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Sei nella sezione Cultura   -> Categoria:  Arti figurative
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Eleonora Aloise, ideatrice e realizzatrice della galleria, ha avuto fiducia in lui fin da subito. “Non ho esitato nemmeno un attimo, le sue creazioni sono originali e geniali allo stesso tempo – commenta Eleonora – raccontano la storia in modo diverso, con un approccio iper-contemporaneo senza cadere in un eccesso criptico”. E’ il difetto di molta arte di oggi, quello di prendersi sul serio, attenersi ad un copione stantio, in cui l’artista più è complicato e più è quotato. “In questi quadri si esprime un concetto, dietro ad una effettiva figuratività si nasconde un’idea ben precisa. Stefano studia approfonditamente gli argomenti che poi mette su tela. Nulla è casuale, la sua è una capacità dettata dal sapere oltre che dal saper fare”. Prima di essere pittore, Stefano Gentile ha lavorato per dieci anni in un sexy shop, dove ha avuto la fortuna di incontrare un ventaglio immenso di qualità ed eccessi umani, e dove la gente si manifestava apertamente senza ritegno. “E’ stata per me un’esperienza molto formativa – racconta Stefano – poi ho perso il lavoro e devo dire che proprio grazie alla crisi ho scoperto la vena artistica che era sopita in me”. Le tele di Stefano Gentile sono icone pop al contrario, rispetto a quello che era il progetto di Andy Warhol. Qui la storia si fa protagonista riemergendo dall’appiattimento a cui i mezzi di comunicazione la condannano. Con la reiterazione dell’immagine il senso della storia si svuota e diventa mero racconto a cui ci si assuefà troppo facilmente. Grazie alla rappresentazione dell’arte la storia riemerge dal torpore e ridiventa cronaca, agghiacciante e crudele. Il titolo della personale, Game Over, indica proprio la fine dell’approccio istintivo ai fatti storici “Per questo ho scelto eventi significativi – afferma Stefano – per ridimensionare i fatti nella cornice che loro spetta, usando il pop per farne emergere i contorni dimenticati, quindi per costruire e non decostruire il senso”. Nello spazio della galleria si sviluppano percorsi diversificati nell’arrangiamento e negli intenti. Il piano terra dedicato alle opere in mostra si differenzia dal piano rialzato che è un mero angolo commerciale, con divanetto e muro nero su cui poter scrivere liberamente con dei gessetti pensieri e disegni. All’interno una chiostrina racchiude un ameno cortiletto in cui sedersi e magari leggere o studiare, in tanto stile cortile berlinese. Al piano interrato invece l’atmosfera cambia radicalmente e si entra in una sorta di laboratorio, dove si ripercorre l’orrore della storia abbinato a oggetti legati all’infanzia. E così capita di vedere i video di Hitler accanto ai documentari sulla prima Barbie, triste, vestita alla Jacqueline Kennedy. Oppure il gioco chiamato chi ne ammazza di più. Premi in palio, tanti teneri orsacchiotti. La morte e l’innocenza a confronto in un racconto inedito della nostra storia che, come dice Stefano e altri prima di lui, è la ripetizione infinita di noi stessi, cambiano i personaggi ma i contenuti sono sempre uguali. A chiosare il concept della mostra, una veritiera frase di Karl Marx “la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa”. In mostra fino al 31 Luglio, i quadri di Stefano Gentile meritano di essere ammirati, tanto per la capacità tecnica che è andata migliorando grazie ad uno studio continuo del colore e poi per la capacità inedita di saper fare un racconto immediato, privo di quelle complicazioni che tanta arte di oggi sbandiera più per mancanza di contenuti che per qualità nascoste. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 10:13:12 |
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