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Sono state 27.830 le domande d’asilo inoltrate in Italia nel 2013, con un aumento del 60% rispetto all’anno precedente di gran lunga più alto della media europea, che ha visto sì un forte incremento, ma del 32%. I numeri relativi al nostro Paese collidono però con quelli degli sbarchi, quasi il doppio per una cifra che sfiora quota 43 mila. A testimoniare come lo Stivale non sia la meta più ambita dell’Unione concorre il dislivello di richieste fatte pervenire da cittadini siriani, la comunità più rappresentata, in Svezia (oltre 16 mila) e Germania (quasi 12 mila) contro le appena 695 in Italia. Queste alcune delle cifre del Rapporto Annuale 2014 del Centro Astalli, presentato la mattina dell’8 aprile presso il teatro Argentina La logica emergenziale dell’accoglienza Continua anche nel 2013 il ricorso a procedure emergenziali per reperire posti di accoglienza aggiuntivi. Ma il sistema stride con un trend di arrivi e richieste d’asilo ormai attestato su ordini di grandezza costanti e quindi prevedibili. Le lacune di programmazione si riflettono anche sulle poche opportunità offerte per l’integrazione e la creazione di un percorso autonomo in favore dei titolari di protezione. Le stime parlano di almeno 2500 rifugiati che vivono ai margini della società in condizioni di assoluto degrado. L’affitto di un alloggio resta la criticità maggiore, per l’onerosità delle locazioni e gli anticipi richiesti in grado di scoraggiare anche chi ha un impiego stabile. La permanenza in centri di accoglienza finisce così per dilatarsi, ma altre preoccupazioni riguardano coloro i quali necessitano di un impiego per mantenere la regolarità del soggiorno, cioè chi ha ottenuto il permesso per motivi umanitari o i molti migranti neomaggiorenni. Mancano strumenti per incentivare tirocini formativi e diventa difficile un inserimento nel mercato del lavoro per chi appartiene a fasce più basse e precarie. Ancora peggio va a chi intende cominciare l’iter per i ricongiungimenti, soprattutto per la rara adeguatezza di retribuzioni e nuclei abitativi alle esigenze di una famiglia. Non si trovano sul territorio strutture di seconda accoglienza o di semiautonomia che accompagnino gradualmente all’autosufficienza. I casi di particolare fragilità Sono 713 i casi di particolare fragilità come vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali seguiti dal Centro Astalli, 206 dei quali hanno ricevuto il rilascio di certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale. Quasi la metà del totale ha dichiarato di vivere per strada, in edifici occupati o ospite da conoscenti e amici. Ad impensierire ulteriormente sono le affezioni da problemi psichici anche gravi, conseguenze dei traumi, che necessitano cure personalizzate ed assistenza specializzata. Ma per i tagli alla sanità si sono ridotte le capacità di un sostegno mirato che preverrebbe la maggior parte dei casi di acutizzazione e cronicizzazione. La povertà culturale Un intervento fondamentale è anche quello destinato a contrastare pregiudizi, valutazioni superficiali ed allarmismi ingiustificati e per riportare in alto valori come ospitalità e solidarietà. Oltre 18 mila studenti sono stati coinvolti dal Centro Astalli in corsi di formazione, sensibilizzazione e comunicazione per progetti didattici sul diritto d’asilo e sul dialogo interreligioso. Questo ed altri servizi sono stati possibili soprattutto grazie all’impegno di 486 volontari. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 30/12/2024 08:00:03 |
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