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La commissione per gli Affari Sociali dell'Unione Europea ha in questi giorni rinnovato le politiche per contrastare il sempre più diffuso problema della disoccupazione giovanile, che nell'area comunitaria è arrivata a toccare un quarto dei ragazzi sotto i 25 anni. Tra le prime azioni ci saranno il prolungamento per il periodo 2014-2020 del Fondo Sociale Europeo e l'avviamento della Garanzia europea per i giovani, un mezzo volto non solo ad agevolare l'occupazione, ma anche a sviluppare percorsi di formazione. In prima linea nel sostenerne la campagna, un testimonial d'eccezione come il presidente francese Hollande.
Un occhio di riguardo verrà usato nei confronti dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment ot Training) - cioè coloro i quali si trovano in una situazione né scolastica né lavorativa, nemmeno di apprendistato - soprattutto nelle zone con un tasso di disoccupazione superiore al 20%. La media europea è del 13,2%, con picchi come la Bulgaria, al 21,5%. Ma se innalziamo l'età al limite dei 30 anni, secondo i dati Istat relativi al 2012, l'Italia arriva al 22,1%, con cifre al di là dei 2 milioni. Le quote minori sono invece per l'Olanda, con solamente il 4,3%.
La realtà resta molto differenziata nel vecchio continente. Spagna e Grecia hanno oltrepassato il 50% per il tasso di disoccupazione giovanile, rispettivamente 55 e 58%, l'Italia è nella fascia tra il 30 ed il 40% insieme al Portogallo, mentre Francia, Gran Bretagna e Norvegia sono in quella fra il 20 ed il 30%. Esempi virtuosi vengono dai Paesi Bassi, Finlandia e Repubblica Ceca, tra il 10 ed il 20%, Germania ed Austria sono addirittura sotto il muro del 10%. Ma anche nell'occupazione l'età ha un suo peso specifico. Il 42% degli under 25 ha un contratto a tempo determinato, circa quattro volte superiore alla media, il 32% ha invece un part-time, più del doppio degli adulti.
Il modello da prendere a riferimento è quello olandese. Un po' come accade in Germania, il 60% dei quindicenni prende parte a percorsi di formazione e di sostegno all'ingresso nel mondo lavorativo, con stage organizzati da tre importanti attori socio-economici, sindacati, aziende e pubblica amministrazione, per una collaborazione che prende il nome di "modello Polder", come vengono chiamati i tratti di mare drenati e prosciugati artificialmente dalle dighe. La peculiarità sta principalmente nella decentralizzazione, nella gestione dei progetti a livello comunale, con una maggiore prossimità verso il territorio utile per capire al meglio la realtà locale e come adattarsi a questa.
Per quanto riguarda l'Italia, la disoccupazione giovanile ha abbondantemente superato la più alta quota degli ultimi 35 anni. Nel 1977 si attestava al 21,7%, nel 2012 è addirittura al 35,5%. Secondo l'Istat, i dati peggiori sono relativi al sud, dove si tocca anche il 50% - il 56,1% per le donne. Progressivamente meglio al centro (39,3%) e al nord (29,7%). Da record anche il numero di precari, arrivati lo scorso anno a quasi tre milioni. Poco meno di due milioni e mezzo i contratti a termine, di cui 675 mila part-time e 433 mila di collaborazione. Solamente Grecia e Spagna, insomma, presentano un contesto peggiore. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/12/2024 05:34:53 |
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