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Prima di tutto: Cittadini. Il Potere? Viene dopo.

Prima di tutto: Cittadini. Il Potere? Viene dopo.
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 13/07/2009

 
C’è qualcosa che da decenni, non funziona come dovrebbe. E’ un modo di affrontare. Di pensare. Di riflettere. Di parlare. Una condizione prettamente mentale. Che non conduce a progressi. Sfronda le migliori idee. Riduce la partecipazione. E’ quel modo poliedrico di intervenire. Quel dire senza nulla fare. Quel proporre senza alcuna proposta valida. Quel polemizzare senza costrutto. Così, per dare in qualche messaggio alle folle.

 

E’ la Politica. Da ripensare. Riflettere. Re interpretare.

 

Innanzitutto, chiunque – cittadino o politico – dovrebbe iniziare a pensarsi non nella veste socio politica che ricopre, bensì in quella che accomuna tutti, e porterebbe la Comunità a rivedere le situazioni in maniera più trasparente: la condizione – eccezionale – dell’essere cittadini. Tutti lo siamo. A prescindere dalle tendenze politiche. Dal pregresso di vita. Dalla condizione sociale. Dall’appartenenza religiosa.

 

Siamo tutti esattamente uguali. Ma in questo caso specifico, non per un percorso di riconsiderazione dello status sociale. No. E’ una condizione reale, che sta sfuggendo di mano a tutti. Cui bisogna correre dietro per pacificare molte idee ormai divenute strutturali. Presi ognuno, individualmente, subiamo la Società che in qualche modo abbiamo creato. Inconsapevolmente? Anche.

 

Abbiamo tradito l’opinione comune di esistere in quanto solidalmente coesi ad una idea di dignità. Abbiamo tralasciato la realtà di esistere in quanto esseri umani e non particelle di un ingranaggio. Abbiamo lasciato scivolare via il raziocinio, per poi contorcerci tutti nella presa di coscienza di una attualità che ormai, non piace più a nessuno: nemmeno a chi ha giocato imperterrito alla lotteria della distruzione di tutto ciò che possa essere – a buon diritto – ritenuto possibile, lecito e trasparente.

 

Abbiamo trascorso i nostri giorni, tentando di esistere. Mentre tutto intorno giocava a far sparire nell’oscurità totale il più alto numero di persone. Accecava occhi avidi di immagini. Assordava orecchie affamate di informazioni. Rendeva tutto piatto e modestamente reattivo.

 

Ci si è sfamati di scandali. Di voci di corridoio. Di querelle che non ci appartenevano. Di feuilletton degni dei giornali di metà ottocento. Tutto meglio della consapevolezza delle proprie ragioni di cittadini. Orfani di qualsiasi cosa si possa interpretare come reale volontà di pensare a progetti per il Paese che prendessero in seria considerazione gli abitanti. Resi nel frattempo solo mattoni da mettere uno sull’altro in una piramide che prima o poi, sarebbe caduta rovinosamente a terra.

 

Tutto perché? Perché nessuno è stato più in grado di pensarsi come Cittadino. E nessun cittadino ha mai preteso che chi governa il Paese - ora di sinistra ora di destra – guardasse a se stesso non come un individuo staccato di vari punti rispetto alla platea, bensì parte integrante della nazione che andava a governare.

 

Cittadini. Prima di ogni altra cosa. Per poi poter fare politica. Ad un livello e da una prospettiva totalmente diversa da quella che si è contribuito a creare. Non “padroni” del Paese. Semmai Gestori, per il tempo consentito dalla stessa Legge. E ove la gestione di turno non confortava le necessità della nazione, sarebbe stato forse necessario, non tanto gettar giù dalla torre chi avesse sbagliato. Semmai fermarsi e riflettere sugli errori commessi. E rivedere insieme, Istituzioni e cittadinanza, le falle da ristrutturare.

 

Invece no. Abbiamo lasciato fare l’enorme lavoro di gestire una nazione intera, a poche persone. Che magari, prese singolarmente hanno tutte idee più o meno buone. Innovative. Speciali. Ma che, se lasciate a se stesse negli ambienti di potere dove è possibile sbagliare in quanto umano, ecco che le stesse persone si aggregano anche ad un Sistema che reitera gli stessi errori.

 

Più nessuno fa Politica per il Paese. La politica si fa per i Partiti. Ed è questa la falla che si dovrebbe ricucire. Ripensare il proprio ruolo primario. Non confondersi di potere a basso costo. Decidere di dare una svolta alla tendenza, ormai palesata a tutto tondo, di voler solo ed esclusivamente mantenere il più a lungo possibile un potere assoluto.

 

E questo Potere, servito su un piatto d’oro da tutti, continua a far si che la realtà delle cose appaia di molto offuscata, se vista da un livello tanto alto da togliere persino la vista.

 

Torniamo ad esser tutti – prioritariamente - Cittadini. I titoli, lasciamoli per le ore di lavoro. Per la politica, è tempo di fare un passo indietro.

 

 

 

 

 




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Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
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