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L’Italia delle “Emergenze di rappresentanza”. E L’Italia degli sfollati.

L’Italia delle “Emergenze di rappresentanza”. E L’Italia degli sfollati.
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 19/02/2010

(Video: L'Aquila. Proteste per il G8)
 
Quanto ci vuole per costruire un ospedale? In alcune nazioni europee, dai due ai tre anni, a seconda – ovviamente – delle dimensioni. Quanto ci vuole per costruire una struttura sportiva pubblica? A seconda della grandezza e delle attività, ma certo non più di un anno. Quanto ci vuole per costruire una scuola di medie dimensioni? Un anno? Due?

 

Quanto ci vuole in Italia per costruire un ospedale? Ed una struttura sportiva pubblica? Ed una scuola? Possibilmente, appalti garantiti in mano, speculazioni di vario genere, affossamento delle pratiche, mazzette a destra e a manca ai vari dirigenti, tecnici, imprese, passaggi di appalto da un'impresa all'altra… Mediamente forse una trentina di anni. Quasi sempre, per avere poi strutture edificate senza alcun criterio di sicurezza. Senza verifiche. Senza uno straccio di accatastamento.

 

L'affare Pubblico in Italia è sconfitto da decenni. Tutto ciò che passa per Pubblico, in special modo in campo edilizio, è sfregiato da un panegirico infernale di clientele, scandali, mazzette, appalti facili. La priorità si sposta subito, ancor prima dell'inizio dei lavori e dell'apertura dei cantieri: dalla necessità di una struttura di vario genere per la popolazione, all'interesse economico che appare come unico pretesto – addirittura – per la progettazione di certi lavori strutturali.

 

Esempi pratici e recenti: Ospedale San Salvatore di l'Aquila. Trent'anni e passa per inaugurarlo. Nessuna certificazione. Non uno straccio di accatastamento. Aperto, e crollato dopo nemmeno dieci anni di attività, sotto le scosse di un terremoto di magnitudo 6.3. Si è sbriciolato. Liquefatto. "Boom"! Non c'è più. Trent'anni per mangiare in molti. Pochi secondi per crollare.

 

L'Impresa costruttrice: la Impregilo s.p.a.  Che di queste "grandi opere" è il Leader indiscusso in Italia e dall'Italia verso l'Estero.

 

E' la stessa Impresa che è riuscita a far lievitare vertiginosamente i costi della Tav, che ha in mano i lavori della Salerno-Reggio Calabria per cui ha ottenuto persino un prolungamento nella data della chiusura dei lavori, che ha vinto l'appalto dei lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina e che con molta probabilità, sarà chiamata a costruire le centrali nucleari sul nostro territorio.

 

Appalti su appalti. Mazzette su mazzette. Miliardi di euro da far mangiare a morsi un po' a tutti. Elargizioni di consegne, consulenze e via scandalizzando. Un'Italia da abuso edilizio e dai tempi trentennali per qualsiasi cosa veda protagonisti mattoni, operai, imprese, politici.

 

Ora, facciamo un salto invece nel "Paese delle emergenze" e ficchiamo un po' il naso in quelle emergenze che emergenze non sono in realtà, se non nella mente di chi le crea. Apposta.

 

G8. G10. G12. G14. G16. G20. Mai come nel 2009 si erano viste tante "G". E per ogni Summit, ecco aprirsi la voce "emergenza" a favorire la concretizzazione di opere anche edili, da fare in fretta. E bene. Eh già. Perché persino in Italia, quando i soldi vengono resi disponibili, si riesce a lavorare bene ed in fretta. Ma poi ci sono anche le commemorazioni, gli incontri internazionali, e poi party feste e festicciole. E persino qualche regalo da elargire "urgentemente".

 

Ecco: dell'Inchiesta che vede protagonista anche Guido Bertolaso, oltre a vederne il lato oscuro sessuale, quello in cui l'Italia sembra aver "scoperto d'incanto" l'esistenza della prostituzione dedicata a chi dirige il Paese e pagata coi soliti soldi nostri, ciò che appare aberrante è proprio dover ammettere che, in certi casi la macchina della Nazione fila come un treno, ed in altri, non solo non fila per niente ma anzi: ce la mettono tutta per rallentarne il cammino e per usare tutte le strategie per la migliore speculazione. Che metta tutti a tacere, con le tasche piene e la consapevolezza di aver fatto un nuovo buon affare. Tutti. Cittadini a parte.

 

All'Aquila ci sono ancora le macerie. E' passato quasi un anno. All'Aquila in 20 giorni, si sono fatti lavori dell'altro mondo per allestire il palcoscenico del G8. Hanno costruito strade, edifici e persino creato ex novo un campo da baseball – regolamentare – in onore di Obama. Intanto gli abruzzesi sfollati. Guardavano da lontano dalle loro tende e dalle strade di fango in cui erano costretti a vivere.

 

Si fossero impegnati con la stessa foga e gli stessi soldi ora l'Aquila, magari non sarebbe ricostruita, ma un po' più in ordine e con un inizio di ricostruzione vera magari si.

 

Sull'Italia che privilegia le spese di rappresentanza ai costi urgenti della Nazione, credo non ci sia altro da aggiungere. Attenzione a non far si che l'attenzione venga spostata – sapientemente – da queste realtà ad altre. Ragionare. Sempre. O ti inghiottono il cervello...
 
 
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