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Kenya sotto attacco, la minaccia d'oltreconfine

Kenya sotto attacco, la minaccia d'oltreconfine
Autore: Gabriele.Santoro
Data: 27/09/2013

 

Nell’ultima settimana un’ondata di attentati di matrice jihadista ha sconvolto il Kenya. Prima l’irruzione nel centro commerciale Westgate nella capitale Nairobi, che avrebbe causato 137 morti, quindi l’uccisione di due poliziotti a Mandera e l’attacco ad una chiesa cristiana a Wajir, nel nord-est del paese non lontano dal confine somalo. La regia è quella degli Shabaab, letteralmente “la gioventù”, gruppo estremista islamico fino a un paio di anni fa in grado di controllare parte della Somalia e ora ridotto a poche cellule, ma non ancora sconfitto del tutto, in qualche area rurale del sud. Ultima delle cause scatenanti dell’intensificazione dell’attività terroristica contro il Kenya, l’appoggio di quest’ultimo al neonato governo somalo proprio nella lotta contro gli Shabaab. Anche se ci sono contenziosi sui confini a complicare ulteriormente la situazione.

Il primo grande attentato risale al 1998, quando le ambasciate statunitensi di Nairobi e Dar es Salaam, in Tanzanzia, subirono un attacco esplosivo in occasione della ricorrenza dello sbarco delle truppe americane in suolo saudita durante la prima guerra del Golfo, il 7 agosto. 223 le vittime, quasi tutte africane, quasi tutte in suolo keniota, 212. La rivendicazione fu di Al Qaeda, che con questo nefasto biglietto da visita si presentava all’attenzione internazionale tre anni prima dell’11 settembre. Meno note le cause, oltre al generico anti-occidentalismo, si parlò di una risposta al genocidio ruandese, all’invasione somala dell’operazione “Restore hope” del 1992, all’intenzione di “zio Sam” di favorire gli indipendentisti in Sudan.

Tra le altre azioni eclatanti si ricordano i 15 morti dell’hotel Paradise di Mombasa nel 2002, frequentato soprattutto da israeliani, e più recentemente, nel 2012, una serie di assalti ad un centro commerciale a Nairobi, un ristorante ancora a Mombasa e ad alcune chiese di Garissa, con una ventina di vttime.

Operation Linda Nchi Soprattutto per quanto riguarda quanto successo negli ultimi due anni, molto deriva dall’operazione Linda Nchi, Proteggere la Nazione, avviata dal governo keniota nel 2011. Per tutelare la sicurezza nel proprio territorio e respingere gli Shabaab, grazie ad un’ incursione militare fu conquistato il porto di Kismayo, di importanza strategica per questi ultimi soprattutto per redditizie attività illecite come la pesca di frodo. La liberazione dai fondamentalisti venne considerata un successo nell’ambito dell’Amisom, missione di pace dell’Unione Africana che dal 2007 tentava una risoluzione del conflitto in Somalia.

Ma l’azione è stata più spettacolare che mirata ad un’efficace lotta contro il terrorismo, probabilmente anche per distogliere l’attenzione dall’accusa di crimini contro l’umanità a carico del presidente della Repubblica Kenyatta relativamente al periodo post-elezioni del 2007. Di fatto gli Shabaab non sono stati sconfitti e anzi gli accadimenti degli ultimi giorni sono proprio dimostrativi della capacità di colpire, specialmente obiettivi sensibili come può essere un centro commerciale, il Westgate, frequentato da turisti di tutto il mondo.

Tensioni per il confine somalo-keniota Fra Kenya e Somalia pende anche un contenzioso concernente le relative Zone Economiche Esclusive, dove le differenti visioni interpretative delle leggi internazionali – i primi ritengono di dover seguire il parallelo, i secondi la perpendicolare del confine - mettono in ballo un’area lunga 200 miglia e larga fino a 80, pescosa e petrolifera. Nonostante l’incertezza, il Kenya ha autorizzato le agenzie di estrazione ad intraprendere una missione esplorativa.

Mogadiscio accusa inoltre il governo di Nairobi di voler favorire nel Basso Giuba un governo indipendente per poter trattare più favorevolmente la questione dei confini. È divenuto fondamentale a questo punto l’accordo di Addis Abeba fra governo federale e locale per un’amministrazione congiunta dell’area, anche se al momento affidata a Sheikh Ahmed Madobe, uomo accusato di essere vicino a Nairobi, da cui avrebbe come tornaconto personale il controllo di Kismayo.




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Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz



Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
Obbiettivo:50000 firme

 
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