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Quando andare a teatro è davvero piacevole. Così il pubblico di ieri sera, 10 dicembre, al Teatro Ghione, ha omaggiato il debutto romano della compagnia di Gabriele Pignotta che dopo i successi 'Ti sposo ma non troppo', 'Scusa sono in riunione' e 'Una notte bianca', torna con Mi piaci perché sei così, in scena a Roma fino al 6 gennaio. Commedia brillante, ma anche motivo di riflessione sulla coppia e sulle problematiche all’interno di essa. Il perché non si comunica, o si comunica male, o si finge di star bene o non si comprende l’altro. Tanti i motivi di scontro che vengono messi in scena in questa pièce deliziosa, con maestria, grinta e scorrevolezza. Il ritmo incalzante non lascia nulla al caso, le battute calibrate disegnano geometrie di dialogo perfette, audaci, sbavature innocue e dialetto romanesco, ma non troppo, aiutano lo spettatore a seguire con attenzione lo svolgersi di una vicenda semplice ma mai banale. Due coppie che parallelamente si confrontano con una profondità assai diversa, da punti di vista completamente opposti. Marco e Monica (rispettivamente Gabriele Pignotta e Viviana Colais) due giovani innamorati che si perdono tra i litigi di una quotidianità difficile da gestire. Dall’altra parte la coppia di vicini, Stefano e Francesca, che in tredici anni di matrimonio senza figli non si sono mai detti la cruda verità, che non si sopportano più. In un alternarsi di vignette comiche ma anche tragiche (i litigi di Marco e Monica portano all’esasperazione il rapporto), si palesa una soluzione, andare da uno psicoanalista che li aiuti a riprendersi l’amore. E’ così che i due, ipnotizzati, per 90 giorni si calano l’uno nei panni nell’altro, comprendendo davvero ciò che l’altro prova e viceversa. Lui si femminilizza, con tutti i cliché che sappiamo: fissazione per la puntualità, estrema sensibilità, pianto facile, estrema precisione per le promesse fatte, tipo andare al centro commerciale per comprare la scarpiera. Lei diventa maschio: ama le moto, andare al derby e bere birrette stravaccata sul divano. Si intrecciano le coppie, e i vicini, attraverso la storia di Marco e Monica, finalmente capiscono di odiarsi. Nelle ultime scene si promettono solennemente di lasciarsi in un giubilo che fa il verso alla gioia del matrimonio, ormai da rottamare e reinventare. Gli attori tutti giovani recitano davvero bene. E’ il caso di dirlo perché in sala non si è smesso un attimo di ridere, con una sceneggiatura frizzante, degna della miglior tradizione da sitcom americana, con quella capacità di approfondimento in cui noi italiani siamo maestri. Gabriele Pignotta è un geniaccio, sensibile e garbato, si muove sul palcoscenico con allegro compiacimento, sapendo di colpire e affondare un pubblico che pende dalle sue labbra. Ci ritroviamo tutti in quello che racconta, siamo noi trasposti su di un palco a narrare le nostre vicende, arrabbiati e confusi. Siddharta Prestinari e Fabio Avaro, la coppia di vicini di Marco e Monica hanno alle spalle una lunga tradizione teatrale che non ha bisogno di spiegazioni. Anche loro con un umorismo assai più macabro, raccontano storie di vita comune, le bugie e la menzogna in cui tante coppie vivono. Amici fin dal liceo, Gabriele Pignotta e Fabio Avaro hanno iniziato a fare teatro credendo nel sogno fino in fondo “questo per dare fiducia a tanti giovani che pensano che la meritocrazia sia completamente scomparsa – dice Pignotta – non pensate che sia così, ogni tanto una speranza esiste e noi ne siamo la prova”. L’attrice Viviana Colais è una new entry “al posto suo c’era Emanuela Guaiana che ha avuto problemi di salute e si è dovuta allontanare. Così abbiamo dovuto trovare una sostituzione abbastanza folle per decidere di accettare il ruolo e imparare la parte in quattro giorni”. E’ stata brava a calarsi nel personaggio, anche se forse è l’unica nota della compagnia che tentenna e a volte suona più piano. Tuttavia si percepisce l’affiatamento e il meccanismo funziona proprio bene.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 05:00:54 |
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