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Apre a Roma la rassegna Culturale 'Per voi giovani' di Claudio Rocchi e Francesco Coniglio

Apre a Roma la rassegna Culturale 'Per voi giovani' di Claudio Rocchi e Francesco Coniglio
Autore: Nostro inviato Gabriele Santoro
Data: 20/06/2013

 

 

(Video: in omaggio a Claudio Rocchi - Un frammento del 1972)

Si respirava un'atmosfera strana all'Auditorium, almeno nella prima parte del convegno introduttivo di "Per voi giovani", rassegna che riprende il nome della trasmissione radiofonica degli anni '70 che introdusse milioni di ascoltatori al grande rock internazionale: da poche era infatti venuto a mancare Claudio Rocchi, promotore del progetto con Francesco Coniglio e protagonista del progressive italiano dell'epoca con i suoi Stormy Six. Sarebbe stato con gli altri ospiti sul palco a ricordare il periodo storico-culturale, è stato degnamente omaggiato da chi era presente e dalla compagna Susanna Schimperna, anche attraverso l'anteprima inedita del programma "On air: quelli di Per voi giovani", ideato da Rai5 in collaborazione con lo stesso Rocchi, in onda con quattro puntate nel prossimo autunno.
 
Otto giorni di spettacoli dal 19 al 26 giugno, che includeranno una mostra fotografica curata da Carlo Massarini - 22 scatti che ritraggono, fra gli altri, Bennato, Dalla, Venditti, De Gregori, Springstee, i Genesis, Lou Reed, gli Who -proiezioni, ascolti in alta fedeltà commentati da "testimoni" ed addetti ai lavori, la rassegna stampa anni '70 "Quando il rock era italiano" con Franco Brizi e Francesco Coniglio, fino alle tre serate conclusive con i doppi concerti Osanna- Banco Mutuo Soccorso, Museo Rosenbach- Premiata Forneria Marconi e Franco Battiato- Gianni Maroccolo.
 
"Aver vissuto gli anni '70 dà un bel vantaggio per parlarne", ironizza Riccardo Bertoncelli, critico musicale e scrittore, ma esserci stati non è strettamente necessario per farlo, "altrimenti nessuno parlerebbe più della Prima Guerra Mondiale" e via discorrendo indietro nel tempo. Ad ogni modo "non è un decennio che santifico, sono più affezionato al 'deserto' di pubblico che aveva il rock progressive alla fine dei '60, anche se la parola rock non volevamo usarla perché vecchia di dieci anni, lo chiamavamo pop nel senso più nobile del termine". In Italia la cultura del rock maturò, secondo Bertoncelli, dopo il concerto dei Jethro Tull nel febbraio '71 a Milano, "apprezzai l'arrivo di gente interessante, ma si potevano dare più spazi, conoscere di più, potevamo diventare un paese rock. Anche se ci sono state belle idee ed ora preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. Se c'è stato un insegnamento, è quello di uscire dal guscio, sperimentare".
 
"Nel confronto con documenti mediatici del passato l'importante è capire cosa manca, l'assenza è più rilevante della presenza, spiega cosa era dato per scontato", sembra ribaltare la prospettiva dell'osservazione Franco Fabbri, musicologo e musicista a sua volta negli Stormy Six. "La disponibilità immediata e simultanea di oggi impedisce l'approfondimento" tipico di un periodo in cui il divario temporale per arrivare a conoscenza di qualcosa era normale, "di Woodstock si seppe un anno dopo", ad esempio. Ma era proprio negli intervalli di tempo che "si costruiva il potere di chi era in grado di arrivare prima".
 
Quella Woodstock che per Raffaele Cascone, in passato conduttore per l'emittente pubblica, fu "il funerale del rock, dello spirito rhythm and blues, preso dal jazz, da vivere nei piccoli locali, in cui ogni sera l'interprete fa un concerto diverso, a seconda di come avvertiva il pubblico". In Rai la censura era totale, ricorda Cascone, "anche i testi in inglese venivano segnalati se contenevano parole 'scandalose' o rivoluzionarie. Noi decidemmo di dare la possibilità ai ragazzi di usare il telefono, quando il numero non veniva ancora dato, per farci segnalare notizie ed eventi e le attività proliferarono". L'idea fu poi quella di far circolare anche i cantanti popolari italiani, "come Bennato, per creare un territorio omogeneo di pari dignità. Demmo la possibilità di comunicare e finì che ai concerti politici invitarono questi artisti che lanciavamo". Un problema dell'Italia è sempre stato quello di "non riconoscere le specificità professionali, avremmo potuto creare radio d'avanguardia che facessero da traino alle radio libere, mentre la Rai alla fine si è trovata costretta ad inseguire".
 

Programma:
http://www.auditorium.com/eventi/rassegne/5564075

 




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