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Sanita': i pazienti sono ostaggi non persone

Sanita': i pazienti sono ostaggi non persone
Autore: Il Direttore: Emilia Urso Anfuso
Data: 20/06/2014

In Italia stanno accadendo cose da pazzi. In ogni settore sociale, ma il più folle di tutti è quello sanitario.

Si sa da tempo immemore che quello dei medici e del personale sanitario nazionale è un nucleo chiuso e molto coeso di persone che in tutti i modi possibili ostentano di far parte di una casta.

Da giornalista, odio far parte anche solo verbalmente di qualsiasi cosa che si accosti al concetto di “casta”. Provate quindi a pensare se, da esperta di sistemi sanitari possa mai concepire che costoro si sentano come dei semidei scesi in terra.

Se poi facessero tutti bene il loro mestiere, aderendo sempre al giuramento di Ippocrate, potrei anche capire. Il fatto è che da quando il Sistema Sanitario Nazionale è stato convertito in “Azienda Sanitaria Nazionale”, trasformando i medici in “manager profit” e il personale parasanitario in un non meglio collocabile scomparto, il settore è stato gravemente penalizzato ai danni dei cittadini / malati /parenti dei malati.

Come sapete, le mie inchieste sulle RSA, sui sistemi di corruzione in ambito sanitario e le mie azioni in qualità di Responsabile Nazionale Diritto alla Salute per Confedercontribuenti, non mi hanno certo sollevata dall’esser vittima in prima linea di codesti “sistemi” e “caste”.

I nostri più affezionati lettori hanno seguito con molto interesse ciò che è accaduto e continua ad accadere ai danni di mia madre, coinvolta in questi ultimi anni nei peggiori scandali del sistema sanitario nazionali e vittima delle persecuzioni di personale sanitario che dovrebbe scegliere di fare altri mestieri.

Mia madre, lo sapete, è ancora viva oggi come oggi, grazie al fatto di aver generato una figlia che le vuol bene, con una preparazione che la rende edotta al punto da poter facilmente dialogare di Medicina e altro con i cosiddetti “Baroni” della Sanità.

Ma qui inizia il motivo per cui, in una nazione come l’Italia, milioni di cittadini ogni giorno sono letteralmente vittime inerti nel momento in cui si trovano a ricoprire il triste ruolo di malati o parenti di malati.

La scarsa cultura medica, la scarsa informazione sui propri diritti di malato – sanciti peraltro dalla Carta Nazionale e anche da quella europea dei diritti del malato mai messe davvero in atto – fanno si che ogni giorno i termini “maltrattamento” e “negazione dei diritti” si fondano orribilmente insieme, realizzando la peggiore infamia che si possa compiere: far divenire le persone numeri, smaterializzati nella loro forma umana. Con tutto ciò che ne consegue.

Caposala spinte da manie di grandezza, assumono ruoli che non competono loro, per il solo fatto di saper bene che la media dei cittadini italiani non capisce un cavolo di Medicina e men che mai di Diritti umani e ancor più de malati.

Soprusi. Che non vengono denunciati perché l’italiano medio non è messo nella condizione di sapere e quindi di potersi difendere. Da qui nasce lo sconcerto che si legge in viso ogni giorno in quasi tutta la penisola, entrando in un nosocomio. Per non palare delle orride RSA (Ospizi) dove però spesso, la colpa maggiore è da destinare a parenti che dei propri anziani amano semmai la pensione mensile e gli eventuali averi che erediteranno post mortem.

Se esistesse ancora l’antico criterio sociale per cui l’anziano va rispettato quanto e più del giovane, vi assicuro che non sarebbero mai esistiti i terribili casi di cronaca che io stessa vi ho fatto leggere per far comprendere anche l’altra faccia della medaglia: quella del diffuso metodo dell’abbandono degli anziani in RSA.

Tornando al tema principale: stiamo raggiungendo livelli allarmanti di “appropriazione indebita di esseri umani” che hanno la sfortuna di entrare a far parte della schiera di malati che ogni giorno devono accedere alle “cure” dei nosocomi pubblici nazionali.

Primo punto: dare del “Tu” a tutti, nel momento stesso in cui si fa ingresso come “ospite” in un ospedale o peggio in una RSA, non è affatto cosa piacevole da subire.

Questa atipica “smaterializzazione” dell’essere umano che comincia con questa tecnica immorale di deprivazione dei termini usuali di rispetto sociale fra estranei, deve far riflettere ampiamente sulla tematica sociale che ho preso in riferimento oggi.

E’ grave questo punto, badate bene. Fino a cinque minuti prima dell’ingresso come degente in un ospedale, si viene rispettati per il solo fatto di esistere in forma di estranei. Un nanosecondo dopo, eccoci trattati da “pari” e “sottoposti”. Sono certa che pochi riflettono su punti come questi. E’ da riflessioni come questa che si può poi recriminare tutto l’armamentario delle carte, dei trattati e dei diritti inalienabili dell’Uomo e dei malati.

Secondo punto: personale sanitario e parasanitario, specialmente nella Regione Lazio, vede come il fumo negli occhi qualsiasi persona palesi avere una cultura sanitaria e medica superiore alla media nazionale.

Probabilmente costoro – medici e non – non sopportano che altri, non facenti direttamente parte della cosiddetta “casta dei sanitari” – possa saperne quanto e magari più di loro.

E cosa ancor più aberrante, non sembrano mai gradire famiglie informate, culturalmente preparate e molto presenti nell’esistenza del loro “ostaggio”. Preferiscono di gran lunga ricoverati abbandonati a se stessi, in special modo nelle RSA.

Vi comunico che proprio in queste ore, mia madre è purtroppo ancora ricoverata presso una struttura sanitaria. Il motivo? Ha contratto un potente virus che le ha attaccato i polmoni. E’ stata intubata a terapia intensiva per dieci giorni. Poi a medicina. Ora in una struttura sanitaria assistita. Sapete come ha contratto il virus? In ospedale. E’ una delle ottocentomila (800.000) persone che ogni giorni in Europa si ammalano di malattie peggiori di quelle per cui sono state ricoverate. Molti muoiono a causa di questi virus.

Ebbene, da ieri mia madre è ricoverata presso una struttura assistenziale. Da due giorni vedo i classici “sorci verdi” per riuscire a comunicare col personale sanitario e parasanitario in modo da non farci trattare come “Gli ignorantoni della medicina e del sistema sanitario”.

Abbiamo tentato di spiegare da quali orrori proveniamo, di questi anni d’infamie di ogni genere ai danni di mia madre, perpetrati ora da caposala in odore di “potere” sui degenti, al punto da deciderne la vita e la morte, – come ben sapete dalle mie inchieste in merito – agli amministratori delegati di imprese che fanno business e inciuci con gli accreditamenti delle residenze sanitarie assistenziali, privando di ogni cosa i poveri anziani ricoverati.

Ci siamo trovati davanti dei muri. Gente che sapeva delle mie tante denunce presso NAS e Carabinieri per recriminare il diritto alla vita e alla dignità di mia madre, che mi hanno trattata come la paranoide “che denuncia in maniera indiscriminata”. Mia madre, lo sapete, è viva ancor oggi grazie a me. Non certo grazie al Sistema Sanitario della Regione Lazio e dei suoi componenti in qualsiavoglia veste.

Il fatto che io non l’abbia immolata sul loro altare li fa rivoltare non tanto contro di me, quanto contro la sua incolumità. Tentano, nonostante tutto, di avere anche mia madre in ostaggio. Senza riuscirvi.

Racconto la nostra realtà, con la speranza che ognuno trovi la forza di avere il coraggio di rendersi parte integrante di un sistema contrario all’appropriazione indebita di Vite umane.

Come sapete, rimango sempre a disposizione di tutti coloro che vogliano essere sostenuti nella loro lotta contro l’aberrante sistema della casta della Sanità. In special modo nel Lazio.

Per coloro he non avessero seguito certe  vicende, ripubblico i link a certe mie inchieste e   approfondimenti sugli accadimenti reali e aberranti che accadono in seno alla sanità pubblica ogni giorno e ai danni dei cittadini.

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GERENZA: Gli Scomunicati - L'informazione per chi non ha paura e chi ne ha troppa - PluriSet timanale nazionale - Reg. Tribunale di Roma N° 3 del 21 Gennaio 2014
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