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Apple: costi umani e proventi di Mercato

Apple: costi umani e proventi di Mercato
Autore: Davide Falsaperla - Redazione Tecnologia
Data: 27/01/2013

 
Lo sfruttamento del lavoro minorile è ora al centro delle priorità dell'azienda che commercializza i prodotti tecnologici oggi più diffusi nel mondo: la Apple.
Il caso è esploso lo scorso anno, quando due giornalisti del New York Times - Charles Duhigg e David Barboza -  descrissero dettagliatamente le terribili condizioni di lavoro all'interno delle fabbriche cinesi in cui si realizzano  i pezzi necessari alla creazione dei prodotti Apple.
La Apple dichiara oggi di aver rilevato nel solo 2012, 107 casi di bambini con età al di sotto dei 16 anni, messi a lavorare in condizioni disumane. In risposta alle polemiche ovviamente sviluppate attraverso i media internazionali che hanno acceso il dibattito, la linea della Apple è ora quella di denunciare le fabbriche che oltre ad utilizzare minorenni, terrorizzano letteralmente i propri lavoratori imponendo orari di lavoro disumani e condizioni al limite della schiavitù.

Questo è ciò che si legge nel rapporto annuale sulla `Responsabilità dei fornitori´. 

 «Il nostro approccio nei confronti del lavoro minorile è chiaro: non lo tolleriamo e stiamo lavorando per sradicarlo dalla nostra industria. Quando scopriamo fornitori che impiegano lavoro minorile chiediamo azioni correttive immediate"

Nello stesso rapporto Apple precisa: "nessuno dei ragazzi lavora più nelle catene dei fornitori Apple, dopo che la società ha lavorato con i propri partner per aiutarli a identificare casi di documenti falsi. Il lavoro minorile e le tutele del lavoro giovanile sono le uniche due aree sulle otto esaminate da Apple nel rapporto dove si è assistito nel 2012 a un aumento delle violazioni. Le altre categorie, quali la non discriminazione, la libertà di associazione e i salari, sono migliorate"

Secondo i dati di Cupertino, nel 92% delle settimane lavorate da un milione di dipendenti sparsi nella catena di fornitori è stato rispettato il criterio di un massimo di 60 ore di lavoro a settimana e di un giorno di riposo. Si tratta di un importante progresso rispetto all'anno precedente, quando solo nel 38% dei casi i requisiti minimi erano stati rispettati. «Non consentiamo ai fornitori di agire in modo non etico o di minacciare i diritti dei lavoratori, anche se le leggi locali consentono tali pratiche - afferma Apple -. Stiamo lavorando per mettere fine alle eccessive ore di lavoro, per proibire pratiche di assunzione non etiche e prevenire l'assunzione di lavoro minorile».  

E' comunque inaccettabile, che fino ad oggi la Apple abbia taciuto tali condizioni, che si ricorda non investono solo i minorenni ma fondamentalmente la negazione dei diritti umani e di qualsiasi criterio di rispetto per le persone che lavorano.

Poiché come la stessa Apple ammette, le normative sul lavoro in Cina permettono orari assurdi per noi occidentali ed anche una sorta di schiavizzazione della forza lavoro, la risposta più eticamente adeguata, sarebbe quella di togliere la produzione alla Cina.

Oltretutto, è bene ricordarlo, produrre in Cina fa si che la Apple abbia poi un ritorno incredibile economicamente parlando e questo pone molti altri interrogativi sulla "moralità" dell'impresa leader nel mercato tecnologico, che pur di ottenere guadagni miliardari spendendo il minimo, è consapevole di perpetrare altrove vessazioni inconcepibili.

La morale: per un Iphone si spendono nel mondo, cifre di tutto rispetto per apparati che costano all'origine molto poco economicamente e moltissimo a livello umano. Pensiamoci la prossima volta che accendiamo il nostro Smartphone siglato Apple o la prossima volta che saremo "certi" di non poter vivere senza il prossimo modello…
 
Al link di seguito, potete leggere i costi effettivi di un Iphone.
 



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Data:10/08/2013
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Obbiettivo:50000 firme

 
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