"Abbiamo scelto di ricordare Piccioni – ha precisato Giustina Ratto, coordinatrice dei circoli "Liberal" di Roma e Provincia - come tipico esponente di quei politici cattolici – da De Gasperi a Sturzo – che, negli anni difficili della ricostruzione, alle loro scelte religiose seppero anteporre un' idea del bene comune decisamente laica, fondata sulla politica intesa come servizio per la collettività; e come membro di quel ceto politico che, diversamente da quello d'oggi,  davvero aveva basi democratiche nella società, etimologicamente parlando".

Arnaldo Forlani, già collaboratore di Piccioni nella DC, ha ricordato il suo  impegno iniziale nel primo dopoguerra a Torino, come assessore comunale  al Lavoro, e l' immediata intuizione, nel 1920, della pericolosità del fenomeno fascista, cui s' oppose decisamente;  l'importante contributo dato,  nel '46-'47,  alla scrittura della Costituzione ( nel "Comitato dei 75", dove s' occupò con passione di  autonomie regionali); e l' impegno per costruire un futuro democratico (Piccioni era segretario della Dc nel 1948), con l'opposizione a ogni tentativo di mutare la collocazione internazionale dell'Italia.

Molto vicino a De Gasperi, Piccioni lo sostituì alla segreteria politica della Dc dal 1946 al 1949, e fu più volte ministro degli Esteri e di Grazia e Giustizia, nonchè Vicepresidente del Consiglio nei governi De Gasperi V, VII e VIII:  in anni di gravi tensioni internazionali, ma anche dei primi significativi passi sulla via dell'integrazione europea ( dal Consiglio d'Europa del 1949 alla Comunità Europea del Carbone e dell' Acciaio del 1951).

Pierferdinando  Casini, capogruppo alla Camera dell' Unione di Centro,  ha ricordato Piccioni come esponente di quella classe politica che oggi davvero non esiste più, e come possibile modello per chi, oggi, voglia seriamente tornare a battersi per la politica come rinnovamento.