(Video live da ONTV. Le immagini sono in diretta.)
Peggiora di ora in ora la situazione in Egitto. Si sta rischiando una vera e propria guerra civile.
La Farnesina sconsiglia i viaggi nel Mar Rosso e invita i turisti italiani che si trovano in vacanza lì a non uscire dai resort, vengono sospesi i voli per il Cairo (700 i passeggeri che a Roma Fiumicino non potranno imbarcarsi) e ogni Paese sta organizzando partenze di aerei vuoti per andare a recuperare i propri connazionali.
"Non è stato cancellato nessun operativo - spiegano dalla compagnia aerea Alitalia - e stiamo garantendo tutti i voli da e per Marsa Alam, Sharm el Sheik e qualche volo spot anche da Il Cairo. Ieri abbiamo garantito tutti i voli. Lo stesso è avvenuto oggi. In programma 5 voli di andata e ritorno su Marsa Alam, due su Verona, due su Bergamo e uno su Malpensa".
Ieri gravi incidenti alla moschea al Fatah, al Cairo, presidiata dai pro-Morsi all'indomani della feroce repressione nella piazza antistante, Ramses, Il blitz scattato dopo 15 ore di assedio: l'intervento della polizia stato preceduto dal lancio di gas lacrimogeni, poi l'irruzione. "Aiuto, ci uccidono tutti", è stato il grido straziante di una donna nella moschea, nei minuti in cui è iniziata l'operazione. Fuori intanto si scatenava una furiosa sparatoria, che ha preso di mira il minareto della moschea, dove si annidavano cecchini dei Fratelli musulmani, ha denunciato la tv di Stato.
Dopo qualche ora le forze di sicurezza hanno completamente ripreso il controllo della moschea, sfiorando un nuovo bagno di sangue. I militanti portati fuori sono stati sistematicamente aggrediti da una folla di anti-Morsi, che dalle prime ore della mattina presidiava armata di bastoni l'esterno della moschea, accanto ai blindati dell'esercito e delle forze di sicurezza.
Intanto si è appreso che «Mohamed al Zawahri, fratello del leader di al Qaeda, è stato arrestato a Giza». A darne notizia fonti della sicurezza egiziana. Mohamed è «un leader della Jihad Islamica», sottolineano le fonti. L'arresto sarebbe dovuto al sostegno di Mohamed al Zawahiri alla causa del presidente destituito Mohamed Morsi.
Tutto è iniziato 3 giorni fa quando la polizia egiziana ha cominciato a disperdere con la forza i presidi al Cairo dei sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi e la situazione è degenerata in un bagno di sangue. Quasi 500 morti e 4000 feriti il bilancio ufficiale degli scontri.
La polizia ha attaccato violentemente i manifestanti, lanciando gas lacrimogeni e – secondo alcune testimonianze – sparando su di essi con armi automatiche, aprendosi così la strada per penetrare nei due accampamenti di el-Nahda e Rabaa al-Adaweya.
L’ultimatum del governo ai Fratelli Musulmani per sgombrare, dopo sei settimane di braccio di ferro, i due campi di protesta in cui si erano riuniti i sostenitori dell’ex presidente Morsi (in piazza Nahda a Giza, vicino all’Università del Cairo, e intorno alla moschea di Rabaa al Adawiya, a Nasr City nella parte orientale della metropoli) era scaduto l’altro giorno senza che i militari intervenissero.
Il vice presidente ad interim della Repubblica egiziana, Mohammad ElBaradei, si è dimesso.
Il movimento integralista Jamaa Islamiya, vicino ai sostenitori di Morsi, ha avvertito che se non cambierà la situazione in Egitto "ci sarà una rivoluzione globale in tutto il Paese". In un comunicato l'organizzazione denuncia "i massacri commessi dal regime militare golpista contro sit-in pacifici a Rabaa e Nahda".
Sia l’Unione Europea sia gli Stati Uniti sia l’Onu hanno condannato l’eccessivo uso della forza da parte del governo, invitando ad agire con maggiore equilibrio. La Casa Bianca ha detto che la violenta azione del governo egiziano «va esatamemente nella direzione opposta a quella della riconciliazione» che era invece l’obiettivo del governo in carica. Il portavoce del governo di Washington ha dichiarato che gli Usa premono sul «governo egiziano e su tutte le parti coinvolte perché abbandonino la violenza e risolvano le loro differenze pacificamente».
Più passano le ore e più gli le violenze crescono di intensità. Al Cairo è stato dato alle fiamme il ministero delle Finanze, il palazzo è stato occupato dai manifestanti pro Morsi. Ad Alessandria si registrano 10 morti. Scontri anche ad Assiut, 350 km a sud del Cairo; ad Assuan è stata circondata la sede del governatorato, che è stato evacuato.
Intanto, decine di persone sono scese in piazza anche in altre città, come Minya e Sohag. Alcuni manifestanti hanno attaccato le chiese copte, appicando il fuoco con delle bombole incendiarie. La polizia ha cercato di disperdere la folla lanciando dei lacrimogeni. A Suez, oltre a una chiesa, è stata parzialmente incendiata anche una scuola. Il governo ha proclamato lo stato di emergenza per un mese.
Un cameraman di Sky News una giornalista di origine egiziana e un cronista del quotidiano di stato Al Akhbar morti nelle violenze del Cairo. Numerosi i feriti, tra loro un fotografo di Associated Press Un terzo giornalista è rimasto ucciso negli scontri di oggi in Egitto. Si tratta del reporter egiziano Ahmed Abdel Gawad, che scriveva per il quotidiano di Stato egiziano Al Akhbar, ed è stato ucciso mentre seguiva per lavoro la repressione del sit-in pro Morsi nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya al Cairo. Lo riferisce l’Egyptian Press Syndicate, un sindacato dei giornalisti, che non ha però altre informazioni sulle circostanze della morte del reporter.