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Roma II Municipio: commemorazione del Magistrato Vittorio Occorsi ucciso il 10 luglio 1976

Roma II Municipio: commemorazione del Magistrato Vittorio Occorsi ucciso il 10 luglio 1976
Autore: Nostra inviata Teresa Corrado
Data: 12/07/2013

 
(Video: testimonianze della famiglia del Magistrato e tanti ricordi...)
 
È proprio strano il nostro paese! Spesso non si accorge dei suoi eroi o li lascia chiusi nel dimenticatoio. E non parlo di quelli che purtroppo ci hanno lasciati o che continuano a mettere la faccia, la testa e la loro vita in azioni eroiche, ma parlo di tutte quelle persone che li sostengono. Gli eroi "minori", quelli che spesso non vengono nemmeno menzionati: le famiglie, i collaboratori stretti, le scorte, tutte quelle persone che sono state vicine a qualcuno che poi, per motivi spesso tragici, hanno perso la vita. Fortunatamente, o sfortunatamente, a seconda di come li si voglia inserire in una situazione che comunque loro hanno vissuto e che è stata tragica, l'Italia è piena di questi eroi, di queste persone che, dopo aver elaborato il loro lutto personale, continuano a lottare giorno per giorno e a ricordare e far ricordare i loro cari. È grazie a loro se poi, non ci si dimentica dei "nostri eroi".
Un avvenimento simile, si è verificato ieri nella commemorazione del Magistrato Vittorio Occorsio, nella Biblioteca villa Leopardi del II Municipio di Roma, alla presenza dei familiari, i figli Susanna ed Eugenio Occorsio, delle sorelle del giudice, di amici, delle forze dell'ordine, polizia, carabinieri e vigili urbani nonché da un rappresentante del prefetto e delle autorità istituzionali, in vece del sindaco di Roma Marino, l'assessore ai lavori pubblici e periferie Paolo Masini e l'assessore alla cultura Flavia Barca.
Ma anche rappresentati della Rai, come Mauro Tosti Croce della direzione generale degli archivi del Ministero dei Beni culturali e responsabile di portali tematici, in particolare della Rete per non Dimenticare, dedicata alle vittime del terrorismo, nonché di Rai Educational che ha dedicato un documentario al giudice Occorsio e alle sue inchieste. Un ricordo accanto ad una lapide che ricorda il sacrificio di un uomo di 47 anni, ucciso in un caldo giorno di luglio del 1976.

Il giudice Occorsio, che ha lavorato a Roma, nella sua carriera si è sempre distinto per la sua ricerca della verità, in un senso di legalità che ha caratterizzato tanti altri giudici come lui, che hanno pagato, insieme alle famiglie, un prezzo molto alto per il senso di onestà che li accumuna. Secondo le dichiarazioni di chi lo uccise, il 10 luglio del 1976, il giudice Occorsio era colpevole di "avere, per opportunismo carrieristico, servito la dittatura democratica perseguitando i militanti di Ordine Nuovo e le idee di cui essi sono portatori". Ordine Nuovo era una delle organizzazioni più attive di estrema destra, di quegli anni.

Anni di lotta armata, di attentati, quali la Strage di Piazza Fontana, per citarne uno, ma anche inchieste scottanti, gli anni di piombo che infuocarono l'Italia. Infatti Occorsi fu tra chi indagò proprio sull'attentato di Piazza Fontana, ma anche in altre inchieste che vedevano apparire, per la prima volta, la loggia massonica, la P2 di Gelli, ma aveva partecipato anche ad indagini riguardanti il Golpe Borghese. Anni di tensioni che lui stesso volle sintetizzare all'amico e collega Ferdinando Imposimato: "Sono certo che dietro i sequestri ci siano delle organizzazioni massoniche deviate e naturalmente esponenti del mondo politico. Tutto questo rientra nella strategia della tensione: seminare il terrore tra gli italiani per spingerli a chiedere un governo forte, capace di ristabilire l'ordine".

Era un uomo che riusciva a conciliare la sua dura vita lavorativa, fatta di criminali, di attentati e di indagini che lo mettevano spesso in disaccordo con alte cariche anche politiche, con quella di marito e padre che concedeva momenti sereni e felici alla propria famiglia. Fu ucciso sotto casa, mentre andava al lavoro, la mattina del 10 luglio 1976, in via Mogadiscio, da una raffica di mitra, si contarono fino a 32 colpi. Circondato attorno alla sua auto, una Fiat 125, parcheggiata a pochi metri dal portone di casa sua, da forse due o tre killer che gli chiusero ogni via di fuga. Del delitto furono condannati Pierluigi Concutelli e Gianfranco Ferro, anche se i killer furono tre, ma nessuno dei mandanti è stato ancora individuato. Come accade a chi comincia a indagare a fondo su argomenti molto scabrosi e pericolosi, perse l'appoggio di chi doveva sostenerlo e aiutarlo nel suo lavoro. Nonostante le continue minacce che subiva, anche telefoniche e le scritte che lo vedevano protagonista sui muri in tutta Roma, fu lasciato solo e senza scorta.

Si è atteso il 10 luglio 2011 per dedicare al giudice Occorsio una lapide nel luogo in cui fu ucciso, a via Mogadiscio in quella che era una via tranquilla e silenziosa del quartiere Africano di Roma. Ma nei visi delle persone che lo hanno amato, degli amici, dei colleghi e di chi ne segue le tracce, c'è tanta ammirazione e amore per una persona che ha fatto della sua vita una lotta alla criminalità, alle organizzazioni, a chi provava a destabilizzare lo Stato.




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