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Davanti a Montecitorio (dove, tra l'altro, da tempo staziona , ignorato da gran parte delle tv, il gazebo del presidio permanente di lotta contro i privilegi della casta politica), il Terzo Polo UDC-API-FLI-Movimento per le Autonomie nato il 22 luglio (vedi "Fuoritutto" del 24 luglio 2011), e la Fondazione "Liberal", presieduta da Ferdinando Adornato, hanno organizzato un sit-in di protesta per la democrazia in Siria, cui si sono uniti anche PD e Rifondazione.
Nel caldo di agosto, pochi ma appassionati militanti, con la partecipazione di Ferdinando Adornato e di Rocco Buttiglione, Presidente dell' UDC, insieme ad altri politici e con l'adesione della gente, hanno animato una manifestazione per far capire a classe politica e opinione pubblica l' indispensabilità che l' Italia protesti concretamente contro la vergognosa repressione in atto in Siria, attivandosi, al tempo stesso, nelle competenti sedi internazionali (UE, Corte Penale Internazionale, ONU). Un mandato di cattura della Corte de L'Aja per Bashar al Assad, come già per Muhammad Gheddafi? Non si può escludere, a maggior ragione tenendo presente che, a fine giugno, il dittatore siriano, dinanzi al crescere della protesta popolare, aveva ufficialmente promesso , per luglio, l'apertura d'un tavolo ufficiale di confronto con le opposizioni, per discutere – sul modello di altri Paesi della "Primavera araba" – le possibili riforme democratiche. Chi ha fatto fallire tutto? Forse l'elite militare siriana, notoriamente "Guardiana della rivoluzione" baathista, sul modello (molto peggiorato, chiaramente) di quella turca? "Questa manifestazione – spiega Susan Dabbous, giornalista del quotidiano "Terra" – è stata organizzata per il congelamento dei rapporti tra Siria e Italia, in quanto il governo siriano, capeggiato da Assad, sta avendo un comportamento dittatoriale e non democratico: l'esercito ha avuto l'ordine di sparare a uomini, donne e bambini. Solo nella città di Hama (200 Km a nord di Damasco), domenica scorsa, alla vigilia del Ramadan, ci son stati più di 130 morti, per non contare le altre vittime, causate sempre dall'esercito nelle azioni contro i ribelli. Sempre nella stessa città, nel 1982 il padre di Assad, Hafez al Assad, represse una dimostrazione dei Fratelli musulmani, che volevano proporsi come alternativa politica.
Da allora, dopo l'uccisione di più di 20mila persone, nessuno osò più sollevarsi contro il regime a partito unico del Baath: e dal Paese iniziò un vero e proprio esodo di siriani, che si rifiutavano di vivere sotto la cappa della paura. Molti leader del movimento emigrarono in Egitto e Giordania, quelli che arrivarono nel nostro Paese aderirono all'Ucoii, Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia. «Negli Ottanta - mi ha raccontato un attivista siriano - si sparse il terrore. Nessuno usciva più di casa, i soldati entravano nelle abitazioni dei dissidenti, arrestavano gli uomini, stupravano le donne e sparavano per sfregio sulle teste dei loro figli.
Il centro della città venne raso al suolo. La comunità internazionale non può ignorare tutto ciò: infatti l'Onu sta valutando se intervenire.
Da un lato, però, si condannano le violenze, dall'altro i rapporti diplomatici, anzitutto con la Turchia, proseguono come sempre, visti gli ingenti investimenti di Ankara nel Paese confinante. A rinvigorire il regime di Assad poi ci pensa l'Iran: l'ultimo intervento diretto di Teheran, in soccorso della lira siriana, è stato un aiuto di quasi sei miliardi di dollari. L'Iran, infatti, utilizza la Siria come sbocco per il Mediterraneo o per inviare gli aiuti in Libano a Hezbollah. A mio avviso, si sta toccando una delle pagine più tristi della storia siriana: addirittura, nelle carceri accadono cose atroci, che le tv non riportano. Non a caso il ministro degli Esteri britannico, William Hague, pur escludendo un'azione militare ha chiesto che la «pressione internazionale» arrivi pure «dai Paesi arabi».
Ora finalmente, anche l'Italia ha condannato fortemente le violenze perpetuate da Assad. A marzo scorso è stato ratificato un importante accordo italo-siriano in campo culturale: è importante la scelta che il nostro Governo ha preso, martedì scorso, di sospendere questo trattato".
"Quel che sta accadendo al popolo siriano – aggiunge Giustina Ratto, responsabile e coordinatrice dei circoli "Liberal" di Roma Capitale e della Provincia di Roma - è una cosa vergognosa, perché non vengono riconosciuti i principali diritti dell'uomo, di libertà, di parola e di pensiero. Invece di adottare una linea democratica e di dialogo, il Governo usa un metodo dittatoriale e violento. Questa manifestazione, allora, vuole esprimere il cordoglio e la vicinanza degli italiani a questo popolo, che sta attraversando uno tra i periodi più bui della sua storia. Si spera in un deciso intervento dell'ONU a supporto di tutti quegli innocenti che non meritano d' essere trattati in questa maniera". |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 04:15:54 |
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