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Speculatori e “fili spinati”

Speculatori e “fili spinati”
Autore: Alberto B. Mariantoni
Data: 19/09/2008

Rallegriamoci, compiacciamoci… Il Liberismo globalista-mondialista continua, ogni giorno di più, a farci ampiamente beneficiare dei suoi infiniti e proverbiali "successi"!

In altre parole… Quando le Banche, le Società finanziarie, le Compagnie assicurative, le Casse pensioni dei Paesi industrializzati traggono profitto dalle speculazioni che esse stesse organizzano sui diversi mercati borsistici, va tutto bene: queste ultime, infatti, come è giusto che sia (così, almeno ci hanno detto…), incamerano egoisticamente la totalità di quei guadagni e, senza curarsi di avvertirci o di informarci (né tanto meno proporci di spartire qualche briciola dei loro profitti), se li vanno a sciupare o a capitalizzare, alla faccia nostra, dove meglio pensano o credono. Quando, invece, i suddetti ed improvvisati "giocatori di pocker" sbagliano i calcoli delle loro speculazioni, perdono cifre astronomiche (soltanto nell'ultima settimana, sono riusciti a "bruciare", nel nulla, all'incirca 3.600 miliardi di dollari!) e rischiano di "affogare" le loro imprese nell'indicibile ed inestricabile palude delle loro stesse contraddizioni economiche, socializzano le loro passività.

Secondo la prassi liberista, infatti, spetta a noi – gli ignari ed ineccepibili contribuenti delle società occidentali – con i miseri proventi dei nostri supersudati e quotidiani sacrifici, di colmare ogni volta i loro disavanzi e di addossarci ugualmente il costo delle recessioni economiche che essi stessi continuano a generare. Il tutto, chiaramente, a colpi di miliardi di dollari, gentilmente concessi ed elargiti – in nome e per conto delle nostre tasche (ma a cui nessuno chiede mai un formale consenso…) – dai soggettivi ed arbitrari interventi delle Banche Centrali dei nostri Paesi!

E' quello che sta avvenendo, purtroppo (o fortunatamente?), in questi, giorni, per l'ennesima e drammatica volta, sulle piazze finanziarie del mondo intero.

Eppure, se ben ricordo, dall'epoca d'Adam Smith (1723-1790) ai nostri giorni, gli assertori, i patrocinatori, i sostenitori ed i favoreggiatori della visione liberal-liberista della vita e della Storia – nonostante i catastrofici e reiterati flop delle loro teorie (1852-1890; 1911-1915; 1920-1929; 1988-1991; 1993-1999/2001) – ci avevano senz'altro assicurato e garantito che:

"Nel campo economico esiste un ordine naturale che tende ad organizzarsi spontaneamente, purché gli individui siano lasciati liberi di agire, ispirandosi ai loro propri interessi;

quest'ordine naturale, è il migliore, il più capace di assicurare la prosperità delle Nazioni; è superiore a qualsiasi altro ordinamento artificiale che si potrebbe ottenere attraverso l'impiego di leggi umane;

non esiste nessun antagonismo ma, armonia tra i diversi interessi individuali, e l'interesse generale concorda ugualmente con gli interessi individuali. Questa armonia, forma l'essenza stessa dell'ordine naturale" (Paul Reboud, Précis d'Economie Politique, Tome 1er, Dalloz, Paris, 1939, pag. 52).

Sempre se la memoria non mi fa difetto, nel corso degli ultimi 232 anni, i suddetti "signori" sono altresì riusciti a farci credere che gli Stati (cioè, le strutture politico-giuridico-amministrative che i Popoli-Nazione del mondo hanno scelto, nel tempo, per cercare di potersi auto-governare) non dovevano, in nessun caso, interessarsi di finanza, né di economia. In questi termini:

- "Stati: lasciate fare, lasciate passare... Non intervenite in economia, poiché grazie ai meccanismi fortuiti delle sue leggi, si realizza sempre un'armonia tra gli interessi particolari e l'interesse generale" (Adam Smith, La recherche sur la nature et les causes de la richesse des Nations (1776) / Coll. "Idées", Gallimard, Paris, 1976).

Ora, visto che gli Stati li fanno comunque intervenire, converrete con me che, tra la teoria e la pratica del Liberal-Liberismo, esiste, quanto meno, un grosso problema.

Che dire, infatti, della famosa "mano invisibile" di Smith?

Quella "mano", infatti – dopo tutte le volte che, dal 1776 ad oggi, ci ha costantemente ed impunemente rapinato (senza contare le guerre che ci ha obbligato a fare… ) – non vi sembra che, nella sua pratica quotidiana, rassomigli molto di più ad uno ben studiato ed "oleato" marchingegno di depredazione collettiva per scopi privati che allo spontaneo e naturale meccanismo di armonia dei mercati, sistematicamente vantato e descritto dai fautori di questa flagrante impostura?

Come mai, mi domando: per cercare di continuare a pagare le pensioni di chi ha lavorato per tutta la sua vita; per salvare Alitalia dal fallimento; per rilanciare la produzione ed il pieno impiego dei Paesi dell'Unione europea; per dare una mano ai milioni e milioni di disoccupati delle nostre Nazioni ed a tutti coloro che, all'interno delle nostre società, non arrivano più nemmeno al 15 del mese per tentare di riuscire a sopravvivere e/o potersi nutrire correttamente, i nostri Stati continuano a farci credere che non sono in grado di poter trovare i soldi necessari? Mentre per tentare di risanare qualche irrilevante frazione delle incolmabili voragini di bilancio di una serie di imprese commercialmente truffaldine (come Fanny Mae, Freddy Mac, American International Group, ecc.), la Federal Reserve degli Stati Uniti – con un intervento diretto di 126 miliardi di dollari ed il fulmineo, coinvolgente e concertato concorso del Tesoro Americano (che, negli ultimi mesi, ha già iniettato sul mercato più di 1.000 miliardi di dollari di liquidità!), della Banca Centrale Giapponese (43 miliardi di dollari), della Banca Centrale Europea (28 miliardi di dollari), della Banca d'Inghilterra (10 miliardi di dollari), della Banca Centrale del Canada (8 miliardi di dollari) e della Banca Nazionale Svizzera (7 miliardi di dollari) – riesce rapidamente e facilmente a sbloccare e rendere disponibili all'incirca 222 miliardi di dollari?

Questo, naturalmente, senza prendere in conto:

le centinaia di miliardi di dollari che i medesimi Istituti di credito hanno già travasato invano, dal mese di Febbraio scorso ad oggi, nel "buco nero" dell'annosa ed incontrollabile bolla dei sub-primes stutunitensi ed in quella, non meno funesta ed incoercibile, dell'allegra e sregolata titolarizzazione (sempre statunitense…) di crediti inesigibili e/o di debiti di clienti dichiaratamente insolvibili;

i miliardi di sterline che la Gran Bretagna ha già impiegato, senza l'accordo dei suoi cittadini, per nazionalizzare (sic!) la banca Northern Rock e/o per "invogliare" il Lloyds TSB Group di Londra a salvare in extremis dall'inevitabile bancarotta l'HBOS, uno degli ex più quotati e conosciuti gruppi bancari ed assicurativi del Regno Unito;

i miliardi di euro a fondo perduto che la Repubblica Federale tedesca, sempre all'insaputa dei suoi amministrati, ha già iniettato, per ben tre volte, negli ultimi mesi, nel "pozzo di San Patrizio" delle casse della IKB Deutsche Industriebank AG di Düsseldorf/Berlino.

Chi pagherà, alla fine – si domanda, ingenuo ed angosciato, l'uomo della strada – l'insieme dei suddetti esborsi pubblici?

Inutile chiederselo: come al solito, pantalone Cioè, noi!

E Dominique Strauss-Kahn, il noto giudeo e socialista francese, nonché attuale Direttore del Fondo monetario internazionale (FMI), non sembra affatto imbarazzato a dovercelo ufficialmente ricordare e confermare: "La collettività nel suo insieme" – ha tenuto recentemente a sottolineare… – potrebbe dover "farsi carico" del costo della lotta per evitare un fallimento del sistema bancario (http://www.swissinfo.ch/ita/prima_pagina/Nessun_aiuto_dallo_Stato_per_le_banche.html?siteSect=105&sid=8888561&cKey=1206526727000&ty=st).

Allora che fare, per avere una qualunque chance di non farci personalmente coinvolgere nell'impoverimento generalizzato che sembra fatalmente minacciarci?

Considerata la "spada di Damocle" che sta per calare sopra le nostre teste, credo che, per il momento, non ci resti nient'altro da fare – per cercare di anticipare il futuro e sperare di non farci più considerare degli incurabili e consenzienti idioti – che incominciare, anche noi, a praticare la disinvolta e lucrosa attività della speculazione di borsa: iniziando, ad esempio, sin da oggi, ad investire i pochi euro che ancora ci restano in tasca (e prima che i nostri Stati riescano a defraudarceli, con qualche tassa supplementare…), nei semplici valori azionari (in questo momento, sicuramente a buon mercato!) di qualche fabbrica di fili spinati.

Non è escluso, infatti, che con "l'aria che tira", nei prossimi mesi, quegli antiquati ed apparentemente insignificanti ed improduttivi "accessori" possano pure ritornare di moda ed il loro prezzo, di conseguenza, salire inevitabilmente fino alle stelle!




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