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Se ancora le parole conservano un senso, il caso della parola “omofobia” appare quantomeno bizzarro. La fobia, in psichiatria, indica genericamente parlando uno stato mentale per cui determinate cose, siano esse oggetti, persone, fatti o persino pensieri, generano in alcuni esseri umani stati di ansia tali da esser costretti spesso a ricorrere alle cure di uno specialista in psichiatria. Cosa significa intanto, il termine “omofobia”: seguendo il criterio corrente, è una forma di avversione nei confronti di persone che hanno attrazione sessuale nei confronti di persone dello stesso sesso. Quindi, coloro che avvertono avversione nei confronti di omosessuali, lesbiche e trans, avversione che può spingerli a mettere in atto comportamenti offensivi o – peggio – aggressivi fino alla violenza fisica, sono omofobi. Però, contraddizione in termini come siamo ormai abituati a dover subire, la “fobia” in questo caso e almeno fino ad oggi, non è pari ad una patologia psichiatrica ma viene definita semplicemente come una “avversione irrazionale per semplice pregiudizio”. Nella frase che ho appena scritto, esistono una serie di ossimori. Il pregiudizio non può basarsi su una avversione “irrazionale”. Il pregiudizio non è una patologia psichiatrica, anche se spesso genera vere e proprie patologie psichiche in coloro che non sanno gestire le emozioni e non riescono a pensare liberamente. Il pregiudizio è un giudizio dato prima di conoscere un fatto, un tema, una persona. Si giudica prima di conoscere. Cosa avvalora quindi un pregiudizio e cosa lo diffonde fra le popolazioni? Un criterio che viene diffuso a seconda dei casi da chi può gestire il pensiero comune. Ambiente istituzionale e Chiesa sono i massimi esponenti della “filosofia” per cui la massa va “educata” secondo schemi e criteri che assecondino il proprio tornaconto, sia esso politico o religioso, e a seconda dei periodi storici. Tutta questa bella pappardella iniziale, giova a uno scopo: capire intanto di cosa stia parlando. Chiarito un pochino il concetto di “omofobia” e approfondito il criterio di diffusione del pregiudizio in quella che si chiama Pubblica Opinione, arrivo al seme della questione: il diffuso senso di “omofobia” che – specialmente negli ultimi tempi – accende dibattiti televisivi, divide o addirittura suddivide in varie fazione l’Opinione Pubblica, fa inorridire gli inorriditi e risveglia paladini insonnoliti presi dal sacro fuoco della passione civica. Innanzitutto uno spunto – necessario – di riflessione: chi opera la diffusione di certi pregiudizi, in special modo quando di parla di temi quali la sessualità? La Chiesa. Chi avvalora la diffusione di tali pregiudizi? Il mondo della politica. Perché la Chiesa diffonde il germe del pregiudizio sulla libertà sessuale degli esseri umani? Perché altrimenti, dovrebbe scoperchiare secolari carte appallottolate e gettate nel cestino troppo astutamente chiamato “ortodossia” e perché sia mai che gli esseri umani scoprano che Gesù in effetti mai e poi mai avrebbe pensato lontanamente che un gay o una lesbica o un ermafrodito di Platoniana memoria, potessero mai essere oggetto di persecuzione, cure psichiatriche e secolari persecuzioni. Gesù amava certamente anche i gay, ma non abbiamo notizia che li baciasse in bocca alla francese. Una luce di coerenza l’ha gettata da poco Papa Francesco, dichiarando: “Chi sono io per giudicare i Gay”? Ma è roba troppo recente per sovvertire secoli di pregiudizi imposti. Fra il discutere di “omofobia” generata dai pregiudizi imposti da secoli da chi fonda il proprio potere sulla diffusione planetaria di criteri scriteriati e discutere di come risolvere la vera questione che sta aggredendo una parte dell’umanità e che si chiama aumentato livello di aggressività contro chiunque sia “diverso, c’è una bella e sostanziale differenza, ammetterete. Tornando per un attimo a Platone, vorrei ricordare che appunto più di duemila anni fa, la questione era fonte di dibattiti ma certamente dissimili dagli attuali, che parlano solo di chi è contro chi e perché. Platone descriveva la rara perfezione dell’Essere sessualmente duale e per tale ragione, non dissimile da evitare ma unico da – semmai – assimilare. L’Androgino, di cui parla nel famoso Simposio. Negli ultimi giorni, ho seguito l’acceso – e per molti aspetti aberrante – dibattito seguito a una dichiarazione rilasciata da Vittorio Feltri durante la trasmissione “Domenica In”. L’amico e collega giornalista, Direttore di “Il Giornale” ha dichiarato: «Ci preoccupiamo di tutti: dei femminiicidi, degli omosessuali, di tutti... approviamo addirittura delle leggi ad hoc, ma dei vecchi non parla mai nessuno. Finiscono tutti all’ospizio o rapinati in casa, ma nessuno parla della violenza sugli anziani che è notevolissima. È un fenomeno che ti strappa il cuore. Io trovo sbagliato se prendo in giro un omosessuale vado in galera, se prendo in giro un eterosessuale nessuno dice niente. Perché questa discriminazione? Sono gli eterosessuali a essere discriminati a questo punto, non più gli omosessuali». La conduttrice della trasmissione ha ripreso la parola e incalzato Feltri: «Non è che vai in galera se fai una battuta su un omosessuale». Risposta di Feltri: «Ho semplificato. Se tu dai un pugno ad un omosessuale è una cosa, se dai un pugno ad un eterosessuale è un'altra cosa. È meno grave? Ti sembra normale? Lo trovo una follia!». Ecco, su questo piccolo dibattito, è nata una vera oscenità, ovviamente diffusa sugli ormai unici “canali di diffusione dell’Informazione planetaria certificati”: i social network. Persone impazzite letteralmente, continuano a coprire di insulti Feltri, senza aver minimamente riflettuto sui contenuti delle sue dichiarazioni. Perdendosi il contenuto di un discorso che a mio avviso, non faceva una piega, oltre ad aver sollevato magistralmente una serie di ambiguità tutte umane come appunto è il non parlar mai degli anziani maltrattati (ne approfitto per ricordare ai lettori le nostre Campagne in atto contro la violenza sugli anziani nelle RSA) Persone cieche e pervase solo da aggressività e violenza tenute dentro l’anima a colpi di assoluta adesione a qualsiasi criterio di potere, sia esso religioso o politico, continuano a vomitare castronerie dando a seconda dei casi del “frocio latente” o del “merdoso lecca culi” un uomo che ha trafitto un mito: quello dei falsi pregiudizi. Per cui, se non aderisci ai diktat imposti al solo scopo di generare razzismi di vario livello per poi prometterne la risoluzione, fai schifo. Altra “fobia”, altro pregiudizio. Altra castroneria che aggiunge male al male. Se tutti ci fermassimo un poco, prima di parlare…Ops, scrivere, scopriremmo che qualcosa di buono c’è in ogni dichiarazione, in ogni condotta, in ogni persona. E forse finalmente, l’umanità si libererebbe dapprima dalle catene del criterio di “bontà” che genera insulsi e sterili buonismi, per poi accedere a quella libertà di mente e di cuore che porterebbe a – finalmente – amarsi oltre i pregiudizi. Spero che ogni singolo lettore abbia compreso almeno, che non sono “omofoba” che non sono lesbica e che non ho pregiudizi. Sono contraria a ogni forma di persecuzione, specialmente se indotta. E ad ogni forma di buonismo che rema sempre contro l’unico criterio che ritengo necessario per tutti: essere giusti.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 02:46:41 |
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