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"Ho scritto questo libro accidentalmente; così come, del resto, accidentale è stato il mio viaggio in Giappone, dove mia moglie, cultrice di lingua e letteratura nipponiche, era stata invitata a lavorare, all' Università di Sendai , nel Nord del Paese. Ma diversamente da lei, non nutrivo alcun interesse specifico per il Sol Levante: anzi, lo concepivo secondo il noto luogo comune del Paese più occidentalizzato dell' Oriente. Invece, vivendoci a lungo, ho constatato che il Giappone , terra d' antichissima cultura, s' è senz'altro modernizzato, nel secolo e mezzo trascorso dalla seconda "Restaurazione Mejii" ( la dinastia imperiale che a metà dell' Ottocento, non senza forti resistenze interne, avviò la modernizzazione del Paese, con un processo di crescita finanziaria e industriale analogo, per certi versi, a quello della Germania di Bismarck, N.d.R.). Ma non s'è mai occidentalizzato: restando, anzi, un luogo affascinante dove nulla è originario, ma tutto è originale, inconfondibilmente giapponese".
Alla Casa delle Letterature di Roma, nel cuore del centro storico, Francesco Lizzani, scrittore, attualmente docente di italiano alla Tohoku University di Sendai, spiega così la genesi del suo "La quindicesima roccia- Stazioni di un viaggio in Giappone": di cui Aracne, casa editrice di tendenza, fortemente versata nei temi dell'innovazione, ha pubblicato ultimamente la seconda edizione. E Giorgio Amitrano, docente di Lingua, cultura e letteratura giapponese moderna e contemporanea all' Università di Napoli "L' Orientale", traduttore in italiano di Banana Yoshimoto e Haruki Murakami: "Due sono i possibili livelli di lettura di questo libro. Nel primo, Lizzani cerca di trasmettere la sua visione del sapere, dopo l' incontro col Giappone. Nel secondo, che poi è la parte più bella, ci spiega la sua scoperta di questo Paese aldilà di filtri e condizionamenti occidentali. E verso la fine del libro, ecco superato, in gran parte, quel dualismo culturale Occidente-Giappone che domina fortemente, invece, la prima parte". "Lizzani – osserva Maria Grazia Marchianò, docente ordinario di Estetica e supplente di Storia e civiltà dell' Estemo Oriente alla "Sapienza" – è, direi, uno scrittore nato, innamorato dell' Occidente di Platone e Cartesio, Leopardi e Einstein. Però, pur non rinunciando a questa prospettiva, alla consapevolezza delle nostre radici culturali, scoprendo il Giappone l'ha liberata da un pregiudizio che la deformava, dall'idea, insomma, d'una sorta di destino speciale dell' Occidente, fondante tutto l'edificio della nostra conoscenza "per cause", e del nostro sviluppo storico. Il suo viaggio, così, descritto in stile da grande reportage, nasconde allegoricamente, dantescamente, un secondo viaggio, più interiore e spirituale: quasi un Purgatorio della sua anima che faticosamente, nel confronto appunto con un'altra cultura, cerca la sua identità, che ancora stentava ad emergere". |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 26/12/2024 17:51:06 |
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