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H1N1: il timore collettivo di una ipotesi di malattia

H1N1: il timore collettivo di una ipotesi di malattia
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 05/11/2009

 

Dopo mesi di informazioni terroristiche sull'avvento a livello mondiale della H1N1, chiamata volgarmente "influenza suina". Dopo dibattiti allarmistici sulla sua virulenza e pericolosità per l'incolumità dei cittadini. Dopo aver insomma inoculato nella maggior parte degli esseri umani - tolti quei pochi, magari in Amazzonia, che non si "deliziano" con la televisione - l'allarme rosso da pandemia influenzale aggressiva, ecco che pian piano scema l'allarme e con esso anche la pericolosità dell'ennesimo evento "pandemico" internazionale.

Innanzitutto: ma che cosa significa "pandemia"? Il termine deriva dal Greco pan demos= tutto il popolo, e si riferisce - nel caso appunto di una contaminazione da virus - all'alto numero dei pazienti che contraggono la stessa malattia. Ora ad onor del vero, nel bailamme infernale di dati, informazioni, contro informazioni ad opera degli stessi responsabili della salute in Italia - il vice Ministro Fazio ed il Ministro Sacconi - pochi oggi sono nella condizione di aver compreso qualcosa chiaramente.

Se fino a qualche tempo fa l'ombra oscura di qualcosa di terribile era nell'orizzonte di tutti i cittadini del mondo, oggi c'è un palese dietro-front, a conferma che forse tutto questo allarmismo, è stato più che altro generato da altri motivi, lontani sicuramente dalla salute della gente.

Si è passati infatti dagli appelli a tappeto, alle vaccinazioni "coatte" a livello nazionale, che hanno appassionato medici, scienziati e ministeri, e lasciato terrorizzati milioni di persone, alle contro informazioni tutte tese a sdrammatizzare un dramma creato da chi ora in pratica dice di aver detto un cumulo enorme di inesattezze. La realtà dei numeri conferma che di pandemia nemmeno l'ombra. Ancor oggi, l'ultima influenza stagionale ha mietuto ben 8.500 vittime, contro le poche decine della - eventuale - H1N1.

Ma il terrore si sa, una volta inoculato nell'essere umano diviene più virulento di qualsiasi patologia infettiva, e la gente corre: in farmacia ad acquistare ettolitri di sterilizzanti per le mani (l'amuchina con il vestito della festa) e vagoni di medicamenti comprati al solo scopo di affrontare la malattia nell'ipotetica possibilità di contrarla. E dai medici e negli ospedali: allarmati anche per aver starnutito due volte dopo esser passati in un punto di corrente d'aria che in altre epoche avrebbero lasciato il tempo ...di due starnuti.

Il diktat è: salviamoci dal male che potrebbe venire. "Potrebbe" appunto. Alla faccia della medicina preventiva. Si è giunti al punto che la minaccia di una ipotesi, scardina convinzioni di vite intere ed abitudini centenarie. Oggi, si corre dal medico ed in farmacia per poter curare una eventualità futura di patologia minore.

I numeri di tutto questo, come è ormai noto, sono deliranti: 10 miliardi di euro il volume di affari delle case farmaceutiche creatrici di vaccini e farmaci di cura dell'influenza. ma ancora pochi sanno che sono gli stessi che da anni si utilizzano per le influenze stagionali, come il "Tamiflu" della Roche - venduto da molti anni negli Stati Uniti e recentemente entrato in vendita anche in Italia - che sembra ormai divenuto la panacea di tutti i mali ed il "Relenza" della Glaxo, che come effetto secondario può addirittura peggiorare forme preesistenti di asma o malattie polmonari come il bronco spasmo ostruttivo cronico.
 
Le case farmaceutiche Roche e Glaxo, hanno aumentato ripsettivamente dell'8% e del 5,5% la vendita di questi due farmaci, con evidente aumento del loro volume di affari.

Inoltre, è necessario sapere che questi farmaci non curano la malattia, ma ne attenuano - semmai - i sintomi. Lo stesso OMS più volte ha confermato questo criterio. Ma come poter comprendere qualcosa di reale nell'incalzante e turbinoso sciame di mala informazione? Il seme della paura è stato lanciato nel fertile terreno dei timori umani. I germogli malatiicci ora chiedono medicamento.

Insomma: a quanto sembra l'industria farmaceutica ha ottenuto un grande successo. Farci sentire malati anche quando non lo siamo. Darci la "certezza" che una malattia potrebbe aggredirci. Ed incastrarci nella dinamica dell'acquisto di medicine. Tutto l'anno. Vittime di un concetto ormai astratto di malattia e dei ritorni economici di chi, pur di guadagnare, ammala mentalmente le stesse persone che ne alimentano la ricchezza.

 




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