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Il futuro degli italiani tra tasse sulle merendine e incompetenza generale

Il futuro degli italiani tra tasse sulle merendine e incompetenza generale
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 25/09/2019

Se il precedente governo Conte aveva scontentato molti, il bis non sembra avviarsi nelle migliori disposizioni. Tra le misure economiche che stanno tenendo insonni molti utenti dei social web, va sicuramente annoverata la tassa sulle merendine e sulle bevande zuccherate e gassate per sostenere il comprarto dell'istruzione pubblica. L’idea, del neo designato Ministro dell’Istruzione Fioramnonti, è talmente bislacca da non aver incontrato nemmeno il favore del neo ministro degli esteri Di Maio, precedentemente titolare del dicastero delle Politiche Economiche.

Diciamola tutta: è un’idea del cavolo. Ma come può saltare in mente di aumentare il costo delle merende confezionate, facendo quindi vacillare un po’ di più i bilanci familiari? Non solo: cosa ci azzecca questa sorta di multa ai genitori, con il sostegno economico al settore dell’istruzione. Semmai, ammesso che la trovata fosse persino condivisibile, e non lo è, gli introiti dovrebbero essere trasferiti al Ministero della Sanità, visto che ovunque questa tassa sia stata imposta, vedi altre nazioni europee, il suo scopo è quello di incentivare un’alimentazione più sana.

Al di là di queste considerazioni, sembra che nella maggior parte degli istituti scolastici, quelli carenti di mensa o che per varie ragioni, in certi periodi, non hanno la mensa funzionante, si imponga ai genitori l’acquisto di merendine confezionate.

Fermi tutti! Stando così le cose  il dubbio non può non arrivare. Cosa sarebbe, una sorta di strambo sostegno occulto alle industrie produttrici di merende confezionate? Un accordo tra dette industrie e il governo? Altrimenti non si spiega.

Oltre ciò, faccio notare un altro elemento sostanziale. La popolazione civile ha appreso con indignazione di questa proposta. Ti credo! Da parte del novello ministro dell’Istruzione, ma non solo, arrivano insegnamenti di basso rango sulle buone merende di una volta, pane, olio e sale, pane e pomodoro, la torta fatta in casa, che bontà…

Ma a parte il fatto che, come già accennato, sono poi le scuole a obbligare l’acquisto delle più voluttuose merende confezionate con tutto quel ben di Dio di chimica e coloranti, ce li vedete voi mamma e papà, alla sera o di buon mattino, mettersi a preparare una sana merenda all’italiana, con olio extra vergine di oliva, l’origano dei nostri campi – infettati di ogni mal di Dio – e un pizzico appena di sale? Ma non diciamo castronerie!

Se a questa trovata col botto, uniamo le dichiarazioni della neo nominata vice ministro all’economia, ormai famosa per gaffe e incompetenza Laura Castelli, prepariamoci a un autunno e un inverno terribili. La Castelli, dal cui curriculum si evince solo una breve esperienza all’interno di un CAF e quella come addetta alla sicurezza nello Stadio San Paolo di Torino,  lo scorso anno fece confusione sul criterio di No Profit. Ecco l’eccellente dichiarazione in merito al raddoppio dell’Ires alle realtà non profit: «È giusto: se sei del terzo settore "enti ecclesiastici e non" si presuppone che tu non faccia utili visto che sei senza scopo di lucro. Noi tassiamo i profitti delle no profit mica tassiamo i soldi della beneficenza!».

Brava Laura Castelli, una gran bella figura davvero. Non essere in grado di distinguere tra "non realizzare profitti" e "non distribuire profitti" ha permesso di poter sedere sulla poltrona di vice ministro dell’economia. Che scemi siamo, noi che abbiamo sempre pensato di dover dimostrare di essere competenti, in special modo se chiamati a ricoprire ruoli di responsabilità.

Attenzione però, perché siamo in odore di Legge di Bilancio. Considerando la precedente, attraverso la quale il governo Conte 1 è stato in grado di inserire il deficit in bilancio per tirar su soldi allo scopo di finanziare il reddito di cittadinanza, non è improbabile che la stessa corbelleria sarà fatta nuovamente. Draghi ha già dettp cosa pensa: niente deficit in bilancio, niente tasse sulle merendine bensì riforme di ampio respiro, velocizzare i tempi della giustizia - questo attrarebbe investitori - e maggior investimenti su ricera e istruzione.

I nostri eccelsi esperti al governo, saranno tanto umili da prendere in considerazione i buoni consigli? ma la domanda prioritaria è: il popolo italiano sarà in grado, finalmente, di comprendere in quale baratro siamo caduti?

Dallo studio è tutto, linea alla regia… Non trovo altro da aggiungere, davvero.

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Data:10/08/2013
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