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Una sana e robusta Costituzione e una nuova legge elettorale: la relazione

Una sana e robusta Costituzione e una nuova legge elettorale: la relazione
Autore: Fabrizio Giangrande
Data: 04/07/2013

 
La centralità e la necessità di una riforma della legge elettorale e di alcuni articoli della Carta Costituzionale assumono una valenza decisiva sui rapporti di forza all'interno della dialettica politica che si sta realizzando tra le differenti anime che sostengono il Governo di larghe intese.
 
Proprio su tali temi, ieri, 3 luglio, presso la sede dei gruppi parlamentari di via degli Uffici del Vicario a Roma, si è tenuto uno stimolante confronto dal titolo “Una sana e robusta Costituzione e una nuova legge elettorale”.
 
All'incontro, organizzato dall'Associazione “La questione morale”, hanno partecipato, oltre al Presidente dell'Associazione, la Dott.ssa Claudia Costa, il giornalista de “L'espresso” Alessandro Gilioli nella veste di coordinatore del dibattito, il Prof. Stefano Ceccanti membro del cosiddetto “Comitato dei saggi”, organo con funzione consultiva rispetto al Governo per le riforme costituzionali, il prof. Roberto Zaccaria ex-presidente della Rai e membro della Camera dei Deputati dalla XV alla XVI legislatura ed il Senatore Giorgio Tonini del Partito Democratico.
 
La Dott.ssa Costa ha introdotto il dibattito sottolineando l'urgenza di promuovere un confronto trasparente sulle questioni di merito inerenti alle riforme ed ha sostenuto la necessità di mediare tra le differenti posizioni e di stimolare un dialogo efficace tale da scongiurare divisioni pregiudiziali su temi tanto rilevanti.
 
Alessandro Gilioli ha animato il dibattito richiamando all'attenzione dei convenuti il contenuto di un appello promosso lo stesso giorno da un gruppo di giuristi, tra cui il Prof. Stefano Rodotà e il Prof. Gustavo Zagrebelsky, appello che sollecitava la dichiarazione di inammissibilità del metodo di lavoro del “Comitato dei Saggi” ritenenedolo viziato da eccessiva “segretezza” e privo di adeguato coinvolgimento dell'opinione pubblica.
 
Un'accusa, quella mossa dai giuristi nei confronti del Comitato, dalla quale il Prof. Ceccanti, membro dello stesso, si è difeso dichiarando l'assoluta trasparenza dei lavori dell'organo che indice una conferenza al termine di ogni seduta.
 
Semmai, secondo il Prof. Ceccanti, la responsabilità di un mancato coinvolgimento dell'opinione pubblica sarebbe da ricercarsi nei mezzi d'informazione che, giudicando come poco “notiziabili” ed “attraenti” le questioni assai tecniche di cui il Comitato si occupa, rivolgono ad esse una scarsa attenzione.
 
Il Prof. Zaccaria si è mostrato critico sul metodo con il quale viene affrontata la spinosa duplice problematica delle riforme costituzionali ed elettorali; ha ricordato come, sia durante la XIV legislatura che durante la XV, si fosse giunti, nell'ambito del confronto fra gli schieramenti politici, a pregevoli risultati che lasciavano prevedere la possibile concreta realizzazione delle riforme necessarie.
 
In quelle occasioni, secondo Zaccaria, il mancato raggiungimento degli obiettivi venne determinato dalla volontà di accorpare la riforma del bicameralismo perfetto con la riforma della legge elettorale.
 

Un errore di "metodo" che invece, sempre secondo Zaccaria, trarrebbe vantaggio da un approccio graduale che consenta di raggiungere“passo dopo passo” risultati anche parziali, evitando di rendere vani gli sforzi profusi e di interrompere il confronto tra gli schieramenti politici.

Precondizione per una revisione della forma attuale di Stato, nella direzione di un aumento delle prerogative in possesso del Presidente del Consiglio, sempre secondo Zaccaria, sono le riforme del sistema dei media, la soluzione del conflitto di interessi e la razionalizzazione dei poteri dello Stato.
 
Senza interventi su tali aspetti l'approdo a forme di Stato differenti dall'attuale, come ad esempio il cosiddetto Semi-Presidenzialismo del modello francese, costituirebbe un pericolo concreto per gli equilibri democratici. Infatti, gravi squilibri si potrebbero determinare in un Paese come l'Italia, in cui, a parere di Zaccaria, si è concretizzata la maggiore concentrazione di potere riscontrabile nei sistemi politici europei in virtú di un eccessivo ricorso agli strumenti dei decreti legge e della richiesta di voto di fiducia.
 
Una “perversione”, quella dell'eccessivo ricorso a decreti e voti di fiducia, che secondo il Prof. Ceccanti deriva dall'assenza di adeguate garanzie, in favore del potere esecutivo, dei tempi nell'approvazione dei disegni di leggi.
 
La riforma complessiva della Costituzione che fornisse al Governo strumenti, come ad esempio la composizione dell'Ordine del Giorno, non renderebbe necessario al Governo di spogliare il Parlamento del proprio ruolo, attraverso il massiccio uso di voti di fiducia e decreti legge, strumenti di cui tutti i poteri esecutivi nelle ultime legislature sono stati artefici e vittime.
 
Il Senatore Tonini ha sottolineato come, a suo parere, le riforme necessarie al sistema politico italiano, quali la diversificazione delle funzioni dei due rami del Parlamento e quella relativa alla forma di Stato, che oggi propone con maggiore decisione i modelli francese e del premierato britannico, richiederebbero prioritariamente la riforma dei partiti su base nazionale.
 

Secondo Tonini nei sistemi politici sopraccitati, ed in particolare in quello britannico che esprime con forza, come nessun altro, le prerogative del Premier, la necessità di partiti forti, stabili ed organizzati su base democratica garantirebbe un giusto bilanciamento dei poteri.

Una soluzione al problema del bilanciamento dei poteri dell'esecutivo che invece il Prof. Ceccanti individua nel potenziamento delle prerogative delle forze di opposizione che si concretizzi nel garantire a queste di poter richiedere il pronunciamento su questioni di merito ad organi terzi dello Stato.
 
Nelle fasi conclusive dell'incontro il Prof. Ceccanti ha sottolineato come la instabilità politica ed i connessi rischi di ingovernabilità discendano principalmente dalla legge elettorale. Solo l'introduzione di un sistema elettorale a doppio turno, che preveda il ballottaggio tra i due schieramenti vincenti, potrebbe garantire maggioranze stabili. Ma in merito alla modifica del sistema elettorale, come ha conclusivamente sottolineato il Sen. Tonini, non sono stati individuati utili margini per un accordo.
 

Il contenuto delle discussioni ha posto in evidenza come le posizioni tra i differenti schieramenti politici siano ancora distanti e che la individuazione di un percorso di avvicinamento sia tuttora in corso.

Risulta evidente come, ancora una volta, le logiche di prevalenza politica e di mero calcolo utilitaristico del voto assumano un ruolo prioritario rispetto alla modifica, auspicata concordemente, dell'assetto istituzionale. E tale quadro non potrà cambiare fino a quando non sarà chiaro e condiviso il principio secondo cui dalla funzione politica non discende potere ma responsabilità.




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