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Google Art Project, l'arte in alta definizione a portata di click

Google Art Project, l'arte in alta definizione a portata di click
Autore: Gabriele.Santoro - Capo Redattore
Data: 12/06/2014

 Quattordici musei, tra cui i mercati di Traiano, Roma in Trastevere, villa Torlonia e la Centrale Montemartini, raggiungono i musei Capitolini nel sistema di Google Art Project, la piattaforma sviluppata dal Google Cultural Institute nel 2011 per promuovere la conoscenza dei più importanti istituti del mondo con immagini in altissima risoluzione – 7 gigapixel – di oltre 63 mila opere per 345 partner. “Ora abbiamo circa 90 milioni di accessi ed i numeri crescono in fretta specie in bacini di grande potenziale come Russia, Cina, India, Messico”, commenta Amit Sood, direttore del Google Cultural Institute intervenuto nella conferenza di presentazione l’11 giugno all’Ara Pacis, altra sede inserita nel circuito di visite virtuali.

Il rischio “impigrimento” Facile pensare che avere comodamente sul proprio computer dettagli artistici non visibili ad occhio nudo possa fungere da deterrente all’approccio fisico con quanto esposto nei musei. Al contrario il progetto può essere visto in due funzioni: una di “democratizzazione”, già che “non tutti abitano in Europa”, osserva Sood, non per tutti quindi è facile recarsi di persona nei più importanti complessi. Inoltre si può ritenere la visione virtuale un antipasto che invogli a completare l’esperienza con le sensazioni che dà trovarsi di fronte all’opera d’arte mentre a posteriori consente di avere una panoramica totale. “L’on-line non rimpiazza le emozioni, può solo sostituirsi come punto di partenza”, aggiunge Sood.

Le gallerie personalizzate Tra le funzioni offerte da Google Art Project c’è quella di poter realizzare la propria galleria virtuale, selezionando dal vasto database. “A seconda dal tempo che ciascuno vuole spendere si possono aggiungere video, commenti, didascalie”, comparare autori ed epoche diverse per apprezzare le differenze di stile, per studio o per passione, scegliendo o meno un filo conduttore. Fra gli esempi mostrati risalta il tema “cool hats”, bei cappelli, come quello indossato da Van Gogh nell’Autoritratto. Insomma, anche la dimensione del gioco assume un valore rilevante.

Le nuove tecnologie… “Il tutto può essere più divertente sia per i ragazzi che per gli studiosi”, continua Sood, ma la novità non sta tanto nelle tecnologie avanzate, destinabili anche a tablet e telefonini in vista di sperimentazioni in 3d, quanto al modo di guardare a differenti arti, dalle accademiche alla street. “È un’opportunità di avvicinarsi a nuovi linguaggi comunicativi”, interviene Albino Ruberti, amministratore delegato di Zetema. “Nella fascia di età 11-18 ci sono maggiori difficoltà perché l’accesso alla cultura è imposto”, in questo modo si alleggerisce la “preparazione alla visita”.

… verso il museo del futuro La strada virtuale è già stata intrapresa, Sood non viene dal mondo accademico o artistico in senso stretto e per questo preferisce non addentrarsi in previsioni da “profano”. Nel presente però il Tate Britain, nel suo progetto di rinnovamento, ha prestato particolare attenzione alla galleria internet, “ogni curatore introduce diversi periodi in maniera semplice ma professionale, sta succedendo ovunque in automatico”, afferma Sood. “Strumenti del genere potranno stare anche all’interno dei musei”, aggiunge Ruberti, comunicando i significati in base alle esigenze, rimanendo così al passo coi tempi”.




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