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Parametri di Sicurezza: ma li conosciamo tutti?

Parametri di Sicurezza: ma li conosciamo tutti?
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 09/06/2009

 

Il concetto di Sicurezza, è radicato nel codice genetico umano. L'Essere discerne fondamentalmente fra ciò che è sicuro e cosa non lo è. E se un tempo la Sicurezza passava per ambiti diversi da quella attuale, considerando ad esempio l'alta mortalità per malattie che non trovavano cura, per epidemie che oggi sono debellate grazie all'evoluzione della Scienza medica o per carestie che decimavano in un attimo popolazioni intere, oggi ci si ritrova ad affrontare nuove tipologie di insicurezza, figlie della Società dello sviluppo.

 

Oggi si viaggia molto, ed i mezzi che utilizziamo sono, da un lato l'espressione di uno sviluppo tecnologico che non conosce più limiti ne frontiere, dall'altro una condizione di degrado per quanto riguarda una sovente tendenza a non effettuare quei controlli tecnici di rito che garantirebbero una maggiore sicurezza durante i trasferimenti.

 

Così, mettiamo le nostre vite in mano a piloti sicuramente preparati, ma che sempre più spesso devono non solo guidare ma anche essere in grado si domare veicoli che presentano i segni del tempo e della cattiva manutenzione. Nel caso degli aeroplani di linea, in special modo nell'ultima manciata di anni, basta seguire la cronaca nazionale per rendersi contro che, quasi quotidianamente, molti aeromobili vengono riportati alla base per problemi tecnici. In qualche modo, dopo l'evoluzione instancabile a partire dall'inizio del secolo scorso, che ha consentito la creazione di modelli sempre più innovativi in campo aeronautico, molte compagnie si ritrovano ai nostri giorni con flotte che andrebbero se non ricambiate in todo, almeno ristrutturate e con continui controlli da parte degli staff tecnici. La sicurezza in questo ambito, passa sempre e comunque da una serie di protocolli di sicurezza che purtroppo, non vengono eseguiti per abbattere al massimo i costi di gestione.

 

Ma la sicurezza sui trasporti, passa anche dalle flotte navali pubbliche: basti ricordare l'ultimo incidente che ha visto protagonisti attoniti e spaventati passeggeri di un traghetto che ha ceduto al tempo ed all'incuria, esplodendo in un incendio che fortunatamente non ha sortito vittime, ma che ha puntato la luce ed un dito di colpa contro la messa in sicurezza di un mezzo che quotidianamente sposta da una riva all'altra del paese una moltitudine di persone.

 

La sicurezza poi, passa anche dalla condizione dei manti stradali. Lo scandalo evidente che è palesato dalle strade centrali e periferiche di tutte le grandi città italiane, è sotto gli occhi di tutti: cittadini e stranieri in visita. Piuttosto che di manto stradale, si dovrebbe parlare di voragini, macerie nell'ordinamento delle amministrazioni che, sempre più colpite da disavanzi in bilancio, utilizzano i finanziamenti a disposizione in altri ambiti, chiudendo gli occhi sullo stato delle vie e dei marciapiedi.

 

Considerando ad esempio, l'alto numero dei due ruote presenti ormai in ogni città, è semplice tirare una serie di conclusioni. Sicurezza, anche in questo caso, è una parola che diviene forte, perché perde ogni connotazione reale e si disperde fra i numeri degli incidenti – spesso mortali – causati per…una buca concreta nel Sistema amministrativo.

 

E che dire della ormai annosa questione della sicurezza sul lavoro? I calcoli statistici fanno rabbrividire. Annualmente, circa un milione e mezzo di persone trovano la morte nei posti di lavoro, normalmente in ambienti di cantieri ed industrie chimiche, e non certo perché non esistano normative in essere su questo tema: "semplicemente" le stesse non vengono spesso messe in atto "grazie" alla scarsità dei controlli posti in essere. Un genocidio di Stato dalle proporzioni enormi, per cui non sembra trovarsi soluzione.

 

Ogni giorno, statistiche alla mano, sono quattro i morti sul lavoro. In qualche modo, nessuno mette mano a questo terribile comparto che parla di un dissesto nel piano strategico del nostro Sistema socio economico. Forse, ci si sente forti delle normative in essere, ma si continuano a chiudere gli occhi sull'iniqua cifra delle verifiche di attuazione.

 

E poi, ci sono i morti da Sistema Sanitario Nazionale. Peccato che nessuno dia mai numeri su questo che eppure è una realtà sconcertante nel nostro Paese ma non solo. Morire di attese in Italia è all'ordine del giorno. Mesi o addirittura anni per accedere a controlli ed analisi mediche di vario tipo. E quando questi controlli sono da abbinare a persone che vengono colpite da malattie gravi, il Sistema Sanitario non fa alcuna eccezione: se vuoi accedere al servizio sanitario nazionale, o aspetti il tuo turno o muori.

 

Non migliora – anzi – la situazione per quanto riguarda le malattie rare. Ogni anno, persone che hanno avuto la disgrazia di subire nel proprio organismo l'affronto di una anomalia poco conosciuta, può solo giungere le mani e pregare il suo Dio che qualcuno si occupi di sperimentare forme di cura. In realtà, le grandi industrie farmaceutiche, sono poco interessate alla ricerca e creazione di farmaci che non aumenterebbero di molto i loro introiti economici. Come dire: non perdiamo tempo a creare nuovi medicamenti per un migliaio al massimo di persone. Aberrante nella sua cinica realtà.

 

E dalla sicurezza per la propria salute, passiamo oltre ed andiamo nel comparto speciale delle aggressioni. Speciale si, perché in realtà la campagna sicurezza operata in special modo negli ultimi mesi nel nostro Paese, ha palesemente dirottato l'attenzione della cittadinanza su questa tipologia di insicurezza, mettendo completamente dietro le quinte, i settori di cui sopra, considerati forse più un fallimento del Sistema che ambiti da prendere in seria considerazione. Così, sfruttando un andamento Italiano, che in qualche modo era stato pienamente accettato da tutti i governi degli ultimi decenni, l'insicurezza italiana ha trovato come protagonisti gli extracomunitari, nella loro condizione di clandestinità.

 

E giù, con campagne di volta in volta sempre più pressanti. Giù con i Media nazionali a dare quotidianamente il "bollettino dello stupro ad opera di extracomunitari di varie etnie". Il primo trimestre del 2009, è stato un'ecatombe, in questo senso. Dopo un periodo di "trattamento decisivo", l'Italia si è ritrovata d'un tratto non solo fortemente razzista, ma ha iniziato a spostare l'attenzione sull'insicurezza solo ed esclusivamente sul comparto della presenza degli extracomunitari sul nostro territorio.

 

Per non parlare poi, della sicurezza degli stabili ad uso a abitativo, che in Italia già da anni, mostra le ferite e le offese di una metodica costruttiva atta più a risicare sulle spese e ad avvantaggiarsi prendendo a piene mani denaro che eccede rispetto agli stessi appalti confermati: l'Abruzzo è l'ultimo – in ordine di tempo – esempio di come la sicurezza non passa mai nella priorità di chi dovrebbe occuparsene.

 

Oltre alle persone che hanno trovato la morte sotto le macerie di strutture bacate all'origine, questa volta si è creata l'atroce consapevolezza di come a nessuna latitudine della nostra nazione gli edifici sono stati strutturati seguendo le norme antisismiche, in un Paese che di sisma in sisma ha scoperchiato il pentolone degli scandali edilizi e degli appalti facili ad imprese che poco hanno di sicuro, se non la tendenza all'accumulo di denaro.

 

Ad oggi, con chiunque si parli di sicurezza, nessuno discute di malattie non curate, strade sbrindellate, finanziamenti tagliati alle Istituzioni e compagnie di trasporto pubbliche che non effettuano manutenzioni ai loro mezzi di trasporto. No, l'italiano medio sciorina tutta una serie di convinzioni su come il nostro Paese troverà sicurezza per la cittadinanza eradicando del tutto la presenza multietnica.

 

Nel frattempo, anche oggi le quattro persone – come da statistiche correnti hanno trovato a morte in qualche cantiere. Qualche aereo cederà allo sconforto di non esser stato manuteso come codice di procedura comanda. Qualcuno "potrebbe" cadere da un ponte e qualcun altro trovare la morte per mancanza di terapie alla propria crudele malattia. Qualcuno sarà aggredito e derubato: poco importa da chi. Tanto, l'unica cosa che si continua a fare, è stare a guardare impassibili e passivi.

 

Se le coscienze di chi dovrebbe garantirci una Vita basata sull'impegno di tutti, a non trasgredire regole di comportamento e strutturali, non progredirà verso una visione globale di sicurezza, non ne usciremo illesi. In tutti i sensi. E' Dovere degli essere Umani, controllare che tutto venga messo in atto a garanzia di esistenza. Ma se gli stessi esseri umani, continuano a nuotare in acque torbide, senza provare mai ad utilizzare il bene dell'intelletto che li porti ad uscir fuori da quelle stesse acque, chiedendo a gran voce un bel depuratore, nessuno – credetemi – nessuno, si fermerà a riflettere. E pensare seriamente a dare di nuovo il giusto senso ad una parola – sicurezza - che si perde ormai nelle pieghe della contraddizione e nella millantazione dell'accezione originaria.

 

Di questo, possiamo essere sicuri.

 




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GERENZA: Gli Scomunicati - L'informazione per chi non ha paura e chi ne ha troppa - PluriSet timanale nazionale - Reg. Tribunale di Roma N° 3 del 21 Gennaio 2014
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