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2013: l 'anno dei 'rivoluzionari'

2013: l 'anno dei 'rivoluzionari'
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 21/12/2013

Dopo decenni di ruberie, scandali di ogni genere, prevaricazioni, normative contro la morale economica e fiscale, porcate palesate come tali – e nessun contribuente onesto che se ne sia stupito per quattro anni -  il tutto condito con generose spolverate di storie in puro stile da feuilletons ‘800, l’Italia s’è desta. Dicono. Lo dicono altri, ovviamente, perché il codice genetico nazionale non è fornito di quella particola che si attiva nel momento in cui dovrebbe scattare l’allarme per mettere in atto quello sforzo supremo che si chiama “capacità critica”.

Gli italiani sono geneticamente corretti alla pigrizia mentale ma politicamente scorretti. Fiscalmente omertosi. Agiatamente disgraziati. Piangono miseria per tradizione secolare. E smuovono il neurone solo quando non se ne può fare a meno. Prioritariamente, il neurone è smosso allor quando – a causa di qualche pseudo crisi economica e finanziaria messa in atto strategicamente dai governi internazionali al solo scopo di dissestare l’ordine mondiale delle cose – l’unica cosa preziosa inizia a essere gravemente compromessa. La vita? No. La dignità? Nemmeno. La libertà? Non sanno cosa sia. Allora…? Se s’intacca il risparmio e non si concede ai cittadini di rimpinguarlo in tempi brevi, la popolazione cerca quasi immediatamente qualche leader che faccia per loro una finta rivoluzione. Troppa fatica farla da soli. L’Italia si sa, è un paese di anziani. I giovani non sono più geneticamente corretti come una volta alla capacità di esistere e di pensare e quindi, si cerca al di fuori di sé un altro padrone che funga da sterminatore dei “cattivi”. Ovviamente, ad interim. L’Italia è anche la Repubblica in cui tutto avviene per breve tempo. La fidelizzazione non va più di moda. Roba da vecchi incoerenti…

Il 2013 passerà alla storia come l’anno delle rivoluzioni scritte sui manifesti. Urlate in TV. Dichiarate alla Radio. Di rivoluzione vera, manco l’ombra. Se Che Guevara e Castro risorgessero per miracolo e vedessero chi sono i rivoluzionari del terzo millennio e del 3.0, cambierebbero mestiere. Forse, diverrebbero manager di qualche losca impresa di vendita internazionale di armi o potentissimi leader di cosche malavitose il cui core business è la tratta di organi estirpati a bambini vivi. Non si può avvilire così la storia che abbiamo alle spalle. C’è gente che è morta per davvero, per rivoluzionare le cose.

Notate come alcuni “rivoluzionari” odierni, quando sono intervistati durante le trasmissioni televisive del caso – altre finte rivoluzioni espresse attraverso la TV che prende al volo il tema del momento e lo sfrutta sino allo sfinimento – abbiano poco da argomentare. Tutti si limitano a urlare “Ladri”! “Toglietevi lo stipendio”! “Tutti a casa”! (questi ultimi sono i peggiori: rubano persino gli slogan non avendone di propri)

Costoro, sono quei cittadini che hanno accettato senza batter ciglio, l’attuale legge porcata elettorale per quattro anni. Le leggi sul falso in bilancio. La legge mancia, anche quest’anno riconfermata, e che elargisce qualche milioncino ai parlamentari, per giocare col voto si scambio. Sono gli stessi cittadini che da qualche anno accedono ai fondi della cassa integrazione e pensano che sia un diritto/sussidio statale. Fanno finta di non sapere che la cassa integrazione è un istituto nato per supportare le imprese in difficoltà. Molti di essi la percepiscono anche se la povera impresa è fallita da tempo. Lo Stato paga ogni anno circa 200 milioni di euro di cassa integrazione come fosse un sussidio statale.

I “rivoluzionari” italiani attuali  – non tutti è ovvio - sono persone che non si comprende bene come facciano a campare se dichiarano di esser poveri ma poi campano e manco troppo male. Sono quelli che hanno intere palazzine di proprietà ma affittano gli appartamenti in nero, figurano come nullatenenti, percepiscono pensioni di invalidità che non gli spettano rubandole a molti veri invalidi.

Sono quel tessuto spesso anziano, ex contadino, che si ricorda la seconda guerra mondiale e la voglia di risalire la china ma che è uscito dalla miseria molto spesso fregando i propri connazionali in qualche modo.

Ribadisco: non sto dicendo che non esistano situazioni limite. Sono appunto, situazioni limite.

Mi occupo da molto tempo di economia e statistiche. Posso assicurare che ciò che si evince, la realtà della situazione economica nazionale, non è certamente quella che con troppa ingordigia mediatica viene propagandata.

Di fatto solo ora una parte della popolazione si ribella e nemmeno troppo, a quella che viene definita per pura strategia, una situazione ormai “intollerabile”. Mi chiedo: dov’erano costoro quando negli anni passati era già tutto molto evidente per ciò che concerne l’andazzo impuro all’interno degli ambienti istituzionali? Cosa facevano mentre giornalisti come me, facevamo di tutto per informare la popolazione sui metodi poco trasparenti, le ruberie, l’approvvigionamento di maggiori poteri? Forse, andava bene così. A tutti. A cominciare dai neo rivoluzionari cui ora non sta più bene che il loro gruzzolo venga intaccato costantemente. E se ti azzardi a scriverlo, frotte di lettori col dente avvelenato, sono pronti a intasare le caselle di posta elettronica delle nostre redazioni per vomitare tutta la loro colpevole incoerenza.

Fate pure. Siamo abituati a tutto noi giornalisti demoni e rei di fare sempre bene il nostro mestiere che è quello del cronista. Raccontiamo la realtà. Che non piace a nessuno. Ai protagonisti, innanzitutto. Certamente esistono molti giornalisti sciacalli: più volte mi sono pubblicamente dissociata dai loro metodi.

Oggi, facendo una passeggiata per le strade centrali di Roma – e anche in alcune zone periferiche della Capitale – mancavano solo le luminarie tipiche del periodo natalizio (E’ l’austerity, bellezza) ma provare a entrare in qualsiasi negozio era cosa impossibile. Qualcuno avverta gli italiani, che si nota molto bene che non mancano i soldi. Mi scuso invece in anticipo per quella porzione d’Italia che sconta davvero la crisi economica. Spesso “regalo” di molti connazionali poco onesti. Vorrei poter fare qualcosa di concreto per costoro. Non so cosa.

Considerando che è Natale, vi regalo un po' di memoria.

Gli articoli che trovate di seguito sono alcuni miei editoriali e brevi inchieste pubblicati anni addietro.  Scelti random. I soliti temi che si ripetono. Oggi come ieri come ieri l'altro. Non servono nuovi "guru" a svegliare le coscienze assopite. Servirebbe ancora oggi, l'onestà di tutti.

La 'crisi' ai tempi dell’Iphone5

(Pubblicato nel 2012)

Crisi? Macchè: anche quest'anno approvata la Legge mancia

(pubblicato nel 2012)

Italia. Il Sud e lo strano caso della "Banca del Mezzogiorno"

(pubblicato nel 2009)

Il Sistema crea. Il Sistema impone. Il Sistema distrugge...

(pubblicato nel 2009)

“Piano anticrisi 2009”: fra finanziamenti mai dichiarati e cavilli contro i contribuenti

(pubblicato nel 2009)

 

 

 

 




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Dimettiamoci dalla carica di Cittadini Italiani

Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz



Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
Obbiettivo:50000 firme

 
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