poco lavoratori che divengono sempre più precari e giovani che non vengono davvero formati a diventare adulti con capacità critica sviluppata attraverso un buon gradi di conoscenza generale dei temi del vivere quotidiano.

Non si fa altro che dibattere sul tema di riforme che, se e quando vengono realizzate, palesemente vengono concepite con il solo compito di realizzare un sistema che tolga diritti agli italiani: eclatante la “Riforma del lavoro Fornero” che è riuscita a totalizzare il più alto numero di adulti disperati perché gettati da un giorno all’altro in un mondo irreale dove non si comprende più che tipo di valore si possa avere come esseri umani non più facenti parte del mercato del lavoro ma nemmeno di quello finale di pensionati. E’ la follia totale.

Ciò che personalmente non comprendo però e che mai comprenderò, è come possano gli italiani accettare situazioni come queste, bestemmiarci sopra a cose fatte e poi tornare alle urne con la stessa Legge elettorale che era meritevole di diserzione alle urne dal momento stesso in cui è stata approvata circa cinque anni fa.

Come si può pensare che il sistema Italia possa migliorare con una popolazione del genere, che sbraita le solite frasi che vengono dette da secoli contro chi dirige la baracca ma che non cambia di una virgola i propri comportamenti almeno per tentare di dissestare un sistema paese che sta andando ormai persino contro chi lo dirige?

Non ho formule magiche in tasca ma da cittadina che ha conservato sempre il senso critico mi chiedo: cos’altro sarà necessario subire per far si che l’italiano medio decida di riempirsi non più le labbra di parole ma il cervello di conoscenza?

Oggi come oggi non ci sono scuse: abbiamo ogni mezzo per elevarci culturalmente, così da poter essere a tutti gli effetti persone pensanti e di conseguenza attivamente partecipi della vita anche istituzionale del paese in cui viviamo.

Non si può passare l’esistenza di generazione in generazione convincendosi che “tanto le cose vanno così e non si possono cambiare”. Questo è esattamente l’atteggiamento di chi non vuole che le cose cambino, esattamente come Sciascia tracciava nettamente una situazione localizzandola alla popolazione della Regione Sicilia.

Io vedo solo lassismo, bestemmie tirate a caso e senza una riflessione profonda, ammesso che le bestemmie abbiano senso e giovino a qualcosa.

Non abbiamo futuro da anni e imprecare sul presente non può che peggiorare le cose se alle imprecazioni non ci si riduce a voler finalmente partecipare alle questioni nazionali non più da vittime ma da facenti parte della collettività.

Non chiedetevi “come partecipare” perché effettivamente non vedo altro tipo di partecipazione se non quella, subdola ancor più, in cui chi pensa di fare qualcosa per il paese, lo fa invariabilmente dall’interno dello stesso sistema che si dovrebbe man mano cambiare.

Sono certa che malgrado le non riforme, gli slogan sterili dell’ennesimo governo di facciata, il “porcellum” e tutto il resto, alle prossime elezioni – siano esse politiche o amministrative – frotte di cittadini si affretteranno a convincersi di andare ad “esercitare il diritto di voto” senza capire che quel diritto è stato loro alienato da tempo.

E’ davvero difficile convivere con connazionali di questo tipo quando, come me, ci si accorge immediatamente dei metodi dittatoriali che costantemente vengono messi in atto in questa nazione.

Espatriare, in ogni caso, non è la soluzione.

 




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Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz



Data:10/08/2013
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Obbiettivo:50000 firme

 
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