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Italia: ha vinto la Crisi. In Islanda invece ha vinto la logica: copiamoli

Italia: ha vinto la Crisi. In Islanda invece ha vinto la logica: copiamoli
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 26/02/2013

 

Durante la campagna elettorale appena conclusa, presi dal tourbillon infernale tipico di tale evento, credo che pochi abbiano letto le notizie che realisticamente dovevano assorbire l’attenzione degli elettori. In pochi quindi, sono stati in grado di rendersi conto di come certe notizie cozzassero enormemente con le promesse elettorali giunte a livelli di teatrino comico di terz’ordine.

Mario Draghi difatti - Presidente della BCE dal Novembre 2011 – non confortava alcuna delle proposte elettorali tutte tese, da ogni parte esse siano provenute, a confortare la popolazione su una imminente ripresa dell’economia nazionale e su sicuri sgravi fiscali paventati da Destra e Sinistra, se non addirittura promesse di restituzione di denaro ai contribuenti.

Dalla Banca Centrale Europea attraverso le dichiarazioni di Draghi infatti, non è mai giunta una sola parola che rassicurasse l’Italia, così come altre nazioni europee, sulle reali condizioni economico finanziarie internazionali. Anzi. Draghi ha più volte sottolineato come la ripresa economica europea risulti ad oggi particolarmente lenta, aggiungendo che saranno “necessari nuovi sforzi per tentare di rilanciare l’economia e fronteggiare la ripresa”.

Ad elezioni concluse e parallelamente allo Spread fortemente rialzato non appena si è palesata – numeri alla mano – l’ingovernabilità del Paese, eccoci a cavalcare la realtà di una situazione che sta prendendo di ora in ora, contorni inquietanti: il crollo inevitabile di un sistema tenuto fin qui in piedi con i fili di una tela di ragno.

Nel frattempo, è bene anche ricordare che – sempre durante il tourbillon elettorale – l’agenzia Moody’s ha abbassato il rating della Gran Bretagna togliendo, per ora, una “A”.

Oggi si parla anche dei “grandi esclusi” in Parlamento riferendosi a Fini e Casini e Lombardo ex Governatore della Sicilia. Vorrei far notare, che Fini, Casini e Lombardo nella realtà dei fatti non hanno partecipato alla tornata elettorale. Fini non ha proprio organizzato la campagna, Casini ha solo risposto a domande di qualche giornalista che l’ha intervistato qui e la ma non ha fatto nulla di riconducibile ad una campagna elettorale e Lombardo ha pensato bene di gettare acqua sul fuoco considerando anche la situazione giudiziaria che lo vede protagonista di una inchiesta per corruzione e associazione mafiosa.

Fini è probabile che sia già da qualche tempo a Bruxelles, a organizzare qualche nuovo incontro ai vertici delle maggiori Lobbies internazionali alle quali parteciperanno come al solito, i soliti noti personaggi che, pubblicamente, si mettono la maschera del personaggio politico e che nella realtà ricopre un qualche ruolo di potere maggiore. Ma occulto.

Di Pietro meriterà un articolo a parte. Falciato via anche lui dalla scena politica. A mio parere, col suo massimo consenso.

Per il resto, non vi è nulla che possa contrastare una verità: l’unico vincitore - e non solo delle elezioni - è la crisi. Una crisi sistemica e quindi di conseguenza economica. Giocata sulla grande scacchiera dei sistemi complessi che organizzano e gestiscono tutti i settori economici del pianeta.

In queste ore si parla solo di percentuali e numeri di seggi. Per la seconda volta in una manciatina di anni, si ripete una cosa che statisticamente e quasi impossibile: la parità fra i due poli in contrasto. Accadde nel 2006 con la determinazione di una parità fra Prodi e Berlusconi che si divisero “equamente” Camera e Senato. Solo nel mondo della politica accadono cose statisticamente ed obiettivamente impossibili.

L’ingovernabilità della nazione, è il “regalo” ultimo dell’abbattimento di un sistema che non aveva più alcun senso di esistere. La determinazione inequivocabile della fine di un gioco portato al punto massimo di resistenza proprio per farlo crollare strategicamente.

Il processo di smaltimento della politica così come la conosciamo, è iniziato molto tempo fa. Con la rottura dell’ideologia di sinistra e l’avvento di un centrodestra che ha demolito le ideologie di destra e di centro. Un caterpillar che ha spianato la strada all’attualità: la vera riforma è una nuova forma di politica e l’avvento di un nuovo sistema.

Abbattere le ideologie politiche più radicate era alla base della riforma. Il caos estremo cui assistiamo da decenni è servito a togliere nella mente di ogni cittadino la cognizione di ciò che la politica avrebbe dovuto fare per il paese se di politica si fosse trattato. La disaffezione alla politica da parte degli elettori era parte del gioco. Il massacro è riuscito, e queste “elezioni” ne sono la controprova.

L’exploit del M5S è un’altra controprova di come tutto ciò che era stabilito accadesse è realmente accaduto. Puntualmente la gente, attanagliata da un senso estremo di rabbia e confusione, non avendo più nessuno cui affidarsi con ragionevolezza, ha “votato” chi è apparso coerentemente essere il grido di rabbia estremo. Non importava Cosa proponessero e Come lo facessero. E’ stato solo il grido di liberazione consentito dal sistema in piena riforma. Il contentino concesso per non far esplodere la rabbia che poteva davvero divenire distruttiva: gli esempi delle piazze esplose in Grecia ci sono molto vicine anche territorialmente. Da noi, hanno concesso di urlare ed esplodere attraverso Grillo…

Al di là di cosa ci accadrà nel breve periodo, se e chi governerà la nazione e se questo sarà reso possibile, considerando peraltro che abbiamo il Presidente della Repubblica in “pausa bianca” da prossime elezioni e che non potrà sciogliere eventualmente le Camere, condannandoci quindi o a restare in bilico sul burrone delle percentuali e in ogni caso a nuove elezioni e nuovi milioni da spendere per una nuova campagna elettorale - ambigua affinità con la Grecia la nostra - è necessario interrogarsi su cosa sta accadendo globalmente, su quali cambiamenti strutturali stanno avvenendo e su cosa sarà il nostro futuro in previsione di una crisi economica mondiale, gestita dalle grandi lobbies internazionali, uniche vere trionfanti vincitrici di un sistema in rotta di collisione estrema con tutti i sistemi civili, umani e democratici.

Se vivessimo in un sistema democratico, non ci avrebbero imposto una Legge elettorale che non consente alla popolazione di votare. La stessa popolazione, accortasi della falla, avrebbe dovuto operare una astensione nazionale al voto già al solo apparire sulle scene del “porcellum”. Se il sistema fosse giusto, non dovremmo attendere speranzosi che qualcuno fornisca una Legge anti corruzione che valga la pena di esser presa in considerazione. Se non fosse come ho scritto fin qui, staremmo parlando d’altro, non dovremmo interrogarci su chi, come e quando succederà qualcosa che ci faccia comprendere in che situazione politica, economica e sociale ci ritroviamo.

La risposta univoca è che non c’è nulla da capire oltre ciò che è sotto gli occhi di ognuno di noi.

La politica come la immaginiamo, non esiste più. La democrazia come la pensiamo, non è mai stata realmente messa in atto nel nostro “regime democratico” e di conseguenza, nulla è accaduto in tutti i sensi. L’ambizione a un sistema onesto e funzionale non potrà mai concretizzarsi perché è la stessa popolazione che non ha mai messo in atto alcun sistema per far si che ciò avvenisse e divenisse la regola. E di sistemi ce ne sarebbero stati molti, come accade nelle altre nazioni che oggi noi consideriamo “civili e progredite”.

Ha vinto la crisi. Hanno vinto coloro che hanno deciso a suo tempo che la crisi inglobasse tutto.

Potremmo ancora provare ad avere un sussulto di vero orgoglio nazionale e dire “NO” per impedire che i resti di una civiltà intera vengano spazzati via con la ramazza del potere estremo. Ma come contattare e convincere e dopo aver convinto, spingere ad agire una popolazione di circa 45mln di cittadini - fra cui, confusi fra la folla, coloro che invece capiscono che si potrebbe fare ancora qualcosa – e contro ribaltare un sistema ribaltato da chi dirige l’orchestra?

Come concretizzare con l’azione la possibilità, ancor oggi realizzabile, di non esser mai più vittime di strategie che hanno il solo scopo di sopprimere le masse per agire indisturbati in un regime inquietante di dittatura che tutto ormai ha scomposto?

L’esempio dell’Islanda , deve aiutarci a comprendere come questo sia possibile. Come possa una popolazione civile degna di questo aggettivo, rimettere in sesto un Paese fallito e con esso risorgere dalle ceneri della bufera imposta dai falsi possessori di poteri effimeri. Anche in questo caso, sono stati i cittadini a decidere che la popolazione dovesse riprendere la propria vita in mano. L’hanno voluto e l’hanno fatto.

Leggete voi stessi qual è stata la “ricetta” dell’Islanda per far rinascere il Paese senza peraltro intaccare – uccidendola – l’economia dei cittadini: ciò che segue sono le dichiarazioni del Presidente Olafur Grimson

“Credo che sorprenda molta gente il fatto che ancora un anno fa eravamo considerati dal mondo un sistema finanziario fallito, mentre oggi siamo in ripresa, con un’economia in crescita e una bassa disoccupazione. E ritengo che la ragione primaria sia che non abbiamo seguito l’ortodossia tradizionale che ha prevalso nel mondo Occidentale negli ultimi 30 anni. Abbiamo introdotto controlli nei movimenti di capitale, abbiamo lasciato fallire le banche, abbiamo sostenuto i più poveri e non abbiamo introdotto misure di austerità su larga scala come vediamo fare qui in Europa. E alla fine vediamo i risultati, molto diversi da quelli di altri paesi”.

“Perché dobbiamo considerare le banche i sacri templi dell’economia moderna?... La teoria che bisogna salvare le banche è una teoria che riguarda i banchieri che si godono i profitti quando hanno successo e lasciano che la gente comune sopporti il peso dei loro fallimenti attraverso tasse e austerità, cosa che i popoli che vivono in democrazia alla lunga finiranno per non accettare”.

Già, perché…

 

Nel video che trovate in questo articolo, viene spiegata la “ricetta islandese”.

Nessuna normativa in Italia, in Europa, nel mondo vieta di utilizzare la stessa ricetta…

 

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Data:10/08/2013
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